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Se i CIO puntano a un’integrazione progressiva verso il cloud

Una ricerca Aused presentata durante un evento organizzato da Elmec Informatica e Deloitte identifica le resistenze al cloud e ne mette in luce le opportunità

Autore: Redazione ImpresaCity

I vantaggi del cloud sono noti a tutti. Ma anche tra i CIO che lo stanno già utilizzando permane tuttora cautela verso una completa migrazione verso il cloud: un’azienda su tre non l’ha ancora programmata, in base a quanto emerso nel corso dell’evento “Cloud: don’t panic”, organizzato a fine ottobre da Elmec Informatica e Deloitte.

Attraverso l’analisi sviluppata da Aused, l’Associazione utilizzatori sistemi e tecnologie dell’informazione, l’evento ha analizzato tra l’altro i dati emersi da un sondaggio condotto su un campione di 32 CIO di aziende medio-grandi che hanno già avviato il proprio percorso verso la trasformazione cloud, con il 97% che ha già adottato almeno un’applicazione. Quasi due CIO su tre, pari al 64%, puntano a una migrazione dei propri sistemi sul cloud utilizzando, nell’80% dei casi, una soluzione hybrid cloud.

Non solo: pur trovandosi ampiamente a proprio agio con questo genere di tecnologia, permane un approccio improntato alla cautela generato da una percezione della complessità della migrazione al cloud (per il 47% è abbastanza complessa, per il 31% è estremamente complessa). Per questo, il 97% punta a una migrazione progressiva anziché a un cambiamento radicale nel breve termine.

La top 3 dei fattori che determinano la cautela verso la migrazione è guidata dal fattore costi, avvertito dal 42%; al secondo posto figura la mancanza di skill adeguati o di una cultura aziendale pronta a questo passaggio, avvertita al 33%; la sicurezza informatica è invece un fattore sentito dal 12% degli intervistati.

L’opzione per un hybrid cloud è poi dettata da cinque rischi percepiti dei confronti del public cloud puro: dipendenza dai cloud service provider (segnalata dal 28% del campione); mancanza di skill, indicata dal 23%; le criticità dell’integrazione con i sistemi aziendali sviluppati negli anni precedenti, i cosiddetti sistemi legacy (per il 20%). Seguono infine il timore per la sicurezza dei dati e delle applicazioni (un rischio per il 14% del campione) e l’impatto sull’operatività (avvertito dall’11%).





La crescita della fiducia verso i vantaggi offerti dal cloud necessita di tempo e di passaggi per fasi. Per questo abbiamo sviluppato l’approccio Cloud Best: sfruttiamo sempre la migliore opzione per ogni singola applicazione, tenendo conto di tecnologia e performance. Le soluzioni possono così poggiare sulle maggiori piattaforme di public cloud (come AWS, GCP e Azure) oppure sul nostro Green Data Center proprietario - con livello di sicurezza Tier IV e servizio tecnico 24/7 - o su quelli delle aziende stesse permettendo una gestione completa sia delle applicazioni di business sia dei sistemi”, evidenzia Nicola Ciniero, board member di Elmec Informatica.

michele paolin deloitteMichele Paolin di Deloitte

Lavorare con i dati consente di analizzare KPI e processi, per arrivare a elaborare decisioni efficaci e aumentare la propria competitività sul mercato. Questo vantaggio è il fattore che mette in moto la migrazione verso il cloud. Il percorso può essere fatto per fasi successive. Proprio per questo Deloitte intende accompagnare le aziende nella migrazione consapevole sia degli aspetti tecnologici sia di quelli legati ai cambiamenti organizzativi, senza dimenticare i nuovi modelli operativi e la cyber security. Dedichiamo poi particolare attenzione all’impatto contabile e fiscale della migrazione verso soluzioni cloud, che può essere agevolata dai crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0, garantiti dal Pnrr”, conclude Michele Paolin, Cloud Migration & Managed Services Leader, Partner Deloitte Consulting.

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