HPE (Venturi), ritorno al futuro con la tecnologia nel Dna

Stefano Venturi, Corporate VP e AD della società, declina la strategia aziendale alla luce delle ultime operazioni e traguarda il futuro. Focus sulle ultime innovazioni tecnologiche presentate a Discover di Londra

Autore: Barbara Torresani

Una storia di tecnologia che prosegue nel solco dell’innovazione: è quella di HPE (un tempo HP, azienda che nel novembre 2015 si è scissa in HPE e HP Inc, ndr) ricordata in alcune sue tappe principali da Stefano Venturi, Corporate Vice President e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia, incontrato di recente per inquadrare il momento societario e, soprattutto, illustrare le principali novità presentate alla recente all’edizione londinese di Discover:

Stefano Venturi, Corporate Vice President e Amministratore Delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia
“HPE ha nel proprio Dna l’innovazione e la trasformazione a partire da quel garage di Palo Alto dove i due fondatori, precursori di molte innovazioni in vari settori, partirono dagli oscillatori audio per poi aggiungere nel tempo altre competenze, come gli strumenti di misura a onde elettromagnetichei led a fibre ottiche per approdare nella seconda metà degli anni ‘70 nel mondo dell’IT". Tra altre innovazioni Venturi cita anche la prima stampante laser e la prima stampante inkjet. La prima grande svolta innovativa dell’azienda risale invece ai primi anni 2000 quando HP scelse per prima di mettere il sistema operativo Linux nei server dei data center:Una scelta per nulla ovvia perché ancora oggi alcuni vendor lavorano con ambienti operativi e protocolli proprietari", sottolinea. Una scelta di non ritorno che ha aperto l’azienda a ulteriori percorsi di innovazione, diventando, di fatto, la numero 1 nel mercato dei server data center e non solo. Da allora è iniziata una corsa sempre più accelerata, nel corso della quale accanto al predominio nei server HP ha investito in settori più disparati, uscendo dalla linea originaria della pura tecnologia: accanto a server, pc e stampanti, dove l’innovazione si è espressa al meglio, l’attenzione è andata a software e servizi, raggiungendo spesso la leadership. Oggi però – dice Venturi - vince la focalizzazione: da qui la separazione di HPE da HP Inc lo scorso anno, quest’ultima concentrata sul mondo PC e stampanti, per dare via al nuovo corso che riporta HPE alle origini, al computing, agli ambiti che hanno creato valore e la persistenza dell’azienda.
L’idea di fondo delinata dal ceo Meg Whitman è quella di sviluppare tecnologie all’avanguardia, che innovano, fatta di nuove categorie di prodotti e nuove modalità di fare le cose, che poggiano su idee fortemente innovative. Per fare ciò l’anno scorso a novembre si è separata da HP Inc, “perché pc e stampanti sono un mondo dove non potevamo più contribuire a fare vera innovazione”, rimarca Venturi.  

Servizi e software separati
Dopo la separazione da HP Inc, gli ultimi annunci relativi all’azienda riguardano l’operazione di spin&merge (spin off and merge, separazione e fusione) con Csc sul fronte servizi – che si concluderà a livello mondiale il 31 dicembre prossimo per dare vita a una nuova azienda di servizi, le cui varie legal entity a livello locale saranno create nel periodo che va dal 1 gennaio fino a fine marzo. Una divisione oggi profittevole che fa utili – di cui 2/3 appartiene ad Hpe – che fa 10,6% di operating profit, che partirà il prossimo 31 marzoun vendor di servizi secondo solo ad Accenture (il riferimento è ai pure player e non a quelli che offrono anche hw e sw, ndr) che poggia su un team di 150 mila persone nel mondo e qualche migliaio in Italia. Un’azienda quotata in Borsa, che avrà un nome diverso da Hpe e da Csc. Un’operazione del valore di 8 miliardi, in cui come cash in ad Hpe andrà solo 1,5 miliardi di dollari, mentre il 50% sarà ridistribuito ai nuovi azionisti della nuova azienda. 
Il prossimo agosto invece si concluderà la cessione del ramo software a Micro Focus (nella sua divisione Suse, ndr), in cui ancora una volta 2/3 del business sarà costituito da tecnologie Hpe.   
"Hpe una vera Public Company enfatizza Venturi – perché non risponde a nessun azionista che dà istruzioni al board, ma appartiene al mercato. E’ un’azienda a favore dei singoli azionisti oggi focalizzata su tre business portanti: tecnologie afferenti il mondo data center e networking; i servizi e il software.”
Venturi non si stanca di rimarcare il concetto di etica e cultura aziendale, dell’importanza degli individui  e della forza della squadra; un’aria di condivisione e restituzione che si respira nei corridoi dell’azienda dove regna l’open space: “Puntiamo a rimettere al centro la cultura fondativa dell’azienda, come mi spiegò Meg Withman per convincermi ad abbracciare l’avventura di HP, oggi Hpe, con l’obiettivo di partecipare al rifacimento di una grande impresa che fa innovazione ad alto livello. Tutte le recenti operazioni di spin off non sono state fatte infatti nella logica di liberarci da alcune zavorre ma rappresentano un grande lavoro manageriale per una ragione strategica; sono attività tutte risanate e rese profittevoli, oggi vendute con valore importante agli azionisti al fine di consentire ad Hpe di restare focalizzata sull’innovazione tecnologica”.  

