IBM all'attacco di LzLabs

Le soluzioni di mainframe modernization di LzLabs violerebbero alcuni brevetti IBM. In una replica del caso Neon.

Autore: Redazione ImpresaCity

L'ambito non è di quelli che coinvolgono moltissime aziende, ma quelle interessate sono normalmente importanti: parliamo della mainframe modernization, campo in cui IBM ha fatto causa a LzLabs. Rimandando anche a un caso legale di ben dieci anni fa. In sintesi, IBM sostiene che alcuni prodotti della svizzera LzLabs violano suoi brevetti legati alle tecnologie mainframe. E vanno per questo ritirati dal mercato.

IBM in sintesi sostiene che LzLabs avrebbe eseguito un reverse engineering di moduli software IBM, decompliandoli e traducendoli per creare le sue applicazioni. Il riferimento è probabilmente alla piattaforma LzLabs Software Defined Mainframe (LzSDM) che permette il rehosting delle applicazioni legacy su ambienti Linux x86, senza dover modificare il loro codice o convertire le strutture dati di partenza.

Questo non sarebbe possibile senza sfruttare le proprietà intellettuali di IBM, sostiene la stessa Big Blue. Indicando più in dettaglio che LzLabs avrebbe "ripetutamente" violato cinque brevetti IBM. Due legati alla gestione delle istruzioni mainframe che LzLabs deve emulare o convertire nel mondo x86, due legati a metodi per rendere più efficienti tali conversioni ed emulazioni, uno legato al dialogo tra applicazioni mainframe/x86. Da qui la richiesta ad una corte del Texas di bloccare l'utilizzo del software. Una bella seccatura per gli utenti, tra i quali LzLabs dà rilevanza anche all'italiana BPER. In una vicenda che, secondo IBM, è peraltro una replica del passato.

Secondo Big Blue, infatti, LzLabs è controllata e gestita da ex manager e proprietari di Neon Enterprise Software, software house americana che una decina di anni fa fece lo stesso: eseguì reverse engineering e reverse compiling di software mainframe IBM per creare un proprio prodotto. Allora si trattava di una piattaforma denominata zPrime, che permetteva di eseguire qualsiasi applicazione mainframe sui cosiddetti "specialty processor" zAAP e zIIP.

In teoria il primo doveva eseguire solo workload Java e XML e il secondo solo Db2, alleggerendo il carico delle CPU principali. Aprirli a qualsiasi workload dava maggiore efficienza agli utenti ma anche meno business per IBM e per alcuni suoi partner. Da qui un paio d'anni di battaglie legali che terminarono a metà 2011 con una sentenza a favore di IBM e il conseguente ritiro dal mercato di zPrime. E di fatto l'uscita di scena di Neon. Che però ora, afferma sostanzialmente IBM, è rinata come LzLabs e continua con il suo modus operandi.


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