Blockchain: la nuova corsa all'oro dei Non-Fungible Token

I Non-Fungible Token sono un uso alternativo di blockchain che sta scatenando l'interesse degli speculatori: ecco cosa c'è da sapere

Autore: f.p.

In queste settimane basta scorrere le notizie legate al mondo della tecnologia per trovare quasi ogni giorno una nuova iniziativa legata agli NFT, i Non-Fungible Token. Che rappresentano al momento un utilizzo alternativo di blockchain e quello che sta scatenando l'interesse dei media e soprattutto degli speculatori. Gli NFT non sono proprio una novità, ma da quando oggetti digitali iconici come il primo tweet di Twitter o il Nyan Cat originale sono stati venduti sotto forma di NFT, tutti ne parlano. O perlomeno tutti cercano di capirci qualcosa.

In realtà la tecnologia e l'approccio che stanno dietro i Non-Fungible Token sono in buona parte quelli delle blockchain e delle criptovalute alla Bitcoin. Nulla di nuovo, quindi, ed infatti gli NFT sono in uso da diversi anni e già nel campo di cui si parla tanto ora: la compravendita di artefatti digitali. Come le criptovalute sono diventate di moda molto tempo dopo essere nate, così gli NFT hanno raggiunto la loro popolarità solo ora, quando sono arrivati agli onori della cronaca.

Tecnologicamente, la base degli NFT è di norma una blockchain Ethereum. In una blockchain generica questi blocchi hanno tutti lo stesso "significato". Ad esempio in una blockchain finanziaria possono tutti rappresentare una transazione. In una blockchain di una criptovaluta rappresentano una "moneta", ad esempio un Bitcoin: hanno quindi tutti lo stesso valore, anche se variabile, e possono essere scambiati.

I Non-Fungible Token hanno un "significato" diverso. Come indica il termine, sono non-fungible, ossia non possono essere scambiati secondo le regole e le fluttuazioni di un mercato valutario. Il proprietario di uno specifico NFT è ben identificato e resta quello fino a che il proprietario stesso non decide di trasferirlo. Inoltre il valore di un NFT non dipende dal funzionamento della blockchain, dal processo di mining o dalle fluttuazioni di un mercato condiviso. È stabilito inizialmente (di solito in un'asta) e in teoria non varia fintanto che il NFT resta nel wallet digitale del suo possessore. Che può comunque decidere, fintanto che lo detiene, di abbassarne il valore.
Rarible, uno dei marketplace più noti per le opere d'arte digitali da acquistare via NFTQueste distinzioni sono dovute al fatto che un Non-Fungible Token è associato ad un oggetto digitale esterno, di cui il NFT opera sostanzialmente come certificato di origine, autenticità e proprietà. Il processo di generazione di un token e di associazione ad un artefatto digitale è detto "minting" - una variazione del mining delle criptovalute - e viene eseguito dal creatore dell'opera. In sostanza, il minting definisce ufficialmente che quell'artista ha creato quell'opera, garantendone l'autenticità.

Quando l'oggetto digitale viene venduto per una certa somma, il NFT associato passa a chi l'ha acquistato e così gli garantisce che ha comprato effettivamente l'oggetto originale e che ne è effettivamente l'unico possessore. Proprio come i certificati di autenticità che ogni opera d'arte dovrebbe avere. Dal punto di vista tecnologico, il ragionamento non fa una grinza.

La filosofia dei Non-Fungible Token

Il polverone che si è generato intorno ai Non-Fungible Token è legato al fatto che si stanno associando NFT ad artefatti digitali di qualsiasi natura. Ed al fatto che per molti di questi artefatti è difficile comprendere intuitivamente il valore del concetto di proprietà. Oltre ovviamente ad una questione di fondo: la riproducibilità intrinseca delle opere digitali.

