In un'intervista al Corriere della Sera, il ministro Maurizio Sacconi auspica che i rapporti di lavoro siano sempre più condizionati dalla relazione diretta tra azienda e lavoratori piuttosto che dall'intervento statale. Un esempio eclatante del cambiamento già in atto è la vicenda di Pomigliano d'Arco.
Autore: Redazione ImpresaCity
"Meno Stato, più società". Questo lo slogan sostenuto da Maurizio Sacconi, ministro del lavoro e delle politiche sociali, in un'intervista al Corriere della Sera. ''Con la crisi mondiale – ha affermato Sacconi - finisce il Leviatano. Finisce lo Stato pesante e invasivo". I rapporti tra azienda e lavoratori sono destinati a cambiare radicalmente. Un esempio eclatante di questo cambiamento, secondo il ministro, è rappresentato dallo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco: " Un tempo la Fiat investiva nel Mezzogiorno se incoraggiata da incentivi pubblici – ha spiegato - oggi non chiede incentivi allo Stato, ma cerca nella stessa comunità dei lavoratori la convenienza a realizzare l'investimento. Come diceva Marco Biagi, non c'è incentivo finanziario che possa compensare un disincentivo regolatorio da norme o da contratti. Solo i lavoratori e le loro organizzazioni possono determinare quella produttività che garantisce il ritorno dell'investimento". Quanto al clamore suscitato dalla vicenda dei tre operai dello stabilimento FiatSata di Melfi, il ministro continua a non voler commentare il caso nello specifico. "Lascio al giudice vagliare il caso concreto e consiglio alla Fiat di evitare forzature" ha affermato. "Ma il caso solleva un problema generale - prosegue - dagli anni '70 si è affermato un metodo di lotta sindacale, per fortuna sempre più desueto, per cui chi sciopera, anche se minoranza, cerca di impedire agli altri di lavorare". "Tutto questo – conclude - non può essere più consentito non solo dalla competizione globale, ma anche dal rispetto che meritano tutte le persone e, perchè no, le stesse imprese".
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