Cisco, la sicurezza IT segue la rotta della security resilience

Scenario di mercato, trend, numeri e case study. Il vendor inquadra il tema della sicurezza, sempre più baricentrico nella strategia e offerta aziendale. Occorre passare da un modello stand-alone, isolato e incentrato sulla prevenzione delle minacce alla security resiliance che integra più componenti, si focalizza su rilevamento, risposta e ripristino e considera il contesto

Autore: Barbara Torresani

Un momento di approfondimento a 360 gradi sul tema sicurezza IT con Cisco per capire trend, strategie e comportamenti: quale il futuro di imprese e privati in tema di cybersicurezza? C’è un limite oltre il quale un’azienda non è più in grado di proteggere la sua infrastruttura e quali sono le misure da attuare per proteggersi in modo adeguato? Quali i principali fenomeni che caratterizzano il settore e, soprattutto, verso quale direzione si sta muovendo la tecnologia per far fronte alle nuove minacce informatiche?
Sono alcuni degli argomenti trattati da Wendy Nather, Head of Advisory Cisco, Fabio Florio, Business Development Manager Smart City e CDA Leader, Cisco e Fabio Panada, Security Architect, Cisco.

Una sicurezza oggi più di ieri al centro della strategia del vendor, sempre più riconosciuto come attore di riferimento in questo specifico mercato.

Wendy Nather, Head of Advisory Cisco inquadra il contesto: “La recessione economica fa sì che le organizzazioni ritardino o allunghino la spesa per la sicurezza, inoltre la diaspora pandemica degli utenti ha reso ancora più difficile fare l'inventario delle risorse. Per questo è necessaria una maggiore visibilità nella catena di fornitura sotto forma di Software Bills of Materials (SBOM). Più in generale, inoltre, con l'estendersi e l’acuirsi dei conflitti globali al mondo digitale, la protezione dell'individuo e dell'impresa assumono un senso di maggiore urgenza. Guardando agli attacchi, inoltre, il ransomware non rappresenta un singolo attacco, ma una delle tante azioni che soggetti malintenzionati possono intraprendere dopo aver ottenuto l'accesso ai sistemi”.

Wendy Nather, Head of Advisory CiscoDa tenere d’occhio

Wendy Nather indica alcuni principali trend che caratterizzano il settore, tra cui l’incremento dell’adozione della tecnologia passwordless:I nostri dati mostrano un aumento del 50% della percentuale di account che consentono l'autenticazione WebAuthn e una quintuplicazione dell'utilizzo di Webauthn a partire da aprile 2019”. Per rafforzare le password si fa sempre più riferimento al metodo Multi Factor Authentication deputato ad aggiungere sicurezza all’utilizzo della sola password tradizionale: “Nell’ultimo anno il numero di autenticazioni MFA con Cisco Duo è aumentato del 38%”. Si evidenzia inoltre una spiccata preferenza per il push: “Duo Push è il metodo di autenticazione più utilizzato, con il 27,6% di tutte le autenticazioni”. Da sottolineare inoltre che l'utilizzo del cloud è in continua crescita: Un numero crescente di autenticazioni è attribuito alle applicazioni ad alto volume, con un incremento del 24% nel 2022”.

The Security Poverty Line

Nather parla della soglia al di sotto della quale un'organizzazione non può proteggersi in modo efficace - The Security Poverty Line, suggerendo quindi di focalizzarsi su un mix di fattori primari, quali: budget, competenze, capacità e influenza (money, expertise, capability, influence).

In termini di budget risulta fondamentale comprendere se ci si può permettere il costo finanziario degli strumenti e delle persone senza uscire dai limiti di budget fissati. Non solo costi e investimenti ma anche e soprattutto avere le corrette competenze per abilitare una strategia di sicurezza, implementandola al meglio: “Il compito di un Ciso in un'organizzazione che non si è mai occupata di sicurezza, ma anche in quelle che la stanno già affrontando, non è mai facile. Spesso le misure base minime fanno riferimento solo a PCI e comprendono solo firewall e antivirus, senza garanzie che non si verifichino violazioni. Supponendo inoltre che si abbia presente come agire, si è in grado di portare a termine il tutto o si è bloccati da problemi logistici e da altri fattori?
Esistono inoltre due grandi dicotomie quali Safety vs. Security e Privacy vs. Security”.Wendy Nather consiglia quindi di partire dai fondamentali, affrontando da subito il problema del buget/costo e tenendo ben presente che competenza ed esperienza non possono ridursi solo alla semplice consapevolezza, favorendo altresì la migrazione da ambient legacy, consentendo migliori pratiche di aggiornamento e integrazione tecnologica.

