Sull’asse Roma-Milano lo scorso novembre è andato in scena l’annuale kermesse di Red Hat, vendor impegnato in percorsi trasformativi ed evolutivi delle organizzazioni italiane – private e pubbliche, insieme ai partner - tecnologici e di canale. Un’arena che ha chiamato a raccolta oltre 4.000 persone, in cui si sono intersecati elementi di business, innovazioni tecnologiche e relazioni per scrivere il futuro. Con l’AI a dominare la scena
Autore: Barbara Torresani
Ogni anno puntuale come sempre, l’innovazione fa tappa qui, a Red Hat Summit Connect. Un appuntamento obbligato per chi vuole essere parte del progresso moderno: un’innovazione tecnologica capace di abilitare percorsi di business mission critical delle organizzazioni alle prese con un mondo in forte trasformazione.
Una piazza viva, brulicante di persone: quest’anno oltre 4 mila nelle due tappe italiane – Roma e Milano –; una platea desiderosa di comprendere l’evoluzione della strategia aziendale, le novità tecnologiche e gli usi case in cui queste vengono applicate, aderendo alle necessità di business. Un format più che collaudato, in cui la sessione plenaria mattutina, che dà voce ai manager Red Hat – locali e globali – e a clienti di rilievo, si completa con le sessioni parallele pomeridiane in cui redhater, clienti e partner raccontano le tecnologie e la loro applicazione fattuale in differenti ambiti e settori merceologici. Ma anche sessioni di approfondimento delle novità di offerta aziendale e un’ampia area espositiva in cui poter incontrare i partner tecnologici sponsor per confrontarsi e ‘vivere’ le novità tecnologiche.
Il ruolo giocato oggi dal vendor, come sottolinea appunto Falcone, è quello di un ‘trusted advisor’ capace di guidare le organizzazioni in uno scenario in cui il mercato digitale italiano cresce a ritmi interessanti, molto più del PIL. Se il PIL nazionale infatti va lento, il digitale corre veloce con una crescita stimata del 3,3% nel 2024 e del 4,1% nel 2025 (Banca D'Italia e NetConsulting Cube, aprile 2024).
Inevitabile guardare con il Country Manager ai temi tecnologici più strategici: il cloud computing, che per Red Hat si traduce nel modello Open Hybrid Cloud e, ovviamente, l’Intelligenza Artificiale, verso cui Red Hat si orienta, inserendola nella propria offerta e guardando ad aziende del settore che la propongono. Da leggersi in questo senso la recente acquisizione di Neural Magic all’avanguardia nel software e negli algoritmi che accelerano i carichi di lavoro di inferenza dell’AI generativa: “Molte organizzazioni stanno iniziando ad avvicinarsi all’Artificial intelligence, ma metterla in piedi non è una cosa semplice. Permetterà alle aziende di alleggerirsi da lavori routinari e ripetitivi per concentrarsi sul valore; a patto di saperla utilizzare bene. Per questo Red Hat e i suoi partner sono pronti ad affiancare i clienti nel processo di adozione e nell’utilizzo corretto dell’AI”, chiarisce.
Per concludere così: ”AI/machine learning, modernizzazione applicativa/virtualizzazione e IT automation rappresentano i paradigmi principali che ci accompagneranno per i prossimi cinque anni”.
La visione di Red Hat per l'AI e l'Open Source
A spiegare e approfondire la vision del vendor sul palco vi sono rispettivamente a Roma, Hans Roth, Senior VP & GM, Europe, Middle East and Africa e a Milano, Ashesh Badani, Senior Vice President and Chief Product Officer, Red Hat, affiancati da Giorgio Galli, Sr Manager Tech Sales e da profili di Specialist Solution Architect della filiale italiana.
Secondo Badani e Roth, la tecnologia Red Hat è pervasiva, utilizzata in tutto il mondo in molteplici settori: molte dei processi business critical di ogni giorno avvengono infatti grazie al modo in cui ognuno utilizza le tecnologie e le soluzioni Red Hat. Milioni di transazioni di carte di credito e transazioni finanziarie sicure, milioni di chiamate e messaggi cellulari 5G, aerei e treni che arrivano in orario in tutto il mondo; governi che forniscono servizi critici ai loro cittadini; progressi nell'assistenza sanitaria e la fornitura di cure salvavita per le malattie; una guida automobilistica più sicura. Sono solo alcuni esempi: “La profondità e l'ampiezza del nostro impatto sono trasversali ai settori e alle aree geografiche”, dicono.
Red Hat in collaborazione con i suoi partner è impegnata nel creare un enorme valore per le aziende: “una base per sfruttare più cloud, in grado di consentire ai team tecnologici di adottare tecnologie moderne e di adattarsi rapidamente alle nuove esigenze aziendali; integrando la sicurezza nelle piattaforme e nei processi, in modo da essere pronti ad affrontare le minacce”, affermano i manager.
Come può Red Hat continuare ad aiutare le organizzazioni a risolvere le sfide legate alle operazioni IT? In che modo guiderà le aziende a realizzare i propri disegni innovativi nel futuro?
“La risposta messa in campo da Red Hat risiede in una proposta infrastrutturale di Open Hybrid Cloud, che combina tutti questi elementi: tecnologie affidabili, soluzioni complete. operazioni coerenti”, sostengono Badani e Roth.
