L’eccessiva frammentazione minaccia l’ecosistema Hadoop

L’iniziativa Open Data Platform, capitanata soprattutto da Ibm, Pivotal e Hortonworks, si propone di fornire una miglior compatibilità fra le differenti distribuzioni.

Autore: Redazione ImpresaCity

L’ecosistema che si è costruito attorno a Hadoop viene rallentato dalla frammentazione e dal lavoro disomogeneo condotto sul framework open source utilizzato per elaborare i big data. Da questa considerazione nasce l’iniziativa Open Data Platform (Odp), avviata da Ibm, Pivotal e Hortonworks, ma già capace di coinvolgere altre realtà come Sas, Infosys, Ge, Teradata, Capgemini, Emc, VMware, Splunk e Altiscale.
Obiettivo primario dell’alleanza è identificare le differenti versioni di Apache Hadoop e dei software che le supportano, allo scopo di ridurre gli sforzi delle imprese per costruire e manutenere sistemi complessi basati sul framework. Open Data Platform si prefigge di fornire una base sulla quale ogni fornitore di prodotti e servizi possa certificare le proprie soluzioni.
Il codice Hadoop è gestito dalla fondazione Apache Software, ma le differenti versioni commerciali in circolazione non sono tutte compatibili fra loro. I progetti complementari all’ambiente, come Hive, Ambari e ZooKeeper, hanno aggravato la complessità. L’approccio di Odp appare simile a quello che la fondazione Linux ha adottato con Lsb (Linux Standard Base), creato per ridurre i costi totali dell’Os open source, diminuendo le differenze fra le varie distribuzioni e, di conseguenza, gli sforzi richiesti per il porting delle applicazioni.
Definendo una biblioteca di base comune per Hadoop, l’alleanza Odp dovrebbe aiutare a comprendere le tecnologie e a determinare quali versioni possono essere utilizzate insieme. Le imprese potranno così integrare e associare più facilmente nei propri ambienti big data i software venduti sul mercato da differenti vendor.

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