Prendiamo ad esempio Rarible, una delle case d'aste più popolari al momento per l'acquisto di opere d'arte digitali via Non-Fungible Token. Il creatore di un'opera la mette all'asta sul sito e chi riesce ad acquistarla la paga nella specifica criptovaluta di Rarible, il RARI. Riceve quindi il NFT associato all'opera, e lo detiene. In questo modo diventa il proprietario certificato e riconosciuto dell'originale digitale. Ma attenzione: il NFT associato ad un artefatto digitale quasi mai contiene l'opera in sé, per banali questioni di dimensioni in bit e byte, ma solo un puntatore ad essa. Che viene conservata fuori dalla blockchain ("off-chain") da qualche parte su Internet.
Il concetto di "proprietà" nei Non-Fungible Token è quindi piuttosto astratto, dato prevalentemente per convenzione. Chi acquista un quadro nel mondo fisico se lo porta a casa, chi acquista un'opera digitale nel mondo dei NFT evidentemente no. Inoltre, chiunque può puntare il browser alla pagina dell'opera in Rarible (o simili) e salvarsi sul desktop l'immagine dell'opera stessa, a costo zero. Certo concettualmente è come andare al Louvre e poi appendersi in casa il poster della Gioconda acquistato altrove, ma la differenza nel mondo digitale è più labile.

A complicare lo scenario c'è la crescente tendenza ad associare Non-Fungible Token a oggetti digitali di varia natura, che vengono venduti a cifre da capogiro. Certo il mondo dell'arte "ufficiale" sta iniziando a crederci, altrimenti la casa d'aste per antonomasia - Christie’s - non avrebbe battuto a 69 milioni di dollari un'opera passata di mano via NFT (anche se la vendita off-chain e non sul marketplace originario MakerSpace non è certo piaciuta ai puristi dei NFT).

Non-Fungible Token: una deriva in arrivo

Sul fatto che un'opera d'arte, digitale o meno, valga la somma del suo cartellino del prezzo, o della sua base d'asta, si può dibattere all'infinito. È comunque un dibattito che conosciamo e che esiste da sempre. Più difficile è contestualizzare il fatto che il NFT associato oggi al primo tweet di Jack Dorsey su Twitter, che è del 2006, valga 2,9 milioni di dollari. O che al Nyan Cat originale sia stato associato un NFT venduto a 560 mila dollari.
Il trend oggi è associare i Non-Fungible Token non ad opere d'arte digitali ma a "momenti" significativi della nostra vita digitale. Il primo tweet non è un'opera ma un artefatto significativo dal punto di vista storico. Come a suo modo lo è anche il Nyan Cat. Ma con questa logica si possono associare token a qualsiasi cosa, ad esempio a qualsiasi pagina web. Oppure ad un post sui social network. Quanto varrà ad esempio il primo post strategico del nuovo CEO di qualche gigante del web?

Considerando che già oggi abbiamo NFT per immagini, video, animazioni, carte da collezionare, persino riproduzioni 3D delle cartucce delle digitalmente preistoriche console Atari, è difficile non pensare che siamo già entrati in una bolla speculativa (laddove le somme in gioco sono elevate) o perlomeno di marketing. Una considerazione al netto delle questioni di sicurezza, che sappiamo esistere per blockchain e che diventano ancora più importanti quando l'idea della "immutabilità certificata" delle blockchain viene (letteralmente) venduta su mercati che di tecnologia ne sanno relativamente poco.

Comunque, la bolla c'è e si vede. Durerà? Difficile dirlo, siamo agli inizi. Ma gli effetti già sono evidenti: le azioni di Funko (sì, quella dei pupazzetti) sono salite quasi del 20% quando l'azienda ha annunciato la sua entrata nel mercato degli NFT. Per sfruttare nel campo dei collezionabili quella che il CEO Brian Mariotti ha definito "l'opportunità a valore aggiunto degli NFT". A quando le prime applicazioni degli NFT in campo IT business? Forse c'è solo da aspettare.

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