Nell'ultimo anno il vendor, come spiegano i top manager, ha ampliato ed evoluto il cloud ibrido aperto in una serie di aree critiche, abilitando l'intelligenza artificiale in tutto il proprio portafoglio, portando l'automazione in funzioni mission-critical, semplificando la produttività degli sviluppatori, fornendo al contempo le protezioni per la sicurezza, fino ad ampliare l’offerta di servizi edge, dalle telecomunicazioni al commercio al dettaglio, dal settore manifatturiero a quello automobilistico.
Inevitabile, tornare all’AI, spesso al centro di molte conversazioni: “Come Red Hat crediamo fermamente che l'open source giocherà un ruolo significativo nel futuro dell'AI. L’AI non è un evento isolato, ma bensì l'evoluzione di molti progressi che l'hanno preceduta: Red Hat ha svolto un ruolo importante nel plasmare ognuna di queste epoche: quella del Data Center, quella del Cloud e, ora, quella dell’AI, in cui l’Open Source, così come proposto da Red Hat giocherà un ruolo fondamentale per l’AI, nelle implementazioni multi-cloud e nell'adattabilità agli ambienti edge, potendo contare su solide partnership con l'ecosistema e sulla capacità di integrare più sistemi per fornire soluzioni uniche per le esigenze complesse dei clienti. Siamo convinti che i modelli di IA più validi saranno open source”. Proseguendo: “Siamo all'inizio dell'era dell'intelligenza artificiale generativa. Ognuno dei nostri clienti sta formulando una strategia di IA. Ogni azienda sta cercando di capire come abilitare queste capacità per migliorare il proprio business e ciò che stiamo facendo in Red Hat è fondamentale per aiutare le aziende a raggiungere i loro obiettivi”.
In questa direzione va anche lo sviluppo di InstructLab, reso disponibile da Red Hat e IBM Research, un framework per ‘addestrare’ i LLM utilizzando dati e informazioni delle aziende stesse: “Con InstructLab, Red Hat consente alle aziende di avere la propria AI, gestibile come preferisce, secondo le sue esigenze e modalità: un punto di partenza molto potente per costruire modelli di IA open source che possono essere personalizzati per ciascuna azienda. Strumenti che consentono a chiunque di contribuire ai modelli, a costi molto più bassi, con la possibilità di eseguire i modelli ovunque”.
In questo senso Red Hat lavora a piattaforme di AI in grado di aiutare i team a scalare l'IA in tutta l'azienda. Ed è per questo che sta portando l’AI in tutto il suo portafoglio di offerta, lavorando molto sulla semplicità d’uso e su strumenti di IA per aiutare gli sviluppatori a essere più produttivi nell'integrazione dell'IA nelle loro applicazioni.
Nello specifico per i clienti che puntano a utilizzare i modelli GenAI, il vendor ha annunciatp RHEL AI, che integra Granite LLM, InstructLab e un'immagine RHEL ottimizzata per l'AI. RHEL AI può essere eseguito sul server locale per avviare i team con i modelli di AI e le applicazioni aziendali: il sistema supporta l'hardware di accelerazione di NVIDIA, Intel e AMD. Sarà inoltre disponibile presso i partner server Dell, Lenovo e Supermicro. “In definitiva, RHEL AI può essere eseguito ovunque. Ciò significa che è possibile addestrare i propri modelli, con i propri dati, nei propri data center o nel cloud”.
Una volta che i team iniziano a distribuire più applicazioni abilitate all'AI, il modo migliore per scalare i team di Data Science, AppDev e MLOps è rappresentato da Red Hat OpenShift AI, che può essere utilizzato sia per i casi d'uso di GenAI che di Predictive AI, supportando sia i modelli Red Hat Granite che un approccio “Bring-Your-Own-Model”. OpenShift AI – che ha incluso al proprio interno RHEL AI - si basa sull'uso diffuso di OpenShift per fornire una piattaforma affidabile, una scelta di modelli e hardware AI e operazioni coerenti in qualsiasi ambiente cloud. Inoltre, OpenShift AI offre una piattaforma MLOps che consente di accelerare la messa in produzione di applicazioni e modelli AI.
E ancora: lo scorso anno il vendor ha annunciato Ansible Lightspeed con watsonx Code Assistant per semplificare la gestione dell'automazione di Ansible nell’ ambiente IT. Quest'anno le funzionalità di Lightspeed sono state estese a OpenShift e a RHEL.
“Come abbiamo fatto per Linux, Kubernetes e la virtualizzazione, rivestendo il ruolo di vendor di riferimento del mercato Open Source enteprise, crediamo che saremo capaci di guidare anche il mercato dell’AI, proponendo un modello ‘open’, in antitesi a quelli proprietari proposti dal mercato,” concordano i manager.
Scenari di un'IT moderna, quelli delineati, di evoluzione e trasformazione, presentati sul palco non solo dal vendor ma anche da clienti protagonisti, come: AIFA, Alpitour World, Banca Popolare di Sondrio, Campari, Fincantieri, Infocamere, INPS, Leonardo, Ministero dell'Interno, TIM Enterprise/Noovle, Terna.