Unimpresa, allarme derivati aziende, mina sui bilanci da 22 miliardi (+71%)

Secondo il report del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati statistici della Banca d’Italia, il totale delle perdite potenziali derivanti da prodotti finanziari derivati presenti nei bilanci di imprese, banche, assicurazioni, famiglie, Stato centrale ed enti locali, ammontava a fine 2023 a 162,9 miliardi.

Autore: Redazione ImpresaCity

Meno rischi finanziari per l’intero “sistema Italia”: cala di quasi il 40% l’esposizione ai derivati, ma se lo Stato centrale ha di fatto azzerato la minaccia (-98%), è allarme per le imprese con una mina da 22 miliardi di euro sui loro bilanci. Dal 2019 al 2023 si è complessivamente ridotta la quota di derivati nei bilanci sia nei soggetti privati sia nel settore pubblico, con una diminuzione che sfiora i 100 miliardi, da 260 miliardi a 163 miliardi. Una riduzione significativa che vede protagoniste da un lato le banche, che hanno abbassato le perdite potenziali di oltre 76 miliardi (-35%) da 214 miliardi a 137 miliardi, e dell’altro lo Stato centrale e gli enti locali, che hanno abbassato i rischi di quasi 66 miliardi (-29%), da 228 miliardi a 162 miliardi. In controtendenza l’esposizione delle imprese cresciuta del 71% da 13 miliardi a 22 miliardi.

È quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui a cavallo della pandemia da Covid è aumentata di oltre 9 miliardi la potenziale perdita, derivanti dalla sottoscrizione di prodotti finanziari derivati, nei bilanci delle aziende italiane.

«Se ci confortano i dati dello Stato centrale e degli enti locali, perché dimostrano una attenta conduzione della finanza pubblica negli ultimi anni, nonostante alcune questioni mal gestite, come i superbonus edilizi, dall’altro esprimiamo forte preoccupazione per lo salute finanziaria delle imprese, le cui scelte sono dovute spesso a consigli maldestri di soggetti in conflitto d’interesse. L’attenzione ai conti pubblici ha preso la giusta piega durante il governo guidato da Mario Draghi e la linea di prudenza è stata seguita, con diligenza, dall’esecutivo in carica retto da Giorgia Meloni» ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.


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