VMworld 2018: da VMware nuove basi per il multicloud

Al VMworld 2018 sono in prima fila gli annunci legati all'armonizzazione degli ambienti cloud, ospitati tanto on-premise quanto dai principali hyperscaler

Autore: f.p.

Poche aziende sono associate al concetto di virtualizzazione quanto VMware, forse nessuna. Ciò significa che oggi esiste un collegamento molto stretto tra l'evoluzione di VMware e quella del modo stesso in cui le aziende usano la loro infrastruttura IT: senza virtualizzazione non avremmo il modello stesso del cloud, privato o pubblico che sia. Al VMworld 2018 in corso a Las Vegas questo legame è in primo piano, insieme a un altro elemento chiave: VMware sa che per mantenere il suo ruolo preminente nei datacenter delle imprese e dei cloud provider deve prevedere con anticipo le loro necessità. Le novità presentate al VMworld 2018 vanno proprio in questo senso, puntando in particolare alla semplificazione degli ambienti multicloud e ibridi.

Da molti punti di vista la strada per VMware è concettualmente semplice ma tecnologicamente articolata. Le sue piattaforme software principali - vSphere, vSAN, NSX - compongono la base infrastrutturale degli ambienti virtualizzati e devono ora ampliarsi per comprendere nativamente funzioni che una volta non erano indispensabili. O comunque offerte in modo più mirato da altre componenti, non necessariamente VMware. Un esempio importante è la sicurezza degli ambienti multicloud, per la quale al VMworld 2018 è stata presentato vSphere Platinum Edition.
vSphere Platinum Edition vede in sintesi la combinazione delle funzioni native di sicurezza di vSphere con quelle di VMware AppDefense, una combinazione che secondo VMware porta già a livello di hypervisor molte funzioni di controllo e "hardening" delle applicazioni virtualizzate. vSphere Platinum Edition comprende ad esempio elementi di machine learning e behavioral analytics per capire quando il comportamento di una macchina virtuale si discosta in modo eccessivo dal suo profilo corretto.

Multicloud e ancora sicurezza mettono in primo piano il ruolo del virtual networking e quindi, per VMware, di NSX. La software house di Pat Gelsinger indica la necessità di poter creare una Virtual Cloud Network che colleghi applicazioni e dati ovunque si trovino, on-premise o in qualche cloud, e in maniera programmabile e dinamica. Questa programmabilità riguarda anche la micro-segmentazione della rete, il che impatta positivamente lato sicurezza.
Al VMworld 2018 sono state annunciate alcune novità per NSX che aiutano a concretizzare il modello della Virtual Cloud Network. Si tratta in particolare del supporto ai workload eseguiti tanto in cloud pubblico (AWS, Azure, VMware Cloud on AWS) quanto nei datacenter on-premise già software-defined e anche sui server che non hanno attivato un hypervisor. La gestione di queste nuove funzioni di cloud networking avviene anche grazie al potenziamento delle funzioni di gestione ed orchestration di vRealize.

Il messaggio chiave del primo giorno del VMworld 2018 è quindi, in sintesi, che VMware sta sviluppando una "digital foundation" di nuova generazione per aziende e provider. Una base che sfrutta tutte le esperienze e le tecnologie concretizzate sinora, abilitando però il modello del (multi)cloud con maggiore semplicità e un grado superiore di automatismi. L'ottica è duplice: da un lato bisogna supportare le aziende che al cloud sono già passate e gli hyperscaler, dall'altro agevolare ulteriormente il passaggio al cloud per le imprese che non hanno ancora adottato la "nuvola".

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