HPE Aruba, con la pandemia cresce il network as a service: +41% in due anni nell’area Emea

È l’ora di infrastrutture più agili e automatizzate per gli ambienti di lavoro ibridi, con un responsabile IT su tre che prevede di incrementare gli investimenti in networking su cloud e anche su AI

Autore: Redazione ImpresaCity

La pandemia Covid-19 ha accelerato la spinta verso un workplace ibrido, ovvero un ambiente in cui le persone hanno bisogno di spostarsi per lavorare in azienda, a casa e in giro. Lo rileva una ricerca di Aruba, società di Hewlett Packard Enterprise, dalla quale emerge chiaramente che nei Paesi Emea i responsabili IT hanno aumentato gli investimenti a favore di tecnologie di rete basate su cloud e su AI nel definire i piani di ripresa del business, abbandonando gli investimenti di capitale a favore di soluzioni che possano essere fruite in modalità ‘as a service’.

Più in dettaglio, secondo la ricerca “Preparing for the post-pandemic workplace”, condotta in maggio da Vanson Bourne su 2400 aziende in tutto il mondo, la percentuale media di servizi IT su abbonamento è destinata ad accelerare fino al 41% nei prossimi due anni, passando dal 29% del totale di oggi al 41% del 2022, mentre le aziende che consumano la maggioranza (oltre il 50%) delle proprie soluzioni IT in modalità ‘as a service’ aumenteranno di circa il 74% nello stesso arco di tempo.

Di fronte alla diffusione di un workplace ibrido, ai responsabili IT è chiesto di garantire un delicato equilibrio tra flessibilità, sicurezza e convenienza economica all'edge”, sottolinea Morten Illum, Vice President di HPE Aruba. “Il workplace è cambiato in modo significativo e per poter supportare le nuove norme come il distanziamento sociale e le esperienze contactless, gli uffici devono essere dotati di una tecnologia che garantisca connettività, sicurezza e supporto a livello enterprise. È sempre più evidente come, per sostenere queste nuove esigenze in uno scenario finanziario difficile, i responsabili IT siano attirati dai vantaggi economici e dai minori rischi offerti da un modello su abbonamento”.



Dall'indagine sono emersi anche alcuni punti essenziali. In primo luogo, gli intervistati hanno dichiarato che l'impatto del Covid-19 è stato significativo sia sui rispettivi dipendenti sia sulle decisioni per gli investimenti a breve termine sulle reti, con il 74% che ha affermato che dall'inizio della pandemia ha rimandato o ritardato gli investimenti per progetti di networking e il 30% di averli cancellati del tutto. Da notare che il più alto numero di cancellazioni di progetti è stato in Svezia (59%) e il più basso in Italia (11%), a dimostrazione della presenza di disparità significative anche tra i paesi all'interno della stessa regione, mentre il 37% degli IT manager operanti nella scuola e il 35% del settore alberghiero ha affermato che è stato costretto ad annullare gli investimenti di rete.

Per contrasto, i piani per il futuro risultano significativi in quanto la stragrande maggioranza delle aziende prevede di mantenere o incrementare i propri investimenti di rete a seguito della pandemia proprio per supportare le nuove necessità espresse dai dipendenti e dai clienti. Il 38% dei decisori IT a livello globale aumenterà i propri investimenti nel networking cloud-based mentre il 45% lo manterrà invariato e il 15% lo ridurrà. Poiché le soluzioni cloud consentono di gestire le reti da remoto su vasta scala, queste funzioni risultano particolarmente interessanti per i team IT quando è complicato, se non impossibile, intervenire direttamente on-premise.

Non solo: le aziende cercano strumenti migliori per monitorare e ricavare insight dalle reti con il 34% che prevede di incrementare i propri investimenti in analytics e assurance, il 48% che intende mantenere i livelli di investimento attuali e il 15% che è intenzionato a ridurli. Questi tool permettono all’IT di rendere più efficiente la capacità di risolvere gli inconvenienti e ottimizzare le reti, considerando il fatto che esse sono soggette a ulteriori richieste provocate da una forza lavoro distribuita.



Ma vi è anche attenzione sulle tecnologie innovative che semplificano la vita dei team IT automatizzando le attività ripetitive, con il 35% delle aziende a livello globale che ha intenzione di incrementare gli investimenti nelle tecnologie di rete basate su AI, con la regione Asia Pacifico che guida questa tendenza con il 44%, e l’area Emea e Americhe entrambe con il 30%.

Infine, nella ricerca del miglior equilibrio possibile tra valore e flessibilità, cresce l’attenzione sui modelli di consumo alternativi: il 50% in Emea afferma di essere impegnato a valutare nuovi modelli su abbonamento per l'hardware e/o il software, il 51% i servizi gestiti per hardware/software chiavi in mano e il 29% il leasing finanziario, tutti come conseguenza dell'impatto del Covid-19. Ma soprattutto, solo l'8% a livello globale prevede di continuare sulla strada degli investimenti di capitale.

Poiché le necessità di clienti e dipendenti sono cambiate così profondamente negli ultimi mesi, non sorprende che i responsabili IT cerchino soluzioni più flessibili”, conclude Morten Illum. “L'esigenza di agilità e flessibilità nella gestione della rete non è mai stata tanto sentita e ora è fondamentale garantire che le aziende riducano la complessità della rete per offrire agli utenti un'esperienza sicura".

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