Il parere di Retelit

Risponde Michela Capponi, Government Innovation Director di Retelit Group

Autore: Redazione ImpresaCity

In base alla vostra esperienza sul mercato, come pensate abbia reagito la PA al repentino mutamento di scenario?
 Il 2020 è stato un anno caratterizzato da un’esperienza totalizzante e inaspettata che in qualche modo ha costretto tutti - privati cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni - a un improvviso cambio di passo. La pandemia ha spinto in particolare la Pubblica Amministrazione ad accelerare un processo di trasformazione digitale già in atto ma che purtroppo non ha ancora prodotto i risultati sperati, come attestato anche quest’anno dal Digital Economy and Society Index (DESI).Quello a cui abbiamo assistito è stato uno sforzo imponente che ha riguardato in primis il massiccio ricorso allo smart working, con tutto quello che questo comporta in termini di strumenti, piattaforme ma anche di competenze e organizzazione del lavoro, e in secondo luogo la necessità di ripensare la comunicazione della PA, mettendo a disposizione di cittadini e imprese nuovi strumenti per accedere ai servizi pubblici da remoto. Da parte nostra abbiamo cercato di accompagnare questo sforzo con senso di responsabilità e competenza. Grazie al multicloud certificato AgID e alle nostre piattaforme abbiamo supportato il passaggio allo smart working dei nostri oltre 1000 clienti tra amministrazioni centrali e locali; abbiamo reso a nostra volta smart tutte le attività di training e consulenza e, grazie alle nostre piattaforme, abbiamo potuto supportare a tempo di record quei comuni che hanno scelto di gestire on line alcune procedure fondamentali, come per esempio le domande per i Buoni Spesa Alimentari. Abbiamo infine avviato la campagna di solidarietà digitale “iorestoacasa” per l'utilizzo gratuito da parte di numerosi enti dei sistemi cloud di videoconferenza e collaborazione dei nostri partner di riferimento.

Quali vedete come sfide prioritarie per la Pubblica Amministrazione centrale e locale per il 2021?
Le novità previste per il 2021 mirano a cambiare radicalmente il rapporto tra cittadini e PA, in un'ottica di massima semplificazione, diffusione della cultura dell’innovazione e definitivo superamento del divario digitale. I servizi pubblici dovranno diventare fruibili attraverso lo smartphone e tramite lo SPID che diventa finalmente obbligatorio. L’App IO in particolare dovrà diventare il punto di accesso unico ai servizi pubblici digitali, permettendo ai cittadini di gestire operazioni in modo rapido, puntuale e sicuro, garantendo finalmente piena interoperabilità tra tutti gli enti. Dovrà finalmente nascere anche nel mondo della PA una strategia di comunicazione multicanale e proattiva, attenta alla semplificazione dei linguaggi e ispirata a quel concetto di Customer Experience che per troppo tempo è stato appannaggio del mondo privato e che invece deve entrare appieno nel vocabolario della pubblica amministrazione. Non solo strumenti e piattaforme, quindi, ma soprattutto un nuovo modo di concepire e “disegnare” i servizi pubblici per renderli davvero accessibili e alla portata di tutti.  

Quali sono i principali elementi che possono differenziare nel nuovo scenario le esigenze della PA rispetto al comparto privato? 
La transizione digitale passa attraverso la cultura dell’innovazione, ossia la predisposizione della pubblica amministrazione a utilizzare nuovi approcci e nuove tecnologie per rispondere alle sfide della nostra società in molteplici campi, dalla mobilità alla telemedicina. Molto positiva in questo senso la norma che introduce il “diritto a innovare”, derogando a regole che imbrigliano il futuro in scelte tecnologiche o di modelli di business del passato. In questo scenario sarà essenziale per le PA potersi rivolgere a partner affidabili in grado di fornire non solo un supporto qualificato rispetto alle tecnologie da adottare, ma anche una conoscenza “verticale” del settore e del territorio in cui si è chiamati a operare, perché le esigenze variano anche significativamente tra le varie PA. Da tre anni a questa parte molte realtà hanno cominciato a introdurre cambiamenti importanti; siamo convinti che ci sia ancora tanto da fare e che l’esperienza di “digitalizzazione forzata” durante l’emergenza Covid abbia contribuito e contribuirà a comprendere profondamente quanto il passaggio alla piena digitalizzazione possa rendere più snelle e flessibili le procedure e i processi di un settore, quello pubblico, spesso ancora troppo legato a logiche legacy. 
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Speciale Pubblica Amministrazione

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