CdC Milano: per le imprese prima criticità il lavoro dei giovani

Camera di commercio di Milano: "A Milano sono 78mila gli scoraggiati, quasi uno su cinque. Lombardia, disoccupazione più che raddoppiata in dieci anni".

Autore: Redazione ImpresaCity

Europa, per le imprese voto 6. Valutazione positiva in generale e sui temi di ambiente, euro, infrastrutture, imprese, ricerca. Valutazione buona su cultura e turismo, voto 7. I temi critici sono i giovani, l’occupazione e gli stranieri. La debolezza dell’Europa più avvertita dalle imprese è sulle opportunità per i giovani. Su questo tema due giudizi su tre sono negativi. Per i giovani, le imprese ritengono che l’area migliore siano gli Stati Uniti, ma anche Australia e Cina, che in Europa si dovrebbero fare scambi internazionali sul lavoro giovanile e uno su tre vorrebbe opportunità di lavoro e stage a  quote fisse per i giovani. Per l’85% è il momento di avviare un progetto di welfare europeo su questi temi.
Questi dati emergono da un’indagine della Camera di commercio di Milano su 230 imprese milanesi e lombarde a ottobre 2014.
Nel 2013 i neet di 15-29 anni residenti nella provincia di Milano hanno raggiunto i 78mila, pari al 17,6% della popolazione di questa fascia di età. L’83% di essi non lavora perché non ha trovato un’occupazione. Tra il 2012 e il 2013, dunque in un anno, i neet sono aumentati di 10mila unità, ovvero del 14,7%.
La crescita ha riguardato chi sta cercando attivamente un’occupazione (+5mila, con un incremento percentuale del 14%%), ma anche i cosiddetti ‘scoraggiati’, ovvero coloro che non hanno fatto un’azione di ricerca nell’ultimo mese perché ritengono che non ci siano possibilità (quasi 24mila nel 2013, + 5mila in un anno).  Stabili invece i giovani realmente inattivi, che non studiano, non lavorano e non desiderano lavorare (13 mila nel 2013 e nel 2012).
La Lombardia è passata da un tasso di disoccupazione di 3,8% nel 2002 all’8,1% nel 2013. Più che raddoppiato in circa dieci anni. Resta ancora migliore la situazione lavorativa nel “motore d’Europa”, ma si riduce il vantaggio rispetto alla media europea - pari all’11,9% -, anch’essa cresciuta rispetto all’8,7% del 2002.  Tra i grandi Paesi, stanno meglio dell’Italia (al 12,6% nel 2014), Germania (4,9%), Regno Unito (6,2%), di poco la Francia (10,3%), anche se il dato in Spagna tocca il 24,5%.

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