Windows 11 nelle imprese? Meglio pensarci prima.

Una analisi di Lansweeper indica che molti sistemi aziendali non sono pronti per Windows 11

Autore: Redazione ImpresaCity

Windows 11 si avvicina a grandi passi e tanto le imprese quanto i singoli utenti si stanno sforzando di capire se i propri PC saranno compatibili con il nuovo sistema operativo. Microsoft in questo senso non ha proprio semplificato le cose, purtroppo. I requisiti iniziali di compatibilità, piuttosto stringenti, sono stati resi più morbidi per evitare che tagliassero fuori troppi client. Ma senza un apparente criterio davvero preciso che potesse essere applicato da chi magari ha un parco macchine cospicuo da gestire.

A sensibilizzare gli IT manager arriva ora una indagine condotta da Lansweeper, software house che propone una sua piattaforma di IT asset management. Proprio basandosi sui dati raccolti dai suoi software, la società ha valutato lo stato di compatibilità Windows 11 di qualcosa come trenta milioni di dispositivi Windows implementati in 60 mila organizzazioni ed aziende.

Per installare Windows 11 con il prossimo aggiornamento, un client deve avere un processore a 64 bit, con almeno due core e almeno a 1 GHz. Servono poi un minimo di 4 GB di memoria RAM e 64 GB di storage, due parametri che non dovrebbero essere particolarmente problematici. L'aggiornamento automatico (il primo e i successivi) richiede inoltre due componenti - abilitati, non solo presenti - di cyber security: Secure Boot e TPM 2.0.
Secondo Lansweeper, solo il 44,4% delle workstation analizzate ha un processore compatibile con l'aggiornamento automatico a Windows 11. Altro punto dolente, il TPM 2.0: solo il 52% circa di sistemi analizzati lo possiede e lo ha abilitato. Il requisito della RAM viene invece, prevedibilmente, superato senza problemi: solo il 9% del campione non ha abbastanza memoria per la nuova versione di Windows.

Quando si parla di workstation virtuali e TPM, meno dell'uno percento delle VM analizzate da Lansweeper ha TPM 2.0 abilitato. Anche la software house giudica questo risultato prevedibile. Per il semplice motivo che nella stragrande maggioranza dei casi nessuno ha mai considerato necessario il TPM per le macchine virtuali. Chi volesse aggiornare le proprie workstation virtuali a Windows 11 deve quindi prima modificarle per dotarle di un Virtual Trusted Platform Module (vTPM). L'operazione, come d'altronde l'attivazione di un TPM fisico preinstallato, è semplice.

Windows 11, ma piano

I dati di Lansweeper sono interessanti perché indicano che qualsiasi azienda ha bisogno di fare un assessment preventivo dei suoi sistemi prima di pensare a Windows 11. Ma non destano poi grande preoccupazione, in realtà. Non perché Microsoft di fatto permette l'installazione manuale di Windows anche sulle macchine non compatibili (resterebbe comunque il problema degli aggiornamenti automatici successivi) ma perché nella gran parte delle aziende l'aggiornamento del sistema operativo è una opzione che viene implementata senza fretta. O che avviene "automaticamente" acquistando un nuovo PC con il nuovo OS preinstallato.

Microsoft lo sa e infatti spinge poco Windows 11 nell'enterprise. Anzi, ha garantito lo sviluppo di Windows 10 almeno per un'altra release (Windows 10 21H2) e comunque supporta la gestione di flotte miste di PC con Windows 10 e 11. Di fatto la data ultima in cui i più intransigenti saranno costretti ad abbandonare Windows 10 è il 14 ottobre 2025, data di ritiro di Windows 10 Home e Pro. In fondo, solo l'anno scorso stavamo ancora parlando dell'abbandono di Windows 7.

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