Qlik: nell’era dell’AI, occhio alla data literacy

L'alfabetizzazione dei dati sarà la competenza più richiesta entro il 2030, ma oggi solo 1 lavoratore su 10 si sente sicuro delle proprie competenze

Autore: Redazione ImpresaCity

A livello globale poco più di un dipendente su cinque (il 21%) ritiene che il proprio datore di lavoro gli stia fornendo gli strumenti giusti per un posto di lavoro maggiormente automatizzato e più orientato ai dati: lo indica una nuova ricerca resa nota da Qlik.

Il report Data Literacy: The Upskilling Evolution, realizzato in collaborazione con The Future Labs, combina gli insight delle interviste agli esperti con i sondaggi di oltre 1.200 manager di tutto il mondo e oltre 6.000 dipendenti. I risultati, simili in tutti i Paesi in cui il sondaggio ha avuto luogo, rivelano come la rapida diffusione dell'uso dei dati stia contribuendo all’aumento delle aspirazioni delle imprese e il loro potenziale e come, a sua volta, stia trasformando le metodologie di lavoro.

Lo studio rivela che sia il management sia i dipendenti prevedono che la data literacy, l'alfabetizzazione dei dati, definita come la capacità di leggere, lavorare, analizzare e comunicare con i dati, sarà la competenza più richiesta entro il 2030. Per l'85% dei manager diventerà un requisito vitale in futuro come lo è oggi la capacità di utilizzare un computer.

Ecco dunque spiegato il sempre maggior apprezzamento dei dati: i dipendenti intervistati riferiscono che l’utilizzo dei dati e la loro importanza nel processo decisionale sono raddoppiati nell'ultimo anno. L'89% dei manager si aspetta che tutti i membri del team siano in grado di spiegare come i dati abbiano guidato le loro decisioni.

La richiesta di competenze in fatto di dati riflette significativi cambiamenti sui processi di lavoro, dovuti all'aumento dell'intelligenza artificiale. I manager che hanno preso parte allo studio ritengono che le pratiche quotidiane dei dipendenti cambieranno, diventando sempre più collaborative grazie anche al supporto di strumenti intelligenti che li aiutano a prendere decisioni migliori (84%) ed essere più produttivi (83%).

Per realizzare il proprio potenziale, il 40% dei manager prevede che la propria organizzazione assumerà un Chief Automation Officer entro i prossimi tre anni, arrivando a una percentuