La Collaboration alla conquista di nuovi spazi

Soluzioni e strumenti innovativi favoriscono Smart working e Digital workplace

Autore: Edoardo Bellocchi


Trasformazione digitale e trasformazione del lavoro. Nel nuovo scenario creato dalla crescente digitalizzazione delle aziende, i cambiamenti procedono di pari passo, se non più rapidamente. È infatti indubbio che fenomeni quali collaboration, digital workplace, mobility, smart working o altro, stiano cambiando i connotati al classico panorama organizzativo delle aziende, con importanti risvolti sia per i lavoratori sia per tutte le funzioni coinvolte.

Del resto, gli strumenti tecnologici non mancano: la connettività always on, anche fuori dall’azienda, su dispositivi più vari come notebook, smartphone e tablet permette a tutti di essere costantemente produttivi. E la disponibilità crescente di piattaforme di condivisione e di conferenza realmente performanti ha fatto il resto, grazie anche alla pervasività del cloud. Nell’era digitale, è infatti sempre più necessario che a trasformarsi debbano essere sia lo spazio di lavoro, fisico e virtuale nello stesso tempo, sia la forza lavoro, sempre più distribuita e connessa, sia infine il modo di lavorare, più agile e automatizzato.
 

La conquista degli spazi

Anche in Italia il fenomeno conquista sempre nuovi spazi: secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, resi noti a fine ottobre, gli smart worker, intesi come lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro, disponendo di strumenti digitali per lavorare in mobilità, sono ormai circa 570mila, in crescita del 20% rispetto al 2018, e mediamente presentano un grado di soddisfazione e coinvolgimento nel proprio lavoro molto più elevato di coloro che lavorano in modalità tradizionale: il 76% si dice soddisfatto della sua professione, contro il 55% degli altri dipendenti; uno su tre si sente pienamente coinvolto nella realtà in cui opera e ne condivide valori, obiettivi e priorità, contro il 21% dei colleghi. 

Consenso crescente

Il consenso cresce anche dal lato delle imprese: nel 2019 la percentuale di grandi imprese che ha avviato al suo interno progetti di Smart Working è del 58%, in lieve crescita rispetto al 56% del 2018. A queste percentuali vanno aggiunte un 7% di imprese che ha già attivato iniziative informali e un 5% che prevede di farlo nei prossimi dodici mesi. Del restante 30%, il 22% dichiara probabile l’introduzione futura e soltanto l’8% non sa se lo introdurrà o non manifesta alcun interesse. A fronte di questa crescita modesta, c’è da registrare un aumento di maturità delle iniziative, che abbandonano lo stato di sperimentazione e vengono estese a un maggior numero di lavoratori: circa metà dei progetti analizzati è già a regime e la popolazione aziendale media coinvolta passa dal 32% al 48%. 

Tra PMI e PA

Il fenomeno non è confinato solo nei contesti di maggiori dimensioni, in quanto anche tra le Piccole e Medie Imprese c’è un aumento della diffusione dello Smart Working: i progetti strutturati passano dall’8% dello scorso anno al 12% attuale, quelli informali dal 16% al 18%, anche se aumenta in modo preoccupante anche la percentuale di imprese disinteressate al tema, che passa dal 38 al 51%. A questo fa da contraltare una crescita davvero significativa nell’ambito delle Pubbliche Amministrazioni: in un anno nel settore pubblico raddoppiano i progetti strutturati di Smart Working (passando dall’8% al 16%), con il 7% delle PA che ha attivato iniziative informali (l’1% del 2018) e il 6% che le avvierà nei prossimi dodici mesi. Le più avanzate sono le PA di grandi dimensioni, che nel 42% dei casi hanno già introdotto iniziative strutturate e nel 7% hanno attivato iniziative informali. Nonostante questi dati incoraggianti, il ritardo resta evidente, con quasi 4 PA su 10 che non hanno progetti di Smart Working e sono incerte (31%) o addirittura disinteressate (7%) rispetto alla sua introduzione.

Vantaggi evidenti

E i benefici? Secondo la ricerca, i principali vantaggi riscontrati dall’adozione dello Smart Working sono il miglioramento dell’equilibrio fra vita professionale e privata (46%) e la crescita della motivazione e del coinvolgimento dei dipendenti (35%). Ma la gestione degli smart worker presenta secondo i manager anche alcuni aspetti critici, in particolare le difficoltà nel gestire le urgenze (per il 34% dei responsabili), nell’utilizzare le tecnologie (32%) e nel pianificare le attività (26%), anche se il 46% dei manager dichiara di non aver riscontrato alcun problema. Se si interrogano gli smart worker, invece, la prima difficoltà a emergere è la percezione di isolamento (35%), poi le distrazioni esterne (21%), i problemi di comunicazione e collaborazione virtuale (11%) e la barriera tecnologica (11%). Insomma, il fenomeno della collaboration in azienda e fuori non è più limitato a poche realtà all’avanguardia, grazie anche all’opera dei vendor più attenti e innovativi, che non hanno esitato a realizzare nuove soluzioni e nuovi strumenti a supporto delle nuove forme di lavoro, come si può vedere nelle risposte alle nostre domande. 

Domande 
1 - In che misura la digital transformation ha favorito l’affermazione di nuove modalità di lavoro in azienda?

2 - Digital workplace, smart working, mobility, collaboration: quali soluzioni proponete alle aziende per affrontare questi e altri fenomeni?  
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La collaboration alla conquista di nuovi spazi

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