VMware si prepara a una fase di mutazione

vSphere produce già oggi solo il 40% del volume d'affari, ma la percentuale è destinata ancora a scendere. Mobility e cloud al centro dei prossimi sviluppi.

Autore: Roberto Bonino

I prodotti di virtualizzazione sono ormai arrivati alla fase di maturità. Una società come VMware, leader consolidato nel comparto, non può che prenderne atto e provare a guardare avanti: "Ciò che definiamo core business, ovvero in sostanza la piattaforma vSphere, produce già oggi solo il 40% del nostro giro d'affari - ammette Alberto Bullani, country manager di VMware Italia - ma le aree che vanno meglio sono quelle legate alle offerte Nsx, Vsan e mobility. È un fenomeno che registriamo anche nel nostro paese, dove nel 2015 siamo cresciuti del 16%, con un risultato che ci pone al secondo posto in tutta Europa".
Inevitabile, dunque, che la maggior parte delle evoluzioni in corso stiano creando la via per un futuro della società che potrebbe rappresentare un cambio di rotta anche significativo rispetto a quanto realizzato in questi anni. Un segno di realismo, per esempio, appare la recente decisione di estendere le capacità della piattaforma di virtualizzazione delle reti Nsx ai più noti cloud pubblici, a partire da Amazon Web Services e Azure. L'azienda, di fatto, ha preso atto di non avere la sufficiente forza d'urto per contrastare i colossi del comparto e, invece, ora punta a far sì che Nsx funga da canale di scambio sicuro fra i clienti e gli ambienti cloud: "Le reti e lo storage virtualizzati costituiscono, accanto ai classici server, l'ossatura del software-defined data center - conferma Rodolfo Rotondo, business solution strategist Semea -. Le nostre tecnologie intendono supportare le aziende nei processi di innovazione, per renderli più rapide e flessibili in modo da cogliere meglio le opportunità create sul mercato. La possibilità di utilizzare componenti infrastrutturali in base alle necessità, la containerizzazione o l'allineamento fra cloud privato e pubblico sono elementi sui quali continueremo a investire". 

Aperture sul fronte della mobility

Anche la mobility fa parte di questo scenario in evoluzione. Al recente Mobile World Congress di Barcellona, VMware ha annunciato la creazione della comunità AppConfig, in partnership con Ibm, MobileIron e Jamf Software. Obiettivo è definire un approccio comune per la configurazione e la sicurezza delle applicazioni aziendali, basate sugli standard nativi dei sistemi operativi, evitando il ricorso a meccanismi di protezione delle applicazioni mobili specifici degli strumenti di Enterprise Mobility Management (Emm), come l'incapsulamento o il ricorso a librerie proprietarie per la compilazione.Dal punto di vista dell’offerta, la più recente evoluzione è Workspace One, presentata come una piattaforma unificata per implementare spazi di lavoro digitali. Secondo lo specialista di virtualizzazione, questo strumento è stato progettato in modo user-friendly e consente di gestire la mobility in modo flessibile.
Workspace One supporto qualunque tipo di sistema operativo, applicazione o servizio. Anche la gestione degli accessi e delle identità è unificata. Al proprio interno, si trova anche la funzionalità di single sign-on, che propone per i dipendenti una chiave d'accesso in generale a uno store di applicazioni enterprise personalizzato. In questo modo, è possibile sottoscrivere qualunque tipo di app mobile, servizio cloud o programma Windows."La soluzione rappresenta il primo esempio di integrazione vera e totale con il know-how di AirWatch - sottolinea Marenza Altieri-Douglas, Enterprise account executive di VMware AirWatch - e l'utilizzo del single sign-on per l'accesso univoco alla rete aziendale inserito anche nella versione 8.3 del prodotto Emm rappresenta un altro passo avanti nella stessa direzione". 

La conferma diretta dell’utenza italiana

La strada evolutiva intrapresa dal leader della virtualizzazione trova conferma anche nel percorso di un cliente storico come Banca Popolare di Sondrio: "Negli anni recenti, abbiamo portato a termine importanti investimenti infrastrutturali per ridurre i costi di gestione - conferma Piergiorgio Spagnolatti, Head of Infrastructure dell'istituto di credito lombardo - arrivando a gestire in modo virtuale azzardo anche il disaster recovery. Ora stiamo sperimentando sviluppi in direzione del software-defined storage, con Vsan, lo sviluppo di applicazioni cloud native e, in modo puramente esplorativo anche la virtualizzazione del desktop".
Spagnolatti è anche presidente del capitolo italiano dello user group di VMware (Vmug), composto da circa 1000 membri: "Dal periodico confronto fra i partecipanti, emerge come nelle realtà un po' più strutturate il tema della velocità sia oggi predominante, mentre le aziende più piccole lamentano limiti all'evoluzione legati soprattutto alla scarsa disponibilità di budget", conclude il manager.

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