La grande scommessa dei neocloud

I rivoluzionari "cloud per l'AI" dovrebbero essere un segno del boom infrastrutturale legato all'AI. Ma sono solo il sintomo della sua bolla finanziaria.

Autore: Francesco Pignatelli

Qualche anno fa la bolla dei mutui subprime americani venne raccontata in un bel film il cui titolo originale era "The big short", convertito per la versione italiana in un meno efficace "La grande scommessa". La sensazione di lucida follia che permeava quelle vicende finanziarie, e quel film, è molto simile a quella che caratterizza, di questi tempi, la bolla generalizzata dell'AI. Ma viene in particolare alla mente quando si guarda al fenomeno del momento: la crescita dei cosiddetti neocloud, che ora cominciano ad essere mediaticamente di moda anche da noi. Vale la pena capirci qualcosa in più.

In estrema sintesi, i neocloud sono cloud provider nati in modo specifico per offrire servizi di GPU-as-a-Service a clienti di grandi dimensioni che non vogliono o non possono investire nella creazione di proprie infrastrutture per l'AI. Da questo punto di vista, in teoria, sono provider migliori dei classici hyperscaler perchè sono più focalizzati, hanno modelli di servizio più flessibili, possono realizzare servizi personalizzati, i loro servizi costano sensibilmente meno di quelli analoghi degli hyperscaler.

In una fase del mercato in cui sembra che la potenza di calcolo GPU-based non basti mai, l'idea dei neocloud sembra azzeccata. E infatti non mancano gli analisti che giudicano questi operatori "disruptive" - ovviamente - rispetto al mercato e prevedono per loro un importante ruolo nel prossimo futuro. Il problema, come per tutto quello che oggi riguarda l'AI, è che se si incomincia a scavare un po' le cose appaiono decisamente meno rosee.

Punto primo: i neocloud hanno, prevedibilmente, costi infrastruttrali decisamente elevati, perché i loro data center sono strutturati con tecnologie e prodotti all'avanguardia. Non è un caso che alcuni dei nuovi neocloud siano in realtà aziende già presenti sul mercato ma attive, sino a poco tempo fa, nel campo delle criptovalute o di blockchain: tutte le GPU acquistate per quei servizi sono ora dedicate, insieme ad altre nuove, all'AI generativa.

Sappiamo bene che nessuno sta facendo utili con i servizi di AI generativa, un ambito in cui sta guadagnando solo chi vende (o rivende) GPU. Quindi, essenzialmente, Nvidia. Questo significa che i neocloud devono essere largamente finanziati da investitori privati o venture capital, per "bruciare" questi investimenti in infrastrutture e sperare che la domanda del mercato potenziale esploda.

Il problema è che il mercato dei neocloud non si può dire "sano". I clienti largamente predominanti per loro sono Nvidia e gli hyperscaler, non le vere aziende utenti. Diversi analisti hanno provato a valutare il business reale dei principali neocloud del momento - come CoreWeave, Lambda, Nebius, Nscale - incrociandolo con le dihiarazioni pubbliche di chi investe in chi, e quanto, e di come dovrebbe muoversi il loro business. Il risultato è una stima orientativa secondo cui il mercato neocloud muove solamente un miliardo di dollari circa in clienti che non siano già i grandi operatori della GenAI (Nvidia, AWS, Microsoft, Google, Meta). 

Diversi osservatori sottolineano poi come i big dell'AI stiano sempre più seguendo la strada di Nvidia, ossia delineare grandi investimenti in imprese partner (brilla qui il caso OpenAI) ma condizionandoli fortemente al raggiungimento di crescite infrastrutturali che non sono affatto garantite e che, nel caso specifico di Nvidia, prevedono l'acquisto di prodotti di Nvidia stessa. Il risultato è un circolo di denaro che, a voler essere cinici, sembra avere il solo scopo di sostente un mercato che non viene effettivamente sostenuto dalla domanda delle aziende "vere".

A questo punto, va riconosciuto che i debuttanti neocloud stanno in piedi sostanzialmente per gli investimenti privati e dei venture capital. Che, per tutto il campo dell'AI, stanno mettendo sul piatto qualcosa come 50 miliardi di dollari a trimestre. Non è strano se si considera la dinamica delle startup, alle quali i neocloud sono un po' assimilabili. Il problema è che le startup bruciano investimenti sino a quando non iniziano a generare utili, ma qui non si vede all'orizzonte la possibilità di generare utili "sostenibili" a medio termine.

Il gioco rischioso a cui tutti stanno giocando, e che pochissimi potranno in qualche modo vincere, lo abbiamo già segnalato: spingere sull'hype della GenAI sino a quando - in qualche modo e in qualche misura, certo non secondo le stime entusiastiche dei diretti interessati - arriverà un vago utile, prima che la pazienza e i fondi degli investitori si esauriscano.

La domanda che tutti si pongono è: per quanto tempo ancora si potrà portare avanti questo gioco? Domanda che peraltro non solo per i neocloud ma per tutto il mondo GenAI. Non c'è ovviamente modo di definire questo limite temporale in modo esatto, ma le previsioni stanno convergendo in un anno e mezzo, più o meno. A quel punto la propensione a nuovi investimenti dei venture capital dovrebbe essere quasi esaurita, anche perché la geopolitica e il mercato globale non aiutano.

Un brusco risveglio deriverà molto probabilmente dalla constatazione che le roboanti promesse di boom infrastrutturale legato all'AI non si concretizzeranno. Un data center odierno costa (conservativamente) 40-50 miliardi di dollari per Gigawatt di potenza e richiede un paio di anni per essere realizzato. Tenendo presente questo, diventa chiaro che i piani di crescita annunciati da molti grandi nomi dell'AI sono irrealizzabili.

Basta guardare OpenAI, che pure ha molti elementi tecnologici e di mercato a sua favore. Mei prossimi anni dovrebbe investire qualcosa come mille miliardi di dollari per implementare tutta la potenza di calcolo che ha promesso al mercato. Pur con la massima fiducia, è difficile vedere tutto questo se non come una grande scommessa in cui molti si faranno male.


Visualizza la versione completa sul sito

Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, acconsenti all’uso dei cookie.