Reporting ESG: da obbligo ad asset per l'innovazione

Secondo uno studio di osapiens le normative ESG non riguardano più solo la conformità, ma guidano l’innovazione di prodotto e l’efficienza operativa

Autore: Redazione ImpresaCity

A che punto è la rendicontazione sulla sostenibilità aziendale in Europa? In che modo l'automazione può trasformare gli obblighi normativi in leve strategiche? E perché alcuni Paesi stanno procedendo più rapidamente di altri (con l’Italia un po’ più indietro)? Queste sono le domande a cui cerca di dare una risposta lo studio “The State of Sustainability Reporting in Europe” condotto da osapiens, scale-up nata in Germania specializzata in soluzioni software per la sostenibilità. La ricerca ha raccolto le opinioni di 250 manager di aziende provenienti da Germania, Austria, Svizzera, Italia, Benelux, Paesi nordici, Francia e Spagna.  

Le normative sulla sostenibilità sono state a lungo percepite solo come un onere. Eppure i dati raccontano una storia diversa: l’81% dei manager che si occupano di sostenibilità in Europa considera oggi il reporting di un motore di innovazione e di vantaggio competitivo. Con oltre il 77% delle aziende che ha già automatizzato almeno in parte i propri processi di rendicontazione e inizia a raccogliere i frutti dei primi investimenti. Tuttavia, la mancanza di competenze interne in ambito ESG continua a rallentare i progressi nei diversi mercati: il 25% degli intervistati la riconosce come principale criticità.

Per quanto riguarda la rendicontazione di sostenibilità e l’automazione dei processi ESG, il ritmo della trasformazione varia notevolmente tra le diverse regioni prese in esame. L’Italia si colloca nella fascia europea media, con il 60% delle aziende che dichiara di aver introdotto qualche forma di automazione nelle proprie attività di rendicontazione. Un dato che segna un progresso rispetto ad anni precedenti e che ci colloca dietro alle aree capofila (le nazioni germanofone e quelle nordiche ma davanti a Francia e Benelux che si fermano rispettivamente al 40% e al 36%.

Dove l’automazione prende piede le aziende superano la semplice ricerca della conformità, integrando la sostenibilità in diverse aree e facendola diventare un motore di innovazione con risultati misurabili e tangibili. Secondo i manager intervistati a giovarsi maggiormente di questo trend sono innovazione di prodotto (52,8% di citazioni), efficienza dei processi (47,2%), rafforzamento del posizionamento di mercato (46,8%), engagement del cliente (44%), attrattività verso gli investitori (38,8%). Qui però l’Italia si trova in una posizione decisamente arretrata rispetto ai Paesi leader. Solo il 21% delle nostre aziende dichiara che le iniziative ESG hanno portato a nuovi o migliorati prodotti o servizi.

La piena automazione dei processi ESG rimane comunque fuori portata per molte aziende. I principali ostacoli includono i costi di implementazione (30% di citazioni), la limitata competenza interna (16%) e l’integrazione con sistemi legacy (14%). Molte organizzazioni non dispongono ancora dei sistemi e delle competenze fondamentali per raccogliere e interpretare i dati sulla sostenibilità in modo efficace: è un problema avvertito dal 26% delle aziende in in Italia. Inoltre, molto spesso la rendicontazione è frammentata a causa di sistemi disomogenei: che senza dati affidabili e centralizzati, le metriche di sostenibilità restano scollegate dalle decisioni aziendali, limitandone il valore strategico.

Quasi un’azienda su tre (30%) indica poi la conformità dei fornitori come principale criticità in ambito reporting. Più in profondità nella supply chain i dati affidabili e tempestivi scarseggiano e quasi un quarto dei partecipanti dichiara di non avere fiducia nel raggiungere una piena trasparenza. Sistemi obsoleti e monitoraggi manuali rendono difficile tracciare le emissioni Scope 3 o verificare le dichiarazioni dei fornitori, trasformando le strategie di sostenibilità in esercizi reattivi.

Per chi investe nell’automazione, però, i vantaggi sono evidenti. Le aree più impattanti comprendono la raccolta e validazione dei dati (38%), la preparazione al reporting e alle revisioni (30%) e il monitoraggio della conformità (30%). Anche la gestione dei rischi e la comunicazione con gli stakeholder ne beneficiano. Queste capacità non solo riducono l’onere amministrativo, ma aumentano anche l’accuratezza e la responsabilità delle funzioni di sostenibilità.


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