CHIPS for America: in USA al via gli aiuti al mercato semiconduttori

Pronti i primi fondi per rilanciare la produzione domestica di semiconduttori e ridurre la dipendenza da Oriente

Autore: Redazione ImpresaCity

Il piano statunitense Creating Helpful Incentives to Produce Semiconductors (CHIPS) Act arriva al suo primo passo concreto. Il NIST ha dato infatti il via al primo pacchetto di fondi targati CHIPS for America, il programma di reshoring e stimolo alla produzione di semiconduttori che distribuirà qualcosa come 39 miliardi di dollari di incentivi nei prossimi anni. Le prime somme a disposizione serviranno in particolare per l'ammodernamento, l'espansione e la costruzione di nuovi impianti produttivi.

Il programma CHIPS for America ha comunque un respiro più ampio. Tanto che il NIST ha già sottolineato che nel corso del 2023 saranno sbloccati, in due fasi successive, fondi specifici per le attività di ricerca e sviluppo, di produzione dei macchinari per il manufacturing, di sviluppo e produzione di materiali di base per i semiconduttori. Più in generale, il senso ultimo del programma è stato ribadito nell'occasione dalla Secretary of Commerce Gina Raimondo: una volta implementato, il piano renderà gli Stati Uniti il luogo dove "nuove architetture di chip all'avanguardia saranno sviluppate nei laboratori di ricerca, progettate per ogni applicazione, realizzate su larga scala e combinate con le tecnologie più avanzate".

CHIPS for America ha definito già alcuni obiettivi specifici da raggiungere entro questo decennio. Innanzitutto, la realizzazione di almeno due "cluster" per la produzione su larga scala di chip all'avanguardia. Un cluster viene descritto come un'area geograficamente limitata in cui sono presenti più impianti di produzione (fab) posseduti e gestiti da una o più aziende. Il cluster comprende anche i suoi reparti di ricerca e sviluppo, infrastrutture specializzate dedicate, una rete di fornitori "affidabili e impegnati a operare ed a innovare negli Stati Uniti".Un esempio di cluster produttivo per semiconduttori

Oltre ai cluster, il programma USA intende portare alla realizzazione di vari stabilimenti per il packaging di grandi volumi di chip, memorie e semiconduttori. Questi impianti saranno a disposizione dei cluster di fab statunitensi, ma anche di altri impianti esteri localizzati in nazioni amiche. Gli USA hanno poi intenzione di aumentare la produzione interna di memorie DRAM e di nuova generazione, con un occhio alle applicazioni nella nuova ondata di supercomputer. In generale, obiettivo del piano è anche garantire adeguati rifornimenti dei chip e dei semiconduttori "vitali per l'economia e la sicurezza nazionale".

CHIPS for America non è però un piano completamente autarchico: "gli Stati Uniti non cercano di diventare autosufficienti nella produzione dei semiconduttori", spiega il NIST. Intendono piuttosto "supportare un sano ecosistema globale dei semiconduttori" che possa resistere a eventi negativi che spaziano dagli attacchi cyber ai disastri naturali, passando per le pandemie. Un ecosistema del genere richiede però prima, secondo gli USA, un esteso lavoro di coordinamento.

Il NIST spiega ad esempio che è necessario coordinare in primo luogo i vari piani nazionali e internazionali che in questa fase incentivano la produzione locale di semiconduttori, per evitare una concorrenza inutile e per realizzare una rete di centri di produzione che si possa sincronizzare in funzione della domanda internazionale di prodotti.

In caso di problemi di approvvigionamento in questo ecosistema, gli Stati Uniti hanno in piano di collaborare con le economie emergenti in modo che possano contribuire con una propria produzione, per diversificare il rischio delle supply chain globali. L'esempio citato è quello delle attività di packaging in alcune nazioni delle Americhe o dell'area Indo-Pacifica.

L'ecosistema dei chip che gli USA immaginano prevede anche condivisione delle informazioni e collaborazione nello sviluppo di nuove tecnologie. Per questo gli Stati Uniti daranno vita al National Semiconductor Technology Center, che propongono come "punto focale" delle attività internazionali di ricerca e progettazione dell'ecosistema. Il tutto tenendo sempre in mente, però, la sicurezza nazionale: di fatto chi riceverà denaro attraverso il CHIPS Act non potrà contribuire, per i dieci anni successivi, allo sviluppo della produzione di chip nelle nazioni "attenzionate" dal Governo di Washington.

Il fatto che il CHIPS Act stia procedendo più o meno come da piani, sia pure con qualche ritardo, è un segnale che va colto anche al di qua dell'Atlantico. Non è un mistero che le strategie dei grandi nomi dei semiconduttori siano ormai legate a doppio filo con la concessione di aiuti governativi. Tutti i produttori di chip, memorie e semiconduttori hanno qualche problema di bilancio e hanno frenato i loro impegni rispetto alle dichiarazioni di qualche mese fa. Avere una maggiore disponibilità di fondi in un'area del mondo piuttosto che in un'altra fa spostare i progetti delle fab e degli impianti di supporto.


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