Par-Tec: il system integrator come motore dell'innovazione nelle aziende

Co-innovare con il proprio system integrator di fiducia significa procedere più velocemente verso l'adozione delle nuove tecnologie: ne abbiamo parlato con Par-Tec

Autore: Redazione ImpresaCity

La cosiddetta cloudification delle infrastrutture IT è un dato di fatto per una buona fetta delle imprese italiane, in particolare ovviamente quelle di maggiori dimensioni. L'adozione delle tecnologie di tipo cloud - in primis i container e lo sviluppo cloud-nativo, ma non solo - è certamente un vantaggio perché porta alle aziende una flessibilità dell'IT che oggi è fondamentale. Ma è anche una sfida, perché per concretizzate al meglio le possibilità delle nuove tecnologie bisogna sviluppare solide competenze interne. E molte aziende, nel passato anche recente, hanno preferito invece la strada dell'outsourcing delle skill e delle IaaS “un tanto al chilo”.

Oggi questa strada presenta molti rischi, come peraltro ha dimostrato il rapido declino del modello "tutto sul cloud pubblico". Le aziende hanno la possibilità di implementare le singole tecnologie che servono davvero per i loro bisogni, nei tempi e nei modi che sono più opportuni per le loro esigenze. Perderla perché si dipende quasi completamente da altri, per i servizi e le competenze, è un ritorno al passato che nessuno vuole.

Era difficile concepire questa libertà in un mondo IT basato in maggioranza su software proprietario. È molto più facile ora che le tecnologie più importanti sono di natura intrinsecamente open source. Per una generica impresa in via di "cloudificazione", infatti, oggi open source significa avere accesso ad un esteso ecosistema di realtà - software house, sviluppatori, system integrator - che hanno un approccio fortemente orientato alla co-innovazione. Quindi a favorire lo sviluppo delle competenze negli staff IT delle imprese utenti, non a cercare di mantenere uno status quo che porti rendite di posizione.
Riccardo Fiano, Sales Manager della business unit romana di Par-Tec, e Michelangelo Uberti, Marketing Manager della societàCerto questo cambia il ruolo delle "controparti" tecnologiche principali delle imprese, ossia gli integratori. Che devono avere storicamente sviluppato, per poi mantenerla nel tempo, una sufficiente dose di competenze open source. E anche avere fatto proprio il modello open di intensa collaborazione con le aziende e con la community. "Il system integrator - spiega in questo senso Michelangelo Uberti, Marketing Manager di Par-Tec - deve colmare l'ultimo miglio che separa i vendor e i clienti. Tecnologicamente è anche uno sperimentatore, quasi un laboratorio dove testare le tecnologie dei vendor in contesti che non sono stati ancora collaudati".

È importante quindi comprendere che il system integrator, specie in questa fase del mercato, non è un semplice rivenditore o implementatore. "Andiamo oltre la reference architecture - spiega Uberti - per calarla nella realtà. E contestualmente far percepire ai clienti il valore delle tecnologie, ben oltre i loro componenti economici". Anche perché questi, nel caso della cloudification, non sono l'elemento critico: lo è la possibile maggiore elasticità dell'IT. "Quando i vantaggi non sono evidenti - prosegue Uberti - il nostro ruolo è far vedere che il gioco vale la candela. È un approccio che abbiamo sperimentato positivamente molte volte in passato. E che ci ha anche portato a veicolare vendor inizialmente di nicchia ma che ora vanno per la maggiore".

La performance dei servizi come driver della digitalizzazione Container, applicazioni cloud-native, microservizi e monitoraggio delle performance sono elementi imprescindibili di un percorso di Digital Transformation. Attraverso l’esperienza di TIM, ospite d’onore di un webinar organizzato da ImpresaCity, capiremo come assicurare la migliore Customer Experience possibile mediante l’adozione delle tecnologie di Red Hat e Dynatrace integrate da Par-Tec.

Cresce infatti sempre di più il valore del system integrator come broker tecnologico. Un ruolo che lo vede selezionare e valorizzare, di volta in volta, le tecnologie e le piattaforme più indicate. Un ruolo necessario anche perché i vendor tecnologici non possono, in sostanza, essere tutto per tutti. "I vendor - spiega Riccardo Fiano, Sales Manager della business unit romana di Par-Tec - hanno comunque dei limiti nella loro proposizione sul mercato. Offrono una gamma molto ampia di strumenti ma i clienti li conoscono fino a un certo punto. Il nostro ruolo è selezionare quelli più adatti, caso per caso, per metterli al posto giusto ed evidenziare il loro valore".

Il nuovo valore dell'open source

Nel caso dell'open source il concetto di "valore" della soluzione assume un significato particolarmente articolato, valore che, con la crescente presenza delle necessarie competenze anche da parte dei clienti, trova oggi un terreno sempre più fertile. "Con l'adozione delle piattaforme open source - spiega Fiano - i clienti hanno la possibilità di ridurre quote sempre più rilevanti delle spese operative legate alla gestione e alla manutenzione dei prodotti proprietari, e liberarle a favore di progetti innovativi. Un investimento in conoscenza che risulta fondamentale per acquisire una sempre maggiore autonomia nella programmazione e nelle scelte tecnologiche”.
Il risultato di questa dinamica è di fatto un trasferimento di competenze dal system integrator al cliente. Un trasferimento che crea valore all'interno dell'azienda, perché le competenze acquisite sono generiche e replicabili in vari ambiti e vari progetti. "Certo così la vera sfida per il system integrator - sottolinea Fiano - è restare sempre 'più bravo' dei clienti. Il suo valore sono le competenze che porta, non è protetto da licenze o da lock-in. È sempre un po' una scommessa, ma in questo modo il cliente poi percepisce il system integrator come un fronte di innovazione".

Creare una dinamica sempre positiva e innovativa tra integratore e azienda utente non sarebbe possibile senza le logiche dell'open source. "Le aziende hanno compreso che il cloud porta come principali vantaggi - spiega Riccardo Fiano - da un lato una maggiore velocità nello sviluppo di applicazioni e servizi, dall'altro l'elasticità dell'IT. L'open source aggiunge un altro tassello: poter avere questi vantaggi mantenendo il controllo dell'IT". Invece di darne metaforicamente le chiavi al (o ai) cloud provider di turno.

L'IT di nuovo alla guida

Lo staff IT dell'azienda cliente ritorna quindi ad avere il ruolo principale nello sviluppo dell'innovazione interna. È un percorso di "emancipazione tecnologica" che il system integrator ha il compito di agevolare con le sue capacità di personalizzazione, problem solving, formazione, anche evangelizzazione sulle nuove tecnologie. "Un system integrator attivo nel mondo open source - spiega Michelangelo Uberti - va per sua natura verso una sempre maggiore innovazione, prendendo anche i relativi rischi... Ma questo significa anche poter assumere un ruolo consulenziale nei confronti dei grandi clienti, non avere un ruolo semplicemente operativo".

Una volta innescato, il circolo dell'innovazione tra system integrator e cliente è davvero un circolo virtuoso. In cui la spinta all'innovazione del system integrator si unisce a una nuova spinta interna all'azienda. Lo staff interno è infatti più motivato e responsabilizzato, avendo a disposizione nuove competenze e una base IT più elastica che permette di applicarle. "Questo contribuisce al successo dei progetti innovativi - spiega Uberti - e porta progressivamente ad altri progetti sempre più spinti". Una bella differenza rispetto alla marginalizzazione dell'IT interna causata dall'outsourcing portato ai suoi estremi.

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