HPE: la data economy è questione di sinergie

Le aziende italiane devono conoscere le tecnologie della digitalizzazione per capire come assimilarle. Farlo da soli è difficile, molto meglio mettere a frutto le tecnologie e le competenze disponibili nella rete degli HPE Innovation Lab.

Autore: Redazione ImpresaCity


Quando oggi, probabilmente anche troppo spesso, si afferma che “i dati sono il nuovo petrolio”, si usa una metafora efficace ma per certi versi ambivalente. Che si presta a due interpretazioni differenti, anche se complementari e collegate fra loro. Una è immediatamente percepibile, l’altra è quasi in secondo piano ma è altrettanto importante.

Il messaggio più chiaro è quello più frequentemente associato alla frase-slogan: i dati oggi costituiscono una potenziale fonte di guadagno per le imprese. Hanno cioè un valore che deve essere in qualche modo “estratto” con gli strumenti che le nuove tecnologie mettono a disposizione. La metafora del petrolio da questo punto di vista è azzeccata: come il petrolio va raffinato, anche i dati grezzi vanno “puliti” ed elaborati per trasformarli in informazioni. Sta in queste il vero valore dei dati.

Le aziende che comprendono questa visione dei dati e delle informazioni cominciano il loro cammino verso quella che sempre più spesso viene indicata come la data economy. Realizzano cioè il collegamento tra dati e informazioni, e tra queste e le azioni che permettono di far crescere il proprio business. Ottimizzando i modelli e i processi di business che già hanno. Ma anche, idealmente e in prospettiva, sviluppandone di nuovi.

C’è una data economy italiana

Nel concreto, questo vuol dire che le aziende si impegnano a raccogliere più dati possibili riguardo ai propri processi e al settore in cui operano. Dati che sono generati dai processi stessi, che vengono dalle interazioni con la clientela e la supply chain, che sono portati anche da fonti esterne. Analizzando questi dati si traggono le indicazioni per migliorarsi. Ad un livello “macro”, ossia nelle proprie strategie generali, come anche in iniziative puntuali più tattiche.

Si spazia dallo sviluppo prodotto secondo le esigenze espresse dalla clientela, anche in maniera latente, all’attuare azioni di marketing mirate. Dal variare continuamente l’approvvigionamento degli stock di magazzino, al debutto in un nuovo mercato. Dalle promozioni istantanee online alla gestione in tempo reale di tutta la supply chain e la produzione.

gianluca gamberoni web jpegGianluca Gamberoni, Channel Business Developer, Hewlett Packard Enterprise ItalyLe potenzialità della data economy sono davvero molto ampie, quindi. E le aziende italiane sono più pronte a coglierle di quanto molti non pensino. “Come spesso succede all’interno del mercato italiano - spiega in questo senso Gianluca Gamberoni, Channel Business Developer, Hewlett Packard Enterprise Italy - trend, tecnologie, soluzioni e modelli di business legati all’IT vengono recepiti dapprima a macchia di leopardo e poi in modo più organico e strutturato”. La data economy non ha fatto eccezione: “Sicuramente, in questo caso il periodo di ‘incubazione’ del concetto di valore del dato è stato più breve. Sono molte ormai le realtà che hanno capito come il dato sia un elemento grezzo che può e deve essere trasformato in oro dalle aziende di tutti i settori di mercato”, sottolinea Gamberoni.

In questa dinamica complessiva, prevedibilmente, le imprese si muovono ciascuna alla velocità e con le modalità che si ritengono più opportune. “La percezione - spiega Gamberoni - è che da una parte ci siano segmenti come Finance, Grande Distribuzione, Utility e le cosiddette web company che sono oggettivamente più avanti. Ma l’interesse e la necessità di affrontare un percorso di trasformazione del business legato al dato sono in crescita esponenziale su tutto il resto del mercato italiano. Anche grazie alle tematiche di edge computing e ‘servitizzazione’, che più di altre hanno il dato al centro e come elemento indispensabile per qualsiasi progetto o soluzione”.

