Le cattive pratiche influenzano negativamente l’adozione del cloud

Uno studio di Coleman Parkes, commissionato da Oracle, rileva che complessità e scarsa esperienza rallentano la diffusione dei servizi esternalizzati.

Autore: Redazione ImpresaCity

Il costo dell’integrazione dei servizi cloud viene percepito ancora troppo alto per le imprese. Secondo uno studio realizzato da Coleman Parkes per Oracle, la resistenza all’esternalizzazione di dati e applicazioni sarebbe dovuta al fatto che il 60% delle spese informatiche globali sono ancora pilotate dai servizi operativi.
Un terzo del campione selezionato (600 manager di aziende da 1.000 a 5.000 dipendenti dell’area Emea) ritiene che la propria azienda difetti ancora di una cultura sufficiente a una corretta adozione del cloud. Una percentuale analoga punta il dito su budget ritenuti inadeguati, soprattutto perché non ci sono legami specifici con il volume d’affari impattato dal cambiamento di paradigma o con l’avvio di progetti innovativi. Fra i Cio, poi, permane la convinzione che le modalità di distribuzione delle risorse economiche per l’It limiti l’innovazione.
Un nuovo modello di organizzazione del budget consentirebbe alle imprese di accelerare il ricorso a servizi cloud (72% del campione) e di ridurre i costi globali, attraverso una miglior condivisione (70%). La complessità su questo fronte deriva in una certa misura dalla cosiddetta shadow It, ovvero la tecnologia acquistata e utilizzata fuori dal controllo dell’It. In questo modo, lievitano i costi di integrazione (per il 39% degli intervistati), mentre il 54% nota come l’attuale organizzazione si fondi, tra l’altro, sulla circolazione unicamente interna dei dati.

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