Sviluppo low-code: l'IT alla ricerca di agilità

Cresce il successo degli strumenti di sviluppo cosiddetti low-code, che cercano però un proprio equilibrio tra semplicità e ricchezza di funzioni

Autore: Redazione ImpresaCity

Oggi che tutti parlano di trasformazione digitale e di agilità dell'IT l'idea di poter creare applicazioni molto velocemente, quasi senza scrivere una linea di codice, appare ovviamente molto stimolante. Non è nemmeno un'idea nuova, visto che gli strumenti di sviluppo cosiddetto low-code o addirittura no-code sono sul mercato già da qualche anno. Ma è più di recente che il settore è cresciuto e ha conquistato un numero di utenti sempre maggiore: l'anno scorso Forrester Research ha identificato una quarantina di vendor che, insieme, dovrebbero chiudere il 2017 con un giro d'affari di quasi 4 miliardi di dollari. E soprattutto superare i 15 miliardi già nel 2020.

Molte imprese sono venute a contatto con le piattaforme e i servizi di sviluppo low-code quando hanno dovuto creare velocemente app mobili rivolte agli utenti finali. La scelta in quel caso è stata netta: cercare o acquisire le competenze per sviluppare app scrivendo codice vero e proprio, il che però richiede tempo, oppure puntare su uno sviluppo molto più rapido ma anche limitato, con piattaforme che permettevano di assemblare app con meccanismi di drag-and-drop. È per questa dinamica che sono nati decine di servizi di creazione di app mobili, i quali però rappresentano solo un lato di un fenomeno low-code molto più sfaccettato.



La gran parte delle piattaforme di sviluppo low-code presenti oggi sul mercato cerca infatti di coniugare la semplicità con una (relativa) completezza di funzioni e non è affatto limitata al mondo mobile. Sebbene queste piattaforme siano molto attraenti per gli utenti business o i "citizen developer" perché permettono di creare applicazioni senza scomodare lo staff IT, i vendor pensano anche alle necessità degli sviluppatori veri e propri fornendo strumenti anche complessi. E il termine low-code non va preso alla lettera: chi ha le competenze per farlo può scrivere tutto il codice che vuole per potenziare la propria applicazione.

La filosofia low-code comunque non è cambiata nella sua concezione di base. Vale ancora la definizione "storica" di Forrester secondo cui si tratta di "piattaforme che permettono l'implementazione rapida di applicazioni business con poca scrittura di codice e pochi investimenti in configurazione, training e installazione". La definizione vale perché contiene ancora il succo dello sviluppo low-code: permettere di creare e distribuire velocemente applicazioni. Sottinteso: in funzione delle esigenze che l'utilizzatore potenziale, interno o esterno all'azienda, ha in quel momento. Il tutto può anche rientrare in un modello DevOps, quando lo sviluppo rapido è portato avanti prevalentemente dallo staff IT.

L'interfaccia per la creazione delle Microsoft PowerApps
Ogni vendor ha la sua visione di come deve essere fatto un ambiente low-code, ci sono però caratteristiche di fondo comuni. Lo sviluppo low-code è essenzialmente uno sviluppo visuale, con una interfaccia drag-and-drop che permette di combinare fra loro sia elementi dell'interfaccia dell'applicazione finale sia i passi del flusso elaborativo, essenzialmente modellando sempre in maniera visuale il processo che l'applicazione deve realizzare. Dato l'approccio e data la possibilità di riusare componenti standard o sviluppati in precedenza, la creazione di un'applicazione è questione di ore e non più di giorni o settimane.

Lo scenario ideale per lo sviluppo low-code in azienda è la trasformazione di processi che vengono portati avanti manualmente, anche usando strumenti molto tradizionali come i fogli elettronici o l'email, e che sarebbe opportuno automatizzare ma non ci sono le risorse per creare applicazioni ad hoc da zero e non si trovano software commerciali adeguati. Il grado di automazione e di semplicità dello sviluppo varia caso per caso e a seconda della piattaforma: si va da quelle molto integrate con altri sistemi di business (è il caso di Salesforce) a quelle più generaliste e collaudate (come i nomi noti Appian e Mendix, ad esempio). E nel settore stanno entrando anche player certamente di peso come Google, Microsoft e Oracle.

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