Una nuova era tecnologica: potenza elaborativa fluida per tutti
Un’innovazione tecnologica che è caratterizzata da accelerazioni non lineari, a scaloni sempre più ripidi e ravvicinati : “Dopo quelle del www, del social e della mobilità oggi è tempo di forze propulsive come IoT, Big Data e Analytics,  unite al cloud. Un cloud che non è una risorsa scarsa ma consente di mettere potenza elaborativa a disposizione di tanti in modo modulare e granulare, abilitando l’Economia delle Idee di cui parla Meg Whitman: chiunque ha un’idea può metterla a terra velocemente e svilupparla senza la necessità di grandi investimenti e infrastrutture, dando un’accelerazione fortissima al mondo della tecnologia. Un mondo ibrido, che porterà necessità di elaborazione dati in crescita esponenziale, che vanno analizzati in modo intelligente, in real time, con costi sempre decrescenti. E ogni volta che c’è un’accelerazione vince chi si specializza e focalizza e Hpe pensa di avere intrapreso la strada giusta, nonostante i detrattori là fuori: piccolo e focalizzato è meglio di grande e generalista, questa è la posizione di Hpe, a cui i risultati stanno dando ragione”, sottolinea Venturi.


In concreto, la strada percorsa oggi da HPE guarda a un nuovo modo di fare computing, un modo rivoluzionario computing centric, che stravolge il modo tradizionale di fare i data center:Sarà un mondo ibrido di scambio di capacità elaborativa, al pari dello smart grid elettrico: il nostro è obiettivo è arrivare allo smart grid dei data center sia dei clienti sia dei cloud provider. Una modalità di scambiarsi la disponibilità residua di potenza elaborativa dei data center, abbattendo i costi. E per fare ciò al meglio è necessario avere tecnologie fluide dove non c’è più distinzione tra interno ed esterno. Un mondo liquido di fruizione della potenza elaborativa, che Hpe fa con sistemi aperti, possibilmente open source. Senza dimenticare l’altro fronte di riferimento dell’IoT, dove ha sviluppato piattaforme multivendor, in grado di aggregare dati di vari vendor abbattendo il costo della loro aggregazione fino all’80%”.
E conclude: “Il sogno della disponibilità di potenza elaborativa dei dati per tutti si realizza se fatto a costi marginali in modo che il mondo del computing diventi come il mondo delle reti nell’era Internet, dove la fruizione di grande capacità allora di collegamento e oggi e domani di computing sia alla portata di tutti. E per fare ciò occorre specializzarsi.” 

Memory driven computing, beyond limits
L’innovazione tecnologica del vendor prende quindi sempre più forma e sostanza. Gli ultimi tasselli della strategia sono stati presentati al recente appuntamento europeo Discover a Londra. Li illustra nelle linee principali Giuseppe Cicchirillo, Product Manager Data Center & Hybrid Cloud Hewlett Packard Enterprise a partire dal primo prototipo del progetto The Machine. Nato dalla ricerca dei Labs Hpe, il progetto avviato circa due anni fa, raggiunge oggi un primo traguardo; si tratta del primo esempio di memory driven computing, “che supera i limiti attuali per creare il computer di domani e ripensare tutti i settori merceologici: una tecnologia rivoluzionaria che cambierà radicalmente l’IT, con capacità prestazionali e di calcono di ordini di grandezza superiori rispetto al computing tradizionale - afferma. Una riscrittura del modello architetturale che risponde a nuove istanze di Big data, Analytics,  IoT, adottando l’approccio open in un disegno collaborativo e che fa della sicurezza e della semplicità – è portabile dall’edge al data center -  ulteriori elementi distintivi."

