Credito imprese fiacco, in 12 mesi solo +0,4%

Secondo il Centro studi di Unimpresa, tra agosto 2024 e agosto 2025, il credito complessivo erogato dal sistema bancario al settore privato in Italia mostra un andamento di sostanziale stabilità, con una lieve crescita in valore assoluto e profonde differenze tra famiglie e imprese.

Autore: Redazione ImpresaCity

Il totale dei finanziamenti bancari al settore privato in Italia, cioè imprese e famiglie, evidenzia un quadro di sostanziale stabilità, con variazioni contenute ma significative nella composizione interna. Sommando i due comparti, si passa da 1.259,7 miliardi di euro ad agosto 2024 a 1.275,4 miliardi ad agosto 2025, con un incremento complessivo di circa 15,7 miliardi di euro, pari a una crescita dell’1,2%.

L’aumento è trainato quasi interamente dalla componente delle famiglie consumatrici, che registrano un’espansione costante e strutturale, mentre le società non finanziarie mostrano un andamento sostanzialmente stagnante, con un lieve incremento di carattere prevalentemente tattico e non legato a nuovi investimenti: i finanziamenti a questo comparto passano da 597,7 miliardi di euro ad agosto 2024 a 600,2 miliardi ad agosto 2025, con un aumento di appena 2,5 miliardi, pari a +0,4%.

È quanto emerge dal rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo cui, in termini di composizione, il peso del credito alle famiglie sul totale passa dal 52,6% al 53%, mentre quello delle imprese scende dal 47,4% al 47%, a conferma di un riequilibrio del portafoglio bancario verso le componenti più stabili e meno rischiose.

Le banche, nel corso del 2025, hanno quindi mantenuto una linea di prudenza: da un lato hanno continuato a sostenere la domanda interna, i consumi e il mercato immobiliare, dall’altro hanno limitato l’espansione del credito produttivo, pur garantendo alle aziende liquidità per la gestione corrente e il capitale circolante.

Nel complesso, il credito al settore privato italiano cresce in termini nominali, ma con un profilo qualitativo ancora sbilanciato: più orientato a finanziare la stabilità familiare e la spesa delle famiglie che la crescita industriale di lungo periodo. È una tendenza che, se non corretta, rischia di consolidare un modello economico incentrato sul sostegno dei consumi piuttosto che sugli investimenti, riducendo nel tempo la capacità dell’economia reale di generare sviluppo e occupazione.

«I dati dimostrano che il credito al settore privato rimane fiacco, nonostante il calo dei tassi e la ritrovata fiducia dei consumatori. La crescita complessiva di poco più dell’1% in un anno è un segnale troppo debole per un’economia che vuole tornare a correre. Le famiglie si muovono, i mutui ripartono e i consumi riprendono fiato, ma le imprese restano prudenti, frenate da incertezze e da condizioni di accesso al credito ancora troppo selettive. serve ora una spinta forte e coordinata del governo, capace di trasformare questa fase di stabilizzazione in una vera ripresa del credito produttivo. Bisogna rafforzare i sistemi di garanzia pubblica, ampliando la copertura per le piccole e medie imprese e alleggerendo i vincoli che oggi limitano le banche nel finanziare gli investimenti. Solo così potremo sostenere il tessuto produttivo e rilanciare la crescita reale, facendo in modo che il denaro torni a circolare dove serve davvero: nelle aziende che vogliono innovare, assumere e far ripartire il Paese» osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. 


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