Pubblicati i dati della CIO Survey 2016 promossa da Capgemini, Hewlett Packard Enterprise e TIM

Miglioramento delle performance aziendali,innovazione dell’offering, innovazione dei processi interni ai primi posti tra le sfide business 2016.

Autore: Redazione ImpresaCity

Pubblicati i risultati della CIO Survey 2016, l’indagine su circa 70 responsabili ICT delle realtà private italiane, giunta alla sua decima edizione, promossa da Capgemini Italia, Hewlett Packard Enterprise e TIM e realizzata da NetConsulting cube.
L’edizione 2016 si sofferma soprattutto sulla Digital Transformation e sui cantieri digitali che i CIO stanno implementando con un approccio di IT bimodale, attraverso team interfunzionali che mettono a fattor comune conoscenze e competenze tecnologiche e business, rivedendo le politiche di sourcing, interagendo con un ecosistema di partner e fornitori esterni in evoluzione.

Le sfide business
Miglioramento delle performance di business e innovazione: queste le sfide concrete delle aziende per il 2016. Il miglioramento delle performance aziendali - incremento del fatturato, miglioramento della marginalità - è la priorità più sentita dal panel e riguarda più del 70% dei CIO delle aziende intervistate.
Al secondo posto l’innovazione di prodotto/servizio per il 58% dei CIO, seguito dall’innovazione dei processi interni che sarà una priorità per il 57% delle aziende. Il focus sul cliente si traduce nella necessità di migliorarne la conoscenza(48% dei CIO), attraverso strumenti di Data Analytics, e in una revisione delle strategie di vendita con obiettivo una gestione omnichannel del cliente (43%), priorità che presuppone un processo di integrazione tra canali fisici e canali virtuali. Le priorità più sentite dalle aziende sono anche quelle in cui più forte sarà il ruolo dell’ICT.

La Digital Transformation
La Digital Disruption è un fenomeno con diverse declinazioni – tecnologiche, organizzative, relazionali, e con diversi impatti sul business: un impatto dirompente per chi pensa che crei nuovi modelli di business (oltre metà del panel) e porterà a sostituire l’attuale offerta con nuovi prodotti e servizi; aiuterà a fare meglio, in maniera più efficiente, quello che si fa già (31% dei CIO); darà accesso a nuovi mercati, offrirà opportunità di ampliamento del business attuale (14%); per il restante 3% dei CIO non influenzerà il business. Per la metà del panel è un fenomeno già in corso, per il 25% l’impatto sarà evidente entro il 2018, per i restanti è un fenomeno di più lungo periodo.
Una possibile inerzia verso questo fenomeno compromette la capacità di competere (per più del 90% dei CIO) in un mercato sempre più complesso: rischio di mancata espansione del business, difficoltà a raggiungere nuovi segmenti di clientela/nuovi mercati, rischio di perdere quote di mercato e di portare avanti una gestione operativa inefficiente.
Nella metà del panel è il CIO che guida la digital strategy, seguito dal CMO (22,6%), in alcuni casi vengono costituiti Comitati Misti (13,2%) che la definiscano e ne seguano l’implementazione. Vi è consapevolezza sulla necessità di intervenire e di farlo con urgenza, con un piano organico e una vision: il 43% delle aziende ha definito un Masterplan di Digital Transformation, il 27% lo farà nel corso del 2016. Chi non prevede un Digital Masterplan (27% delle aziende) sta comunque indirizzando una serie di evoluzioni basate sui trend tecnologici del momento.

I cantieri digitali
Le tecnologie sono strumentali alla realizzazione di un percorso di Digital Transformation, su di esse si basano una serie di cantieri digitali che presuppongono cambiamenti a più ampio raggio (organizzativi, culturali, business). Con riferimento alle tecnologie su cui le aziende più stanno facendo leva: L’impatto della Digital transformation sul CIO e sulla sua struttura
Rispetto alle prime edizioni della CIO Survey, nelle ultime, il CIO si interfaccia con un numero ampio di interlocutori, in modo continuo e con maggiore intensità rispetto al passato. È un CIO sicuramente più vicino al cliente e al mercato perché più a contatto con le funzioni Marketing/Vendite/Gestione Clienti. Si relaziona di più con l’Organizzazione perché più frequenti sono gli interventi di revisione dei processi, di ruoli/funzioni, correlati alle evoluzioni tecnologiche.
L’intensità della relazione è elevata con l’area Vendite per il 71% dei CIO, con il Marketing per il 58,9% dei CIO, con la Gestione Clienti per il 54,5% e con l’Organizzazione per il 50%.Un approccio evoluto alla Digital Transformation comporta un’evoluzione nella gestione dell’IT: il 42% dei CIO mette in discussione scelte tecnologiche e organizzative fatte in passato e adotta già un modello di IT bimodale, il 22% lo farà entro il 2016, il 14% non prevede di considerarlo.La Digital Disruption genera la necessità di nuove competenze e nuovi profili.
I CIO sono consapevoli di non avere competenze adeguate in alcuni ambiti tecnologici – Data Science/Analytics (74,6%), programmazione e sviluppo Mobile (49,1%), IoT (43,6%), IT security (38,2%), Enterprise Architecture (38,2%), Cloud Computing (36,2%). Ma vanno rafforzate anche le competenze di ICT Governance (30,9%), nelle strutture di Project Management e Demand Management. Questo vuol dire che non sono sufficienti competenze tecniche, occorrono anche soft skill, come problem solving, multitasking, gestione dei rapporti interpersonali, team working.

Il cambiamento nelle politiche e nell’ecosistema di sourcing
Complessivamente, la spesa ICT del panel si mantiene stabile nel 2016 rispetto al 2015. Il ricorso all’outsourcing registrerà un incremento nel 2016 – il 32% delle aziende prevede un incremento della spesa in servizi di outsourcing, il 54% la mantiene comunque stabile. Il maggior ricorso all’outsourcing riguarderà soprattutto la gestione infrastrutturale, la system integration, lo sviluppo software e la maintenance applicativa.
Cambia l’ecosistema di fornitori e partner di riferimento: i Global ICT Vendor continuano a ricoprire un ruolo importante (per il 50% dei CIO) ma sempre più strategici diventano fornitori ICT focalizzati su specifiche aree/tecnologie (73,6%), Digital Agency (55,3%), start up innovative (47,1%), società di consulenza strategica in ambito ICT (29,2%) e provider che non hanno origine nel mondo ICT (21,1%).


Una analisi approfondita verrà pubblicata sul numero di Aprile 2016 di ImpresaCity Magazine

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