Il ruolo dell’innovazione

Parlare di progetti e soluzioni significa scendere dai principi generali della data economy ai dettagli delle varie realizzazioni. Qui si vede come la metafora petrolifera apra la strada a un secondo possibile punto di vista. I dati sono petrolio perché hanno valore. Ma il petrolio raffinato diventa benzina, e i dati sono anch’essi una fonte “propulsiva” che serve all’azienda per alimentare i suoi processi. E per fare questo i dati-benzina devono essere sempre disponibili, circolare continuamente là dove servono, in maniera affidabile, sempre al sicuro.

C’è cioè una vera e propria “catena del valore” delle informazioni che è possibile instaurare e mantenere solo usando le tecnologie e le soluzioni più opportune. Tanto che, in questa fase, alcune stanno avendo più riscontri di altre. Nell’offerta di HPE - che è decisamente trasversale in quanto ad acquisizione, conservazione, protezione ed elaborazione dei dati - oggi “Per quanto riguarda la componente di sicurezza in generale - spiega Mauro Colombo, Hybrid IT Sales and Pre Sales Manager, Hewlett Packard Enterprise Italy - le soluzioni Aruba Networks garantiscono un accesso sicuro che si basa sull’analisi del comportamento. La sicurezza del dato viene invece garantita da architetture affidabili, tra cui lo storage HPE Primera che garantisce, unico sul mercato, il 100 percento di availability”.

mauro colombo webMauro Colombo, Hybrid IT Sales and Pre Sales Manager, Hewlett Packard Enterprise ItalyParlando invece di efficienza, “Le soluzioni di HPE storage integrano una soluzione di AI che permette di fare manutenzione predittiva, ma soprattutto di facilitare la gestione attraverso integrazioni con sistemi di virtualizzazione e apparati di rete. La vista integrata dell’infrastruttura permette ad esempio di individuare chiaramente le problematiche e di risolverle in tempi rapidi”, sintetizza Colombo.

Conoscere la tecnologia

Il problema principale associato alle tecnologie della digitalizzazione, almeno per la gran parte delle imprese, è duplice. Da un lato è praticamente indispensabile venire a contatto con esse, sperimentarle ed assimilarle per capire se e come applicarle nei propri processi. Dall’altro questo è spesso impossibile da fare in autonomia. Le imprese non hanno sempre le competenze, i mezzi e le occasioni per familiarizzare con tutte le tecnologie che potenzialmente sarebbero loro utili.

Da questo deriva l’importanza sempre maggiore che hanno i centri di competenza, come luogo di incontro e sperimentazione, e più in generale i partner tecnologici sul territorio. Due componenti che HPE ha combinato nei suoi HPE Innovation Lab. Che oggi permettono ai clienti di affrontare tematiche e soluzioni legate alla data economy. Questo avviene mettendo in contatto diretto le aziende utenti con tre elementi principali, spiega Gianluca Gamberoni: “In primis le soluzioni end-to-end che i partner sono in grado di portare sul mercato, con la loro Intellectual Property e la creazione di un ecosistema di vendor che vede il portafoglio HPE come abilitatore e acceleratore infrastrutturale. Poi la tecnologia HPE, che consente di rispondere alla crescita esponenziale di dati più o meno strutturati in modo sicuro, affidabile, scalabile, performante e semplice da gestire. Terzo elemento: la piattaforma HPE AI-driven grazie alla quale è possibile governare tutto questo in modalità predittiva, autonoma, self-healing e self-optimizing”.

Anche in questo caso è un vantaggio che tutte le figure coinvolte mettano in gioco le loro specificità: “Ogni partner HPE InnoLab - sottolinea Gamberoni - porta competenze specifiche in ambiti diversi, che vanno dalle soluzioni IoT industriali a quelle destinate a progetti di Smart City, da progetti in ambito Big Data a quelli legati all’intelligenza artificiale. Non a caso proprio le competenze che rispecchiano i trend più richiesti dalle aziende italiane”.

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