Tre anni fa
Sam Palmisano, numero uno di Ibm presentava la vision aziendale di un mondo più "smart":
lo Smarter Planet. Un'opportunità unica si presentava e si presenta tutt'oggi agli occhi di istituzioni e aziende: trasformare il modo in cui il mondo funziona.
Un mondo sempre più intelligente, digitale e interconnesso, in cui la tecnologia, sempre disponibile e pervasiva diventa elemento abilitante per favorire la trasformazione se utilizzata pienamente e al meglio. E' un processo necessario, che riguarda le grandi aziende come le piccole, e propone modelli di business differenti da quelli del passato e nuove regole del gioco.
Nel corso del triennio la vision dello Smarter Planet, come intelligenza digitale portata in infrastrutture e processi, ha preso sempre più forma e concretezza e, oggi,
conta oltre 600 applicazioni nel mondo.
In questo disegno si colloca lo
Smarter Computing, un
nuovo modello di elaborazione che poggia
su tre pilatri - sistemi ottimizzati,
Cloud Computing e Big Data - che Ibm mette a disposizione delle aziende che vogliono
reinventare il proprio modo di fare business partendo dal riutilizzo e dall'ottimizzazione di sistemi e infrastrutture che si hanno già in casa, per
creare un circolo virtuoso. Come cuore della visione Smarter Planet,
lo Smarter Computing consente di
rendere l'It più intelligente, abbattere i costi del lavoro (riducendo i bisogni legati alla gestione dell'IT e aumentando l'utilizzazione del capitale),
diminuire il time to market delle applicazioni.
"Di fronte a un forte momento di discontinuità come quello attuale le aziende che vogliono intraprendere un percorso di trasformazione si trovano di fronte a un circolo vizioso: l'IT è rigida e disordinata in quanto composta da infrastrutture stratificate nel tempo e i dati sono incomprensibili e inaffidabili.
La tecnologia in realtà deve essere flessibile, dinamica e in grado di prevedere - non solo di anticipare - per tenere il passo di un mondo in profonda trasformazione." Così
Nicola Ciniero, Presidente e Amministratore Delegato di Ibm Italia, introduce il concetto di Smarter Computing.
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Lo Smarter Computing poggia su una strategia di trasformazione che è nata tempo fa. Ibm non è nuova alle trasformazioni, anzi, sono proprio le trasformazioni - visto che ha cambiato pelle almeno cinque o sei volte nel corso della propria vita - che l'hanno portata a essere l'azienda di oggi".
Tra le trasformazioni più importanti della società si annoverano lo scossone dei primi anni '90, quando ha lasciato il business dei pc a Lenovo, e il più recente di orientamento a software e servizi, che negli ultimi 10 anni l'hanno vista acquisire circa 110 società. Momenti di cambiamento a cui la società ha risposto con una grande capacità di reazione.
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Quest'anno ricorre il centenario di Ibm; un traguardo importante.
Nessuna azienda del settore ha la stessa longevità. E il centenario coincide anche con gli 85 anni di presenza in Italia, una delle prime nazioni sui cui la società ha investito.
Stiamo parlando di un'azienda che investe oltre 6 miliardi di dollari in Ricerca&Sviluppo, il 6% del proprio fatturato. Una R&D pura, non fine a se stessa, ma applicata al mondo - sistemi hardware, software e middleware - che ha portato a 18 anni di leadership continuativa nei brevetti; tre volte quelli di Intel, 10 volte quelli di Apple e 15 quelli di Oracle,"enfatizza Ciniero.
Ma come si presenta oggi Ibm sul mercato? Come guarda al futuro?
L'Era Palmisano – la fase 2 di Ibm (successiva alla gestione Gerstner) per Ibm ha voluto dire
rifocalizzazione verso aree e soluzioni a più alto valore,
produttività ed efficienza dei costi, investimenti in skills e capacità, ritorno per gli azionisti e sette anni consecutivi di crescita a doppia cifra nell'utile per azione.
Quattro le aree di crescita individuate da Ibm in questa nuova era: Smarter Planet; Business Analytics – l'esplosione di informazioni richiede nuovi strumenti di analisi;
Cloud & Next Generation Data Center – nuovi modelli per fornire servizi It basati su virtualizzazione, standardizzazione e automazione dei processi;
Growth Markets – i mercati emergenti crescono il doppio rispetto ai mercati maturi. Nel 2015 costituiranno il 30% del fatturato Ibm.
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Oggi Ibm è un'azienda che continua a mantenere una forte connotazione di tecnologia. La tecnologia è radice indispensabile per portare innovazione: l'hardware rimane una componente fondamentale dell'offerta Ibm, ma è sulla componente di software e di servizi che si è spostato il focus dell'azienda.
Se cinque anni fa il peso dell'hardware sul fatturato era pari al 70-75% oggi è passata al 25-30%. E' un
hardware che rimane fondamentale e che, al pari dell'azienda, si è
trasformato nel tempo, passando da sistemi proprietari sistemi aperti. Un hardware, che annovera al proprio interno anche i mainframe – oggi si chiamano host – di cui l'ultimo nato è l'host 7196, un sistema ibrido che fa girare tutti i sistemi operativi sulla stessa macchina.
Un hardware che esprime appieno la propria valenza quando fa girare il software, le applicazioni. Ed è
proprio il software la componente fortemente potenziata da Ibm negli ultimi anni grazie a un processo spinto di acquisizioni che le hanno consentito di portare a bordo nell'ultimo decennio circa 110 società, di cui 60 solo negli ultimi cinque anni.
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Il processo di acquisizioni portato avanti da Ibm è stato fondamentale per la trasformazione dell'azienda. E la roadmap in questa direzione è molto chiara: puntare ad avere quasi metà del profitto derivante dal software" afferma Ciniero.
E' questa l'Ibm di oggi: un'azienda che si pone al fianco dei clienti come
abilitatore e architetto per progettare il ponte verso il futuro, con un'offerta c
omposita e integrata fatta da soluzioni hardware, sistemi operativi, tool di management, database, ambienti di sviluppo e strumenti software. Un'offertà che sfrutta e ottimizza ciò che le aziende hanno già in casa e traghetta verso il futuro, attraverso il disegno di
un'infrastruttura con un approccio smarter, in funzione dei dati, ottimizzata per le differenti attività e gestita tramite tecnologie cloud.