Gli stessi operatori di telefonia si rendono conto di essere in ritardo nel soddisfare le nuove richieste di banda di AI e di streaming.
Autore: Valerio Mariani
Molti tra gli operatori Telco non credono che le loro infrastrutture siano in grado di supportare la futura richiesta di banda. È un sondaggio circoscritto a USA, Australia e Gran Bretagna, lo State of Disaggregation di Rtbrick ma reputiamo possa rappresentare anche il sentiment degli equivalenti europei.
Il sondaggio, 200 intervistati, rileva che l’81% degli operatori di telefonia si sente impreparato a soddisfare la domanda di banda richiesta dall’AI e dallo streaming. L’84% degli interpellati, inoltre, ritiene che le aspettative dei clienti per una banda larga più veloce (e più abbordabile) abbiano già superato le capacità delle loro reti.
Per questo, si punterebbe sempre di più alla disaggregazione. Ovvero liberarsi di architetture monolitiche e monovendor a favore di infrastrutture di rete multivendor, che risulterebbero più flessibili, convenienti e scalabili. L’idea sarebbe di combinare hardware di ultima generazione con componenti software di diversi fornitori, creando un'infrastruttura cloud-native aperta, adattabile e software defined.
Secondo le rilevazioni di Rtbrick, il 91% degli operatori è disposto a investire nella disaggregazione, mentre il 94% prevede di implementarla entro cinque anni. La disaggregazione favorirebbe l'automazione operativa, la resilienza della supply chain (54%), l'efficienza energetica, la riduzione dei costi di acquisto e operativi ed, evidentemente, la riduzione del vendor lock-in.
In ogni caso, solo un intervistato su venti ha confermato di essere effettivamente in fase di implementazione, mentre il 49% è ancora in fase di studio e il 38% in fase di pianificazione.
Quasi tutti sostengono di aver bisogno di un maggiore supporto da parte del management per promuovere progetti di disaggregazione, altri indicano tra i vincoli la complessità operativa (42%) e la carenza di competenze specialistiche (38%).
Inoltre, la ricerca di Rtbrick evidenzia che il 93% degli intervistati dichiara di non sfruttare appieno il potenziale dell'AI a causa della mancanza di dati completi e aggiornati in tempo reale. Caratteristiche possibili solo su architetture più aperte, modulari e software defined, in una sola parola: disaggregate.
A conferma delle evidenze della ricerca State of Disaggregation ci sono i risultati di una ricerca di Ciena secondo la quale solo il 16% degli operatori considera la loro rete ottica realmente AI ready. Per contro, un rapporto di Dell’Oro Group ha rilevato che l’AI ha portato a un aumento del 51% degli investimenti dei data center nel 2024, toccando i 455 miliardi di dollari di investimenti.
Infine, considerando le tecnologie, gli analisti di 650 Group sostengono che l’alta richiesta di AI permetterà a Ethernet, grazie alla crescente adozione di capacità di sistema pari a 800 Gb/s (800G) e in seguito a 1,6 Tb/s (1,6T), di superare InfiniBand come "tecnologia dominante per la scalabilità orizzontale" entro la fine di quest'anno, generando oltre 8 miliardi di dollari di ricavi.
Alla luce di quanto osservato dalle analisi di mercato, uno scenario possibile potrebbe vedere i fornitori di data center come investitori diretti in infrastrutture di rete proprie, per approfittare dello stallo delle telco e per concorrere nel mercato dei servizi cloud proprio con le telco che si appoggiano a data center propri.