Non basta adottare standard architetturali e architetture di riferimento per la sicurezza specifiche per ogni settore (non solo liste di controllo per la conformità) per aiutare a rispettare i vincoli aziendali e culturali. E i prodotti dovrebbero essere progettati in modo da richiedere competenze meno sofisticate, così come visibilità e trasparenza risultano necessarie a patto che poi si sia in grado di sfruttare al meglio le informazioni raccolte e analizzate. Fondamentale comunque spingere tutti i percorsi di cybersecurity, siano essi formativi che informativi e di approfondimento e provare ad agire sulla retention delle persone esperte sul tema.

Punto di partenza quindi identificare i componenti ‘cardine’ dell'ecosistema della sicurezza: “Affrontare e gestire la sicurezza è un imperativo pragmatico e morale, complesso da raggiungere quasi come affrontare il cambiamento climatico. E’ un problema globale e altresì locale e personale, pervasivo a tutti i livelli. Solo uno sforzo congiunto e combinato può portare a risultati corretti ed efficaci", sottolinea.

Serve quindi un approccio sistemico ma anche pragmatico. E’ Fabio Florio, Business Development Manager Cisco, a capo dell’Innovation Center focalizzato sulla Cybersecurity e la Data Privacy al Museo della Scienza e della Tecnica a Milano a guidare ulteriormente dentro l’argomento, illustrando l'evoluzione della cybersecurity in Italia, rifacendosi ad alcuni dati di mercato, presentando altresì le evidenze di una ricerca Cisco effettuata in ambito consumer e fotografando lo stato dell’arte delle Networking Academy, che tanto hanno fatto e stanno facendo per diffondere la cultura digitale nel nostro Paese.Fabio Florio, BDM Smart City e CDA LeaderLa ricerca Barometro Cybersecurity (a cui ha contribuito anche Cisco), condotta annualmente dall’analista di mercato NetConsulting su un panel di Cio e Ciso italiani in relazione ai possibili attacchi sferrati nel 2022 in un confronto con il 2021, evidenzia un sostanziale equilibrio tra attacchi phishing e malware, con un’importante crescita degli attacchi Ddos, a partire dallo scoppio del conflitto in Ucraina: “In generale si tratta del tipo di attacco che ha avuto il maggiore incremento nel 2022 e il phising tradizionale rappresenta il principale pericolo di attacco riscontrato anche in Italia”. I dati forniti dal Viminale inoltre evidenziano come lo scorso luglio si era già registrato un incremento degli attacchi del 78,5% sul territorio italiano nell'ambito della cyber security rispetto all’anno precedente.

Dall’osservazione delle differenti analisi un fattore che accomuna tutte le ricerche riguarda la carenza di risorse, intesa sia come numero di persone specializzate e focalizzate sul tema ma anche di competenze e di cultura diffusa: “Un tema molto critico, se non forse il più critico, che come Cisco riscontriamo nella quotidianità dei clienti con cui ci confrontiamo. Tutti manifestano questa grande criticità e il senso di urgenza nel dover affrontare e risolvere il problema”, sottolinea Florio.In crescita nelle aziende anche il fatto di fare sempre più ricorso alla Threat Intelligence: “Gli attacchi sono sempre più sofisticati e diversi su un perimetro sempre più ampio, di conseguenza emerge la necessità di analizzare in modo esteso e approfondito queste modalità di attacco per poter reagire agli attacchi stessi o a prevenirli”. In Italia si osserva un incremento del 42% di aziende che dichiarano di utilizzare la Threat Intelligence, di cui il 25% internamente all’azienda stessa, mentre un 33% in modalità esterna: “Fattore determinante quest’ultimo in un contesto come quello italiano caratterizzato da una moltitudine di PMI con carenza di risorse proprie, costrette quindi a scalare su risorse e servizi esterni".