Giuseppe Cicchirillo, Product Manager Data Center & Hybrid Cloud Hewlett Packard Enterprise
Un nuovo modello architetturale che passa da un’architettura tradizionale con al centro la capacità computazionale e il processore a uno moderna che mette al centro la memoria universale  (il dato) - reingenerizzata - con il supporto della fotonica, in grado di essere disponibile in ogni istante da un insieme di chip dove si integrano porzioni di un sistema operativo sviluppate  dal mondo delle community. L’idea di fondo è portare il dato a diventare un oggetto di conoscenza e interpretazione in real time attraverso uno stack architetturale hardware e software che dal basso prevede un ridisegno molto efficiente dell’hardware con la fotonica, quindi con l’ottica che va a sostituire il rame di interconnessione, memoria e Cpu con la riscrittura di sistemi operativi basati su Linux e modelli di programmazione diversi dal passato, con una gestione di scalabilità  ‘infinita’ e la possibilità di avere algoritmi con una scalabilità di elaborazione in Exabyte con l’obiettivo principale di avere l’elaborazione complessa di un algoritmo visualizzata in tempo reale con gli analytics che riescono a visualizzare in tempo reale il risultato immediato, con la predisposizione di meccanismi di sicurezza nel silicio in grado di garantire la sicurezza del dato e dell’elaborazione di esso. Una capacità di calcolo che consente di avere modelli di simulazione molti più complessi rispetto a quelli odierni, in cui The Machine è in grado di dare subito visibilità del risultato facendo anche più simulazioni contemporanee.


Ciò significa poter fare elaborazioni che oggi si fanno in settimane in minuti: per esempio, in ambito del commercio per fare advertising personalizzate in tempo reale, o previsioni del tempo con capacità di elaborazioni in secondi o in tempo reale. E ancora modelli probabilistici e statistici in grado di dare più velocemente risultati per favorire tempi decisionali molto più rapidi vicino al real time: in ambito algoritmi di gioco,  oppure nella gestione delle flotte aerea e del traffico aereo, nell’healtcare dove  si possono mettere in correlazioni i dati del paziente al fine di individuare la giusta cura, nelle analisi prenatali.
Un progetto quello The Machine in continuo divenire che vedrà ulteriori prototipi nei prossimi anni che già oggi porta maggiori profittabilità ed efficienza, si pensi che è in grado di ottimizzare 160 rack in meno di un rack.  

Tecnologie componibili per l’hybrid IT, Cloud 28+, Data Center All-Flash
I primi effetti di questa che è ritenuta da Hpe una rivoluzione tecnologica si possono già vedere nell’infrastruttura Synergy, la Composable Infrastructure, annunciata nel corso dell’edizione 2015 di Discover a Londra e in Italia lo scorso 4 ottobre, una nuova categoria che porterà le innovazioni di The Machine in modo graduale all’interno di una tecnologia che fa da ponte tra quelle attuali e quelle del futuro.
Un’infrastruttura che coniuga in un pool di risorse fluide - capacità computazionali, storage e di fabric-, appoggiandosi a un’intelligenza software  in grado di automatizzare e rendere sempre più flessibile ‘un’esperienza cloud on premise’, interfacciandosi verso le applicazioni attraverso API unificate che consentono di gestire l’infrastruttura come un codice, componendo e scomponendo l’infrastruttura in modo dinamico e veloce, rappresentando la cloud like experience. Un’infrastruttura sviluppata al fine di abilitare in modo semplice l’hybrid IT con una semplificazione architetturale del data center, una nuova generazione di IT ibrido dove dati e applicazioni sono distribuiti in logica multicloud e il controllo del business richiede una console centralizzata per permettere al business di sviluppare le applicazioni e distribuirle, con diverse scelte di modelli architetturali - dal tradizionale, al cloud nativo fino a workload su conteiner - con un Devops che garantisce maggiore rapidità e flessibilità. Punto di ingresso di Synergy è OneView che nella nuova release diventa ancora più centrale portando il principio di automazione dell’infrastruttura alla base di  soluzioni iperconvergenti; la nuova release disponibile a primavera introduce Analytics e porta le soluzioni a diventare una sorta di erogatore di macchine virtuali come fosse un service provider interno.
E in questa direzione a Londra è stata annunciata l’integrazione di HPE Helion Cloud System Suite a bordo di Synergy, una soluzione basata su OpenStack e su tool di automazione cloud già pronta per l’IT bimodale, che abbraccia sia le applicazioni tradizionali sia quelle cloud native aprendo quindi le porte del data center verso uno scenario multicloud in una logica di brokering, decidendo in modo autonomo dove collocare i workload – facendo anche operazioni di costi specifici - e portando all’interno dell’azienda il catalogo servizi.
Catalogo disponibile sulla community Cloud 28+, un portale servizi che, nato oltre due anni fa in Europa,oggi si espande a livello globale aprendosi a partner statunitensi -  isv, service provider, system integrator - al fine di consentire loro di portare servizi e verticalizzazioni sul catalogo (oggi oltre migliaia partner nel mondo di cui una decina in Italia), in cui HPE fa da padrona nel fare dialogare questa comunità di partner ognuno del quale ha una propria offering.


In direzione evolutiva da segnalare anche un grosso passo avanti fatto nel mercato dell’iperconvergenza con il sistema HC 380 (presentato nei mesi) che porta il modello cloud on premise, erogando macchine virtuali come fosse un internal service provider, arricchito di funzionalità data analytics per fare previsioni di capacity planning, nonché nuove modalità di adozione di data center All Flash attraverso un programma in grado di velocizzare il mondo delle app, ridurre le operation all’interno della gestione di array all flash con un’attenzione alla sicurezza abbinato a modelli di consumo finanziario.
Il programma HPE 3PAR Flash Now ottimizza il cash flow con programmi di trade in o di posticipo dei pagamenti  in logica pay as you go, che porta l’adozione dell’ all flash on premise a costi paragonabili al public cloud a partire 0,03 dollari per GB utilizzabile al mese con capacità all flash HPE 3PAR StoreServ Storage e combinando più tecnologie complementari ed elementi di supporto all’interno del data center, garantendo Sla elevati con integrati strumenti di protezione del dato.
Il programma permette quindi ai clienti di sfruttare le performance, la protezione integrata dei dati, la disponibilità applicativa, la sicurezza e il controllo dello storage all-flash per i dati che devono mantenere negli ambienti on-premises. Più di un semplice programma di finanziamento, HPE 3PAR Flash Now accelera l'adozione dei data center all-flash, semplifica la migrazione dallo storage legacy, riduce i rischi e traccia un percorso di crescita trasparente per poter gestire le future transizioni tecnologiche. L'iniziativa riunisce innovazioni tecnologiche, programmi e servizi come HPE Flexible Capacity e Pre-Provisioning.  


La frontiera IoT

E un capitolo a sé merita il tema dell’Internet delle Cose su cui HPE si è focalizzata, che apre scenari incredibili, permeando tutto: singoli e persone, aziende e settori merceologici, nessuno sarà immune. “La digitalizzazione porterà un enorme incremento di efficienza e produttività, con la possibilità di rimuovere i silos dei dati e abilitare l’ interconnessione tra essi, con operazioni in modo automatizzata e introduzione di nuovi servizi”, afferma Cicchirillo. E le applicazioni sono infinite: smart factory - con la sensoristica nei macchinari, realtà virtuale per la diagnostica e la manutenzione, asset management; smart city (qui si colloca l’accordo con Nokia, ), …, qualsiasi applicabilità nella vita reale.


Sul fronte tecnologico si forma un ecosistema, in cui HPE sta sviluppando alleanze e collaborazioni Oem mettendo l’IT è al centro per fornire piattaforme, edge in grado di raccogliere e distribuire dati, nuove tecnologie di sicurezza e sviluppo di nuovi servizi.
In questa direzione, a Discover ha presentato nuove soluzioni che aiutano le aziende a introdurre dispositivi IoT all'interno di ambienti di aziende enterprise e industriali. Le novità includono: HPE Mobile Virtual Network Enabler, HPE Universal IoT Platform, Aruba ClearPass Universal Profiler, Aruba 2540 IoT-Ready Access Switch e l’espansione delle partnership dei sistemi Edgeline nell'edge computing e nel controllo integrato.
In particolare per migliorare le economie di scala dei grandi progetti IoT su reti Wan, ha presentato il nuovo Hpe Mobile Virtual Network Enabler e ha introdotto miglioramenti alla HPE Universal IoT Platform. Il primo fornisce ai clienti un controllo di livello superiore sui dispositivi IoT che richiedono connettività e servizi cellulari, promuovendo l'ingresso di nuovi Mvno (Mobile Virtual Network Operator) specializzati nell'IoT che possono rivendere connettività IoT direttamente ai clienti a prezzi indicati per grandi progetti di tipo M2M (Machine-to-Machine) e legati all'IoT su vasta scala.
I miglioramenti della HPE Universal IoT Platform riguardano in particolare il supporto degli standard M2M di tipo "Lightweight" per implementare interoperabilità plug-and-play tra i dispositivi IoT e i servizi della piattaforma UIoT, l’ampliamento della gestione dei dispositivi  per la gestione di dispositivi SIM e non-SIM attraverso più sistemi, dispositivi e applicazionie  l’ampliamento del supporto dei gateway LoRa – consente l'utilizzo di più gateway LoRa con un set comune di applicazioni per semplificare il provisioning e il controllo dei dispositivi in ambienti LoRa eterogenei. Tra gli altri annunci Aruba ClearPass Universal Profiler e gli Access Switch IoT-ready Aruba 2540, due nuove soluzioni che identificano e classificano tutti i dispositivi IoT che si connettono alla rete abbattendo i costi per porta della connettività IoT cablata.

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