Internet: una vecchia promessa da mantenere

La rete decentrata è diventata solo una rete frammentata, in cui troppo spesso il controllo di certi servizi è centralizzato. C'è una presa di coscienza che questo è un problema da affrontare? Forse sì.

Autore: f.p.

"Ciò che è illegale offline dovrebbe essere illegale anche online": quante volte lo avete sentito dire? È una affermazione allo stesso tempo banale, perché è semplice buon senso, ma anche rivoluzionaria, perché siamo talmente abituati (male) alle storture dell'online che nemmeno ci pensiamo più. E quando qualcuno mette sullo stesso piano reale e virtuale, ci spiazza.

Così la frase banal-rivoluzionaria oggi assume tutta la sua importanza perché è una dichiarazione ufficiale di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, fatta per annunciare il Digital Services Act. La legge sui servizi digitali con cui - spiega Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutiva per Un'Europa pronta per l'era digitale - l'Europa vuole fare in modo "che le piattaforme siano chiamate a rispondere dei rischi che i loro servizi possono comportare per la società e i cittadini". Dove le piattaforme in questione sono i giganti dei servizi online, da Facebook e Google in poi.

Il Digital Services Act potrebbe essere archiviato come un ennesimo "caso GDPR", ossia la messa in cantiere di una norma che contrappone idealmente il liberismo tecnologico della Silicon Valley (come luogo metaforico più che fisico, ormai) con la rigidità dell'Europa. Se non fosse che poco dopo il DSA è arrivata la "Declaration for the Future of the Internet", un documento decisamente più generico ma sottoscritto tanto dalla UE quanto dagli Stati Uniti e da una trentina di altre nazioni del mondo. Tra cui le principali economie globali escluse Cina, India, Russia.

Il DSA e la Dichiarazione sottendono lo stesso principio chiave: la promessa di Internet come luogo aperto, inclusivo, paritario e sicuro è stata ampiamente disattesa. La "Rete delle reti" in cui la decentralizzazione era un valore - perché nessuno poteva controllare tutta la Rete - è diventata una rete solo frammentata (la "splinternet") in cui l'accesso ai servizi digitali è sempre più centralizzato e controllato.

Talvolta dai Governi più totalitari, più normalmente dal mercato. I servizi digitali sono nelle mani di relativamente poche grandi entità che fanno il loro business, lecitamente ma non sempre in maniera ideale rispetto alla concezione originale della Rete e al benessere della società.

Basta qualche dichiarazione d'intenti dei Governi per portare una concreta possibilità che lo scenario dell'Internet globale cambi? Difficile dirlo. Ma il segnale non va sottovalutato, anche se magari è debole. Più che i singoli provvedimenti, conta la tendenza normativa e di principio degli ultimi anni. Siamo tutti troppo "dentro" il digitale e troppo connessi per non cominciare ad avere nel virtuale le stesse tutele del fisico.

La Rete dele reti era il concetto chiave della letteratura fantascientifica degli Anni 80-90, e lì le cose finivano male proprio perché il controllo della Rete cadeva in mano alle grandi corporation. Era anche la stessa letteratura che ha fatto nascere il concetto del Metaverso, guardacaso un altro hype del momento. Studiamo la storia per evitare che si ripeta, dicono. Magari possiamo studiare la fantascienza per evitare che si concretizzi.


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