La nuova European Water Resilience Strategy pensa a misure specifiche per ridurre il consumo d'acqua dei data center
Autore: f.p.
L'acqua è una risorsa preziosissima che viene sin troppo sprecata dalle nazioni che, fortunatamente, vi accedono senza particolari problemi. In prospettiva la "questione acqua" riguarderà comunque tutti, sia perché l'emergenza ambientale porterà molte regioni del mondo a dover gestire diversamente le proprie risorse idriche, sia perché l'acqua diventerà - in effetti gia lo è - un fattore di importanti instabilità geopolitiche.
Così il consumo di acqua associato ai data center è sempre più sotto la lente. Non è un mistero che i grandi hyperscaler abbiano di fatto abbandonato i loro ambiziosi obiettivi di "water sustainability" presentati nemmeno troppo tempo fa. Il business dell'energivora GenAI è troppo importante, e tanto la sostenibilità ambientale non è più - almeno negli USA - un argomento di tendenza. Un approccio che l'Unione Europea non intende seguire, in una scelta che si vede anche in alcuni dettagli della European Water Resilience Strategy presentata qualche tempo fa.
Intendiamoci, come molti documenti "strategici" della UE, anche questo al momento è più che altro una collezione di buoni propositi che devono essere ancora dettagliati in misure specifiche. Ed è anche vero che la gestione delle risorse idriche - se non proprio del ciclo dell'acqua in generale - è nel complesso talmente articolata che il fattore data center non è certo, al momento, uno dei principali. Ma nella nuova strategia ha meritato una mezione specifica, quindi aspettiamoci diverse novità che li riguarderanno.
Secondo la Commissione Europea, è giunto il momento di mettere la resilienza idrica in cima all'agenda politica, ponendo al centro della nuova relativa strategia tre obiettivi: ripristinare e proteggere il ciclo dell'acqua, costruire un'economia intelligente dal punto di vista idrico, garantire acqua e servizi igienico-sanitari puliti e a prezzi accessibili per tutti. I data center, come qualsiasi altra attività industriale, rientrano negli ambiti del secondo obiettivo.
Ormai è diventato necessario ridurre la domanda di risorse idriche in tutti i settori dell'economia, spiega la Commissione, e questa ricerca di maggiore sostenibilità idrica "deve concentrarsi in particolare sugli utenti con il consumo idrico più elevato, sia attuali che futuri", ed è anche per questo che i data center si sono conquistati una menzione tutta loro. Nel complesso, comunque, la UE punta a migliorare l'efficienza idrica di tutto il suo territorio almeno del 10% entro il 2030.
Riguardo ai data center, la Commissione sottolinea che rientrano tra i settori chiave per l'autonomia strategica della UE e che, peraltro, nella visione europea la transizione verso il digitale è anche una transizione verso una maggiore sostenibilità. Ma l'impatto ambientale dei data center resta oggi, e in prospettiva, un problema. E quindi "al fine di promuovere il risparmio idrico in tutti i data center, la Commissione ne valuterà l'efficienza energetica e la sostenibilità complessiva e proporrà norme minime di prestazione, anche per quanto riguarda il consumo idrico". Misure in questo senso dovremmo vederle già entro il 2027.
L'obiettivo della Commissione Europea è però anche evitare di introdurre misure controproducenti. Perché la digitalizzazione richiede energia, certamente, ma è vero anche che "ha un notevole potenziale per rivoluzionare la gestione delle risorse idriche e promuovere un uso sostenibile dell'acqua", spiega la nuova strategia. Sul mercato sono disponibili numerose soluzioni in questo ambito ma la loro diffusione "rimane troppo lenta e disomogenea". Da qui l'idea di dare una nuova spinta alla digitalizzazione del settore idrico.
La Commissione pensa a un piano d'azione che si muoverà lungo due direttrici. In primo luogo è necessario favorire la diffusione di soluzioni digitali "attraverso finanziamenti e la condivisione delle conoscenze per sviluppare le competenze digitali e incoraggiare il trasferimento di tecnologie nel settore idrico", di fatto mandando in pensione i vecchi sistemi analogici di monitoraggio e gestione. Allo stesso tempo, bisogna semplificare la raccolta e l'analisi dei dati relativi allo stato delle risorse idriche, attraverso "il sostegno alla condivisione dei dati sull'acqua promuovendo lo sviluppo di portali nazionali di dati per superare la frammentazione e rendere i dati facilmente reperibili, accessibili gratuitamente, interoperabili e riutilizzabili". Il piano d'azione dovrebbe essere definito entro il 2026.
Parallelamente, è opportuno spingere anche l'utilizzo dei servizi che già ci sono e delle tecnologie che si sono sviluppate in altri campi. Nel primo caso rientrano i servizi satellitari per l'osservazione della Terra: la Commissione pensa a uno "sportello unico" che raggruppi e diffonda i servizi che già sono proposti nell'ambito del Copernicus Data Space Ecosystem europeo e che possono essere utili alla gestione delle risorse idriche.
Nel secondo caso rientrano in particolare le tecnologie alla base dei digital twin già realizzati nell'ambito dei progetti europei Destination Earth e EU Digital Twin of the Ocean. Questi gemelli digitali dovrebbero essere ampliati con specifici elementi di modellazione e simulazione focalizzati sulla la resilienza idrica e queste nuove funzioni dovrebbero, entro il 2030, essere messe a disposizione delle PA nazionali e locali europee e del resto del
mondo.