Come sta il quantum computing?

La ricerca va avanti e le applicazioni anche, i fondi a disposizione però non aumentano altrettanto. E serve maggiore concretezza.

Autore: f.p.

Cresce in modo interessante, potrebbe andare meglio, di certo bisogna fare in modo che non freni. È in estrema sostanza la descrizione del mondo quantum computing che fa il rapporto State of Quantum 2024 di The Quantum Insider e di IQM, rapporto che si concentra molto sugli aspetti finanziari e sull'andamento degli investimenti di settore, ma che dà indicazioni interessanti anche in generale.

Il primo elemento di spicco è la costante crescita nel numero dei centri di quantum computing in tutto il mondo. Una crescita importante non solo perché dimostra che aziende e Governi credono nel quantum computing, ma anche e soprattutto perché i centri di ricerca fanno da aggregatore e stimolo per i vari nascenti ecosistemi del quantum computing. Ecosistemi il cui sviluppo è indispensabile per la loro capacità di creare sinergie tra enti di ricerca, aziende, organizzazioni pubbliche.

È altrettanto positivo che non sia cambiato il "sentiment" generale che circonda il quantum computing. Le aziende e i vendor tecnologici pensano ancora che le tecnologie quantistiche possano "sbloccare" mercati da miliardi di dollari, in campi che spaziano dallo sviluppo di nuove medicine alla cybersecurity, passando per i servizi finanziari. Serve però maggiore concretezza in questo 2024, per ridurre il gap percepito tra le esigenze delle imprese e le possibilità presentate dall'elaborazione quantistica.

Il report identifica alcuni temi chiave che sarebbe meglio affrontare a breve termine per dare una maggiore fiducia alle imprese che guardano al quantum computing. Il primo è prevedibilmente il costo dell'elaborazione quantistica. Il costo/ora dei quantum computer centralizzati è ancora troppo alto: si parla di 100-300 volte il costo dei sistemi tradizionali più potenti, cosa che oggi frena qualsiasi azienda a investire più di tanto. A questo livello di costi, per molte aziende anche interessate al quantum computing è ancora più vantaggioso continuare a puntare principalmente sui sistemi di elaborazione tradizionali.

Inoltre, la sensazione generale è che servano una maggiore chiarezza e un migliore allineamento tra le aziende che il quantum computing lo sviluppano e quelle che invece vogliono usarlo. Secondo le seconde, le prime puntano troppo allo sviluppo di sistemi "puri" di quantum computing, mentre i sistemi ibridi che combinano quantum computing e computing tradizionale saranno forse meno affascinanti, ma di certo portano più risultati a breve termine.

Il quantum computing "puro" probabilmente non porterà abbastanza concretezza prima di diversi anni: circa cinque per gli ottimisti e forse venti per i pessimisti. C'è quindi ampio spazio, e mercato, per sistemi di elaborazione ibridi - o, se preferite, "quantum inspired" - che facciano da ponte tra le attuali e le future possibilità dell'elaborazione quantistica.

Altro tema da affrontare: la tutela dei dati usati dalle piattaforme di quantum computing. È la stessa questione che il cloud computing in generale sta già affrontando da tempo: se i dati di un'azienda sono gestiti da una piattaforma centralizzata collocata da qualche parte al di fuori dell'azienda stessa, sono necessarie apposite misure per la tutela dei dati privati, in ottica di compliance e di privacy. Una questione che sinora è invece passata sempre sottotraccia.

Tra quantum e AI

Quello che preoccupa il mercato, spiega il report, è semmai il calare degli investimenti nelle nuove aziende che fanno quantum computing. Gli investimenti di venture capital in tecnologia quantistica hanno raggiunto un massimo di oltre 2 miliardi di dollari nel 2022, ma nel 2023 si sono praticamente dimezzati, facendo parlare di un nuovo "inverno quantistico". L'idea del "quantum winter" replica quella degli "AI winter", i periodi cioè in cui il comparto AI ha ricevuto pochi investimenti e ha sostanzialmente fermato la sua evoluzione. Sembra impossibile guardando oggi agli investimenti sulla AI generativa, ma di "inverni dell'AI" ce ne sono stati parecchi.

In realtà gli esperti del settore non pensano che sia in arrivo un "quantum winter". Il calo degli investimenti è in linea con le tendenze generali - in flessione marcata, cioè - dei venture capital e non riflette una diminuzione della fiducia nel potenziale del quantum computing. In questo senso aiuta che la flessione degli investimenti privati sia bilanciata da un impegno economico crescente dei Governi nazionali e sovranazionali.

Un nuovo stimolo al quantum computing potrebbe venire dal boom dell'AI di questi mesi (e anni). È vero che l'interesse per la GenAI ha spinto, nel breve termine, aziende e soprattutto venture capital a investire in AI e quindi a togliere potenziali fondi al quantum computing. Ma proprio la GenAI ha messo in evidenza come le imprese debbano comunque essere sempre pronte a gestire nuove tecnologie "disruptive": anche il quantum computing può trarre vantaggio da questo "richiamo" all'innovazione continua.

Inoltre, è opinione comune che quantum computing e AI non siano in contrapposizione ma potenzialmente complementari. L'elaborazione quantistica è in generale una forma di supercomputing e quindi potrebbe migliorare le applicazioni di AI. A sua volta, l'AI potrebbe aiutare a superare gli ostacoli allo sviluppo tecnico del quantum computing. Inoltre, AI e quantum computing possono operare in sinergia: l'Intelligenza Artificiale va bene per i task in sequenza, il quantum computing per i calcoli probabilistici.


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