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Oracle, se lo stress da lavoro si combatte con l’intelligenza artificiale

Una ricerca mondiale rivela che rivolgersi a “robot” potenziati dall’AI può aiutare a migliorare il benessere mentale più di quanto possa fare una persona reale

Cloud Mercato e Lavoro
Nell'anno più stressante di sempre per i lavoratori di tutto il mondo, anche per effetto della nota pandemia, le persone desiderano essere aiutate anche con strumenti che utilizzano l’intelligenza artificiale. Lo rivela uno studio di Oracle e Workplace Intelligence, società di consulenza e ricerca per le risorse umane.

La ricerca “AI@Work 2020”, che ha coinvolto oltre 12.000 persone in 11 Paesi del mondo, Italia compresa, ha rivelato che la pandemia Covid-19 ha aumentato lo stress, l'ansia e il rischio di burn-out sul lavoro, facendo anche emergere che chi si trova difficoltà preferirebbe rivolgersi a “robot” potenziati dall’intelligenza artificiale, invece che a persone in carne e ossa, compreso il proprio manager.

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Ansia e stress

Più in dettaglio, nel 2020 il 70% delle persone ha avvertito più stress e ansia sul lavoro rispetto a qualsiasi altro anno precedente. Ciò ha prodotto un impatto negativo sul benessere psicologico del 78% della forza lavoro globale, causando in particolare più stress (38%), mancanza di equilibrio tra lavoro e vita privata (35%), burn-out (25%), depressione da assenza di socializzazione (25%) e solitudine (14%).

Anche in Italia i lavoratori hanno dichiarato livelli di stress e ansia molto superiori, anche se in misura leggermente minore rispetto al risultato globale della ricerca: il 62% ha infatti dichiarato che questo è stato l’anno più stressante di sempre e il 65% dichiara di aver vissuto un impatto negativo sul proprio benessere psicologico.

Non solo: dato che lavorando da remoto i confini tra il mondo personale e quello professionale si sono diluiti, il 35% delle persone ha dichiarato di aver lavorato oltre 40 ore in più ogni mese e il 25% delle persone nel mondo dichiara di aver sperimentato un burn-out per il super lavoro.

Nonostante alcuni svantaggi percepiti nel lavoro a distanza, però, il 62% delle persone trova il lavoro da remoto più interessante ora, rispetto a prima della pandemia, affermando di aver avuto più tempo da trascorrere con la famiglia (51%), per riposare (31%) e per portare a termine i propri compiti (30%). Questo giudizio tutto sommato positivo accomuna anche i lavoratori italiani, che nel 59% dei casi hanno dichiarato di trovare ora più interessante di prima l’opzione del lavoro da remoto.

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L'ora dell'Intelligenza Artificiale

Ma è un fatto che oggi si esige di più dalla tecnologia: non più solo strumenti di collaborazione efficaci per lavorare, ma anche mezzi di sostegno al benessere mentale. Non a caso, solo il 18% degli interpellati ha dichiarato che preferirebbe aprire un discorso sulla propria salute mentale con una persona invece che con un “robot”, come per esempio un bot basato sull’Intelligenza Artificiale. Questo perché le persone ritengono che un’intelligenza artificiale possa creare una “free zone”, ovvero una “zona priva di giudizio” (34%), che possa essere un interlocutore imparziale (30%) e che possa fornire risposte rapide su domande specifiche relative alla propria salute mentale (29%).

Ecco perché il 68% delle persone interpellate a livello globale (il 57% in Italia) preferirebbe parlare con un robot invece che con il proprio manager dello stress e dell'ansia sul lavoro, e l'80% delle persone (71% per l’Italia) è aperta all’idea di utilizzarlo come consulente o terapeuta. 

Non solo: il 75% afferma che l’Intelligenza Artificiale ha già dato un contributo positivo al benessere psicologico, in quanto strumento di lavoro. I principali vantaggi rilevati sono stati l’aver avuto disponibilità delle informazioni necessarie per svolgere il proprio lavoro in modo più efficiente (31%), l'automazione delle attività e la riduzione del carico di lavoro e la riduzione dello stress grazie al supporto nel dare le giuste priorità alle varie attività (27%).

In questo senso, l'intelligenza artificiale ha anche aiutato la maggioranza dei lavoratori ad accorciare la settimana lavorativa: nel 51% dei casi ritengono che abbia consentito di prendersi più tempo di riposo. Oltre la metà degli intervistati afferma che la tecnologia AI aumenta la produttività dei dipendenti (63%), migliora la soddisfazione sul lavoro (54%) e migliora il benessere generale (52%).

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E il lavoro da remoto?

Infine, lo studio ha rilevato altri problemi legati al lavoro da remoto. L’84% dei lavoratori nel mondo e il 76% in Italia ha dichiarato di aver affrontato delle difficoltà, quali la mancata distinzione tra vita personale e lavorativa (41%), problemi di salute mentale quali stress e ansia (33%), stress e ansia che, per il 42% del campione, fanno precipitare la produttività personale; infine, il 40% ha affermato che questo può portare a prendere decisioni meno efficaci e ponderate.

Con la pandemia globale, la salute mentale è diventata non solo una questione sociale più ampia, ma una delle principali sfide sul posto di lavoro. Ha un impatto profondo sulle prestazioni individuali, sull'efficacia del team e sulla produttività organizzativa. Ora più che mai, si tratta di un argomento importante in azienda, e i dipendenti chiedono ai datori di lavoro di farsi avanti e fornire soluzioni”, ha commentato Emily He, vicepresidente senior di Oracle Cloud HCM.
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