Facebook, Amazon, Netflix, Google (Alphabet), le quattro big del
Nasdaq, assurte ad emblema dell’economia digitale e ora immortalate dal popolare acronimo
FANG (qualcuno ha poi aggiunto anche
Apple modificandolo in
FAANG), sono il carro che continua a trainare la crescita del listino tecnologico a partire dal 2009, anno del crack di Lehman Brothers.
Negli utlimi cinque anni la crescita del digitale sotto l'effetto benefico della
globalizzazione ha portato il Nasdaq ad eguagliare e poi superare il valore raggiunto ai tempi della internet economy, riscattando le più pessime previsioni. Certo, ci sono voluti ben 17 anni prima di restaurare la borsa americana e azzerare il danno prodotto dalla
bolla delle dotcom. Ricordiamo, infatti, che nel marzo 2000 il Nasdaq aveva raggiunto quota 5.132 per poi nel giro di qualche mese toccare il fondo a 1.470.
Eppure, adessso, superato quel limite (il Nasdaq viaggia intorno a 5.700) ci si sente sull’orlo di una vertigine: da una parte la convinzione dell’ulteriore potenziale espansione del valore dell’impresa digitale, dall’altra la sensazione di fluttuare in campo aperto senza venti in grado di sostenere il viaggio prossimo futuro; la paura di una prossima, inevitabile,
bolla finanziaria, questa volta alimentata dalla
rivoluzione digitale 4.0.
Ma non vi sono né
analytics né
intelligenza artificiale che possano aiutare: nulla e nessuno può affermare, nemmeno con sufficiente approssimazione, quanto o cosa potrà accadere. Il FANG, intanto, continua a crescere sostenendo le blue chip americane e il capitale globale. Dall’inizio dell’anno Facebook, Amazon, Netflix e Google hanno messo a segno una crescita superiore al 30% a fronte di un + 20% del Nasdaq e di un + 8% dell’S&P 500. Dinamica che consolida le
performance monster degli utlimi quattro anni: + 540% Facebook, + 260% Amazon, +440% Netflixe e + 124% Google.
Paladini di un’economia digitale, al pari di quella che fu
Cisco e il networking ai tempi delle dotcom, le FANG companies sono la scommessa vivente di un mondo possibile, non più virtuale, basato sui dati, nuovo petrolio del mondo degli affari e dei profitti, basti pensare che con l’aggiunta di Apple hanno una capitalizzazione del 12% superiore all’S&P 500, indice in cui sono raccolte le maggiori 500 società americane.
Il paradigma dei
dati come nuovo petrolio dell’economia è infine stigmatizzato dal grafico di fine 2015, qui riportato, momento nel quale il valore dei big four del cartello digitale raggiunse e superò quello delle aziende appartenenti al settore dell’energia. Fenomeno sancito altrimenti il primo di febbraio del 2016, giorno in cui Facebook superò il valore di capitalizzazione del colosso dell’energia Exxon.