Fanizzi di Dell: per l’AI un approccio basato sui risultati

La prima uscita del nuovo managing director italiano al Dell Technologies Forum 2025 tra ottimismo e pragmatismo.

Autore: Valerio Mariani

Intelligenza artificiale sempre e comunque. Il tema rimane centrale anche al Dell Technologies Forum 2025, esattamente come l’anno scorso. E come l’anno scorso rimane invariata, seppur aggiornata nelle componenti hardware, l’offerta AI Factory dell’azienda americana, ma con 12 mesi in più di esperienza nello sviluppo di progetti: a oggi Dell Technologies conta circa 240 casi d’uso della sua AI Factory.

Ciò che cambia rispetto al recente passato è il polso della situazione di Marco Fanizzi, da cinque mesi vicepresidente e managing director di Dell Techologies Italia, tornato in azienda dopo sette anni. Le sensazioni del manager sono positive, avvalorate dalla ricerca Dell Technologies Innovation Catalyst: “Circa il 60% delle aziende italiane intervistate ha già iniziato un percorso verso l’AI e il 78% ha lanciato training per i propri dipendenti in particolare sulla GenAI – afferma Fanizzi”.

In Italia, come in Spagna e in Francia, si rimane leggermente indietro rispetto agli Stati Uniti, ai paesi del nord Europa, al Middle East e perfino all’Africa. Eppure, il nostro Governo mostra forte interesse verso gli investimenti in tecnologia e in AI. L’Italia è stato uno dei primi Paesi a dotarsi di un quadro normativo specifico e nel 2025 ha anche messo sul tavolo un miliardo di euro a disposizione per investimenti specifici in AI, cybersecurity e digitalizzazione, che diventeranno quasi 2 nel 2026. E ci sono anche i fondi del PNRR che, silenziosamente, lavorano per l’innovazione del Sistema Paese.

Visto l’impegno profuso dalla sede centrale in termini di regolamentazione e investimenti, a cui si aggiunge l’introduzione della parolina magica nei prossimi bandi Consip, la nostra Pubblica Amministrazione potrebbe anche diventare una best practice a cui l’azienda privata potrebbe ispirarsi, e sarebbe il colmo. Nell’ambito della PA, a cui Dell Technologies e tutti gli hardware vendor di un tempo guardano con ovvio interesse, Fanizzi prevede un’accelerazione nei prossimi 18 mesi, con Regioni e provider pubblici che offriranno servizi digitali ai piccoli enti locali. Servizi ovviamente AI oriented.

Insomma, sembra che ci sia tutto: la predisposizione dei CEO aziendali, che potremmo anche definire “entusiasmo”, l’offerta, il supporto delle istituzioni. La tavola è perfettamente apparecchiata, siamo all’antipasto, alcuni sono già al primo, ma siamo ben lontani dalla comprensione completa di cosa si stia facendo e, soprattutto, dal raggiungimento del tanto agognato ROI, storica chimera di tutti i CEO.

Gruppetti in fuga

Marco Fanizzi, vicepresidente e managing director di Dell Techologies Italia.

Molte aziende italiane hanno iniziato percorsi di AI – prosegue il manager - altre sono già avanti, altre ancora l'hanno implementata e la stanno utilizzando per ridurre i costi, ottimizzare ed efficientare i processi”. Poi ci sono le aziende che vorrebbero di più dall’AI, immaginandola come lo strumento per una rivoluzione a 360 della produttività aziendale. Quelle (poche) aziende che immaginano l’AI come un “modo di vivere” “sono in una fase di test, di sperimentazione – afferma ancora Fanizzi”. Sono i classici apripista della tecnologia, tipicamente il Finance, dotati di budget consistenti e obbligati a innovare, ottimizzare e regolamentare.

Ma c’è poi una concomitanza di carichi tecnologici che si sovrappongono, confondendo ulteriormente le acque. Soprattutto in Italia e soprattutto in determinati mercati, si lotta ancora con tecnologie obsolete, on premise e processi non digitalizzati. Così, visti i requisiti richiesti dall’AI, è necessario un processo preliminare di digitalizzazione, di passaggio al cloud (privato o multi), di rinnovo dell’hardware e di transizione da software a servizio applicativo ancora in fase di completamento, soprattutto nella media e piccola azienda italiana.Il portfolio hardware di Dell Technologies a corredo dell'offerta Dell AI Factory.

Limitare gli hyperscaler

In questo contesto, hanno gioco facile gli hyperscaler, o le Telco che ci provano. Interlocutori privilegiati che hanno gli ambienti (PaaS, IaaS, Saas), hanno i servizi e possono garantire buoni e veloci risultati incrementali. E grazie alla loro scalabilità intrinseca, riescono ad accompagnare il cliente alla scoperta dell’AI a piccoli passi, senza traumi (apparenti).

Gli hyperscaler sono croce e delizia dei vendor come Dell Technologies. Da una parte clienti di un certo peso, dall’altra concorrenti con qualche atout in più. “Noi ci proponiamo come alternativa valida insistendo su tre direttrici – prosegue il manager -: costi, privacy e sovranità”. Significa che l’AI Factory di Dell Technologies promette un rigoroso controllo dei costi dei servizi, massima protezione dei dati e garanzia di tutela della loro geografia in un ambiente a scelta del cliente che può essere cloud privato unificato o distribuito. Insomma, AI Factory come un’infrastruttura completa – elaborazione, storage, networking – governata dall’AI e “sovrana”.

Un’offerta valida grazie alle integrazioni con NVIDIA, AMD o Intel e altri partner di ecosistema, ben referenziata, che si distingue da quella degli hyperscaler anche per le capacità di integrazione su ciò che già esiste (puntando alla tutela dell’investimento) e sulla disponibilità di system integrato di livello. Così i partner rimangono essenziali “per personalizzare e distribuire l’AI all’interno delle imprese, per diffondere competenze e capillarità sul territorio – ricorda il manager -, integrare l’AI con infrastrutture esistenti e sviluppare soluzioni verticali (ISV) “chiavi in mano” pronte all’uso e progetti one-shot”.

C’è da osare di più

Insomma, l’interesse delle aziende clienti è alto ma l’impressione è che si proceda, almeno nel Sud Europa, con il freno tirato. Perché il CEO vuole un ritorno immediato dell’investimento, che nei progetti più ampi è impossibile da ottenere, e perché c’è qualcuno che è partito a razzo ma poi si è dovuto fermare.

Il freno potrebbe essere l’approccio, e come la rivoluzione AI è compresa dai CEO. “Quando mi confronto con i clienti – sottolinea Fanizzi – insisto su un approccio basato sugli outcome e non sugli use case. Un approccio fortemente consulenziale – impossibile senza il supporto dei nostri partner sul campo – che parta da un obiettivo a breve termine, per poi scalare quando l’azienda è pronta a farlo”.

In conclusione, le aspettative per il 2026 sono alte. “Il Sistema Paese ha talento e capacità inventiva – conclude il manager - ma deve osare di più e credere nel potenziale tecnologico. L’AI rappresenta un’occasione storica per superare limiti strutturali e competere a livello globale, a patto di cambiare mentalità e investire in modo deciso. Siamo di fronte a una nuova rivoluzione industriale e un’occasione per trasformare “l’impossibile in possibile” (il payoff di questa edizione del Dell Technologies Forum)”. 


Visualizza la versione completa sul sito

Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, acconsenti all’uso dei cookie.