Un fatto però sembra certo: nel 2023 si investirà di più in cybersecurity, con una maggior crescita nelle seguenti aree: ampliamento di utilizzo del Disaster Recovery, di particolare importanza soprattutto in caso di attacchi ransomware; soluzioni di cloud security, data la maggiore diffusione del cloud come modello infrastrutturale di riferimento da proteggere; soluzioni basate su framework Zero Trust (+45%), che "è alla base anche della strategia Cisco”; soluzioni di sicurezza per dispositivi IoT per il mondo industriale e quello delle utilities ma anche per ambiti in cui si stanno diffondendo dispositivi e sensori tutti da mettere in sicurezza.

Florio fa riferimento anche ai dati Clusit che, oltre a un sostanziale allineamento con quelli del Barometro di Sicurezza, indicano un incremento dell’85% degli attacchi rilevati nel primo semestre 2022: 5.430 attacchi rispetto ai 2.980 del 2021: ”Un numero estremamente rilevante che fa molto riflettere”, dice.

La strategia Cisco

Si tratta di dati che se da una parte preoccupano per la gravità dall’altra confortano Cisco in quanto confermano la corretta e centrata impostazione della strategia di cybersecurity del vendor, in linea con le evoluzioni del mondo IT e della digitalizzazione. In questo contesto, una tendenza che sta emergendo e affermandosi sempre più è quella della resilienza in senso esteso: a livello finanziario, di operation, di supply chain, organizzativa … “Fare gli investimenti in queste aree senza includere la resilienza nella security mette a grande rischio tutti gli altri investimenti”.

Investire e avere una strategia di security resilience per Cisco significa spostarsi dalle soluzioni cosiddette point to point, dedicate ad aree e settori molto specifici, a una sicurezza molto più integrata, dalla prevenzione alla detection & response recovery, in quanto non si tratta più di bloccare gli attacchi ma di intercettarli, reagire e recuperare i dati velocemente. Il rischio infatti non lo si può eliminare, ma lo si può mitigare: “In questo modo quindi ci si sposta da soluzioni basate su silos a soluzioni più connesse tra di loro e da un la metodologia che fa riferimento al singolo allert e a una singola minaccia a una logica più di contesto”, enfatizza Florio.In termini di offerta tecnologica la strategia prevede che questa sia: in grado di scalare – “Nella sicurezza più si riesce a scalare, avendo un perimetro di osservazione più ampio e più è possibile raccogliere informazioni e quindi essere più pronti a reagire avvalendosi di prodotti di qualità"; poggi sull’ esperienza, che si traduce non solo in conoscenza in ambito cybersecurity ma di un’estesa e consolidata conoscenza del mondo delle reti; sempre più integrata, aperta, flessibile orientata anche a ragionare su come tracciare la telemetria di ciò che succede non solo nelle reti, ma che nelle applicazioni, nei device e nel cloud; in grado di avvalersi di tutta una serie di funzionalità core diffuse nell’intero e vasto portafoglio targato Cisco, che copre le diverse aree della cybersecurity. Il tutto con una forte focalizzazione sul cloud, una delle aree maggior rischio e a maggior diffusione di utilizzo.

In specifico, la piattforma Cisco Secure si estende dalla Secure Connectivity alla Network Security, allo Zero Trust – elemento centrale della proposizionedel vendor – alla Cloud & Application Security e alla Threat Detection & Response. Tutti ambiti soggetti a continue innovazioni, dall’inserimento del passwordless nello Zero Trust con Cisco Duo, piuttosto che nell’ambito della Secure Connectivity all'introduzione di interfacce applicative in Cisco Umbrella nonché a nuovi firewall per la Network Security. E tutto ciò poggia sulla Threat Intelligence di Talos. Quest’ultimo rappresenta il gruppo non governativo più grande al mondo, composto da circa 450 ingegneri in grado di poter vedere tutto il traffico che viaggia sui sistemi Cisco a livello mondiale; traffico verso i clienti e verso Cisco stessa, permettendo di tracciare e soprattutto di rilevare una serie di dati e informazioni statistiche, fondamentali per arricchire le soluzioni di protezione nell’ambito di cybersecurity.

I numeri indicano la consistenza della sicurezza in casa Cisco, che ha a che fare con l’80% del traffico Internet globale e riguarda 6 milioni di mailbox, 87 milioni di endpoint gestiti, per 300mila clienti (100% delle aziende Fortune utilizzano Cisco Secure) e 1,4 milioni di malware rilevati da Talos ogni giorno: “Sono numeri che ci permettono di raccogliere informazioni, statistiche per capire qual è l'evoluzione del traffico in rete e soprattutto degli attacchi. Vuol dire comprendere i dati, analizzarli per mettere a punto le patch di sicurezza e innovare le nostre soluzioni di protezione”, spiega Florio.

Una quantità di dati che non può essere gestita a livello umano, e che necessita dell’aiuto delle macchine, dell’automazione e di funzionalità di machine learning, attraverso tecnologie di intelligenza artificiale in grado di capire l’evoluzione degli attacchi per prendere le adeguate contromisure, aprendo e le soluzioni di sicurezza all’esterno grazie a oltre 400 integrazioni con terze parti.

Lo spaccato del mercato Consumer

Dalle imprese ai consumatori. Qual è invece la sensibilità delle persone in relazione al tema della cybersecurity? Florio cita alcune evidenze di una ricerca Cisco condotta su oltre 1.000 consumatori, di cui la maggioranza dichiara di disporre almeno tre connected device nella propria casa, il 19% ne conta quattro mentre cinque riguarda il 13% del campione. Il 62% del panel afferma di utilizzare Il proprio personal phone per lavoro:Una debolezza a livello di sicurezza, in quanto il personal phone non potrà mai essere sicuro quanto quello aziendale dotato di misure, policy e strumenti di sicurezza evoluti". Se si passa alla consapevolezza sul tema relativo alla sicurezza il 56% dei consumatori dichiara di aver capito di essere un possibile target e quindi di poter essere attaccati. Un dato non così confortante, in quanto significa che c'è un 44% del campione che invece è ignaro del fatto.Oltre a ciò, il 71% utilizza personal device per scrivere o mandare email di lavoro con frequenza – non dimentichiamoci che l’email rappresenta ancora oggi uno dei veicoli più importanti di attacco. Il 39% dichiara che per avere informazioni su come comportarsi in relazione alla sicurezza fa affidamento al ‘senso comune’ (un fatto anche questo che fa riflettere), mentre il 18% dichiara di non avere mai cambiato la propria password.

La maggior parte di coloro che si dicono preoccupati rientrano nella fascia di età compresa 25 e i 34 anni, una fascia relativamente giovane. Da sottolineare che il valore di rispondenti in Italia risulta più alto di quello EMEA rispetto agli advisor provenienti dalle autorità statali.

E anche in questa ricerca il tema culturale emerge in tutta la sua evidenza; una cultura il cui livello deve essere innalzato.

Lo stato dell’arte delle Cisco Networking Academy

Torna quindi a bomba il tema delle competenze, come fattore critico per comprendere e gestire al meglio il tema della cybersecurity. Ed ecco che Cisco gioca, tra le differenti iniziative messe in campo, la carta delle Networking Academy che negli anni ha permesso di formare molte persone. Il 95% degli studenti che completano questa certificazione dichiarano di aver ottenuto un'opportunità di lavoro e di formazione grazie all’Academy. Qualche numero: 190 paesi coinvolti a livello mondiale e 11.800 istituti; 3.20 milioni di studenti coinvolti, 17.5 milioni della nascita della iniziativa; 3.4 milioni posti di lavoro creati dal 2005, 26% di partecipazione femminile dalla nascita dell'iniziativa.
In Italia, lo scorso anno l’iniziativa ha festeggiato i 25 anni di attività formativa: in questo arco di tempo ha coinvolto 320.000 persone in 352 Academy, di cui il 70% presso scuole, università, e il 30% presso centri di formazione, istituzioni e organizzazioni no profit: “Un investimento importante per la filiale per un totale di 102 milioni di dollari”. Un’iniziativa all’insegna dell’inclusione: Abbiamo portato le Networking Academy ovunque: per esempio, in otto penitenziari italiani 1.200 i detenuti che partecipano al programma - con l’obiettivo di offrire loro una seconda opportunità ai carcerati quando escono dalle carceri”.

Guardando al tema specifico della cybersecurity nel 2022 attraverso le Networking Academy Cisco hanno coinvolto 15.663 studenti in cybersecurity, sui circa 50.000 studenti formati all'anno in Italia, inoltre il vendor ha anche creato corsi e borse studio rivolte a persone tra i 18 e i 44 anni per ottenere la formazione in questo specifico ambito, consegnando 3 mila borse di studio in un quinquennio.

“La formazione rappresenta un nodo cruciale per favorire l’innalzamento culturale; un obiettivo che Cisco cerca di rggiungere al meglio attraverso le Networking Academy”, conclude Florio.Sara Assicurazioni in sicurezza con Cisco

Si va ancora più in concreto con il case study a cui lavrano in partnership Cisco e Sara Assicurazioni, presentato da Fabio Panada, Security Architect, Cisco.

La compagnia assicurativa italiana, dotata di 1.500 punti vendita distribuiti sul territorio nazionale, numerosi clienti e numerosi dipendenti interni, negli ultimi anni ha deciso di intraprendere una trasformazione digitale al fine di modernizzare la modalità con cui gestiva i propri team: "Nella fattispecie ha deciso di abilitare il modello ibrido, spinta anche dalle nuove modalità operative imposte dalla situazione pandemica. In questo senso, Sara Assicurazioni ha rivisto i processi di utilizzo dei servizi rivolti ai dipendenti interni, adottando una soluzione cloud based, in cui ha coinvolto più cloud provider. Fabio Panada, Security Architect, CiscoIn termini di sicurezza IT ha modificato il propro modello, focalizzandosi soprattutto sulla protezione dei dati di tre tipologie di utenti: i dipendenti interni che oggi lavorano in modalità diverse rispetto al passato; i punti vendita distribuiti con diverse esigenze di adozione delle applicazioni e quindi altrettante modalità di gestione della security: “Una cosa è accedere e proteggere, per esempio, applicazioni presenti nel data center aziendali e un’altra è farlo in ambiente cloud distribuito e condiviso"; i clienti finali gestiti dall’assicurazione.

Sara Assicurazioni ha quindi deciso di adottare il modello Zero Trust "per cui le tecnologie devono utilizzare autenticazione, controllo dei dati, controllo della rete per essere continuamente valutate. Quando un utente si collega e accede un'applicazione questo può valere per un certo periodo, ma l'autenticazione deve continuamente essere rivista. Un modello che molte aziende di qualsiasi settore stanno adottando, in fasi differenti, ma è importante che le tecnologie lo supportino”.Sara Assicurazioni ha quindi considerato molteplici aspetti: in primis, in termini di sicurezza ha valutato un livello di protezione integrata, basata su tecnologie in grado di collaborare tra loro al fine di proteggere molti livelli, a partire dagli utenti, che spesso lavorando da casa estendono i confini aziendali. "Fondamentale quindi proteggere l’end point, il mobile che diventa l’azienda”. Così come proteggere la Rete: “Tutto passa dalla rete, e quindi anche a questo livello è importante introdurre livelli di sicurezza adeguati". E poi la protezione di applicazioni e dati, soprattutto oggi che sono in cloud: "Emerge la necessità di modelli e tecnologie differenti e l'utilizzo di tecnologie cloud permette una scalabilità completamente diversa rispetto alle soluzioni tradizionali".

L’architettura integrata messa in opera congiuntamente ha permesso, grazie all'operatività e agli automatismi, di ridurre i tempi di gestione e quindi aumentare l'efficienza della sicurezza a tutti i livelli, permettendo di gestire in maniera centralizzata tutti i problemi rilevati sul cloud, sugli endpoint a livello utente e sulla rete. E tutto ciò messo a fattor comune e gestito in un unico punto ha permesso una forte riduzione di costi e un forte incremento in termini di efficienza (quasi del 20%). In termini di visibilità e controllo si parla di 400 minacce intercettate in media al mese, 3 milioni di file diversi analizzati e 1.000 transazioni bloccate.

Sara Assicurazioni è solo all'inizio di un percorso di adozione di soluzioni di sicurezza; un percorso che la porterà lontano e Cisco conta di affiancarla in questo viaggio, ampliando la collaborazione in altre aree di interesse oltre a quelle della sicurezza”, conclude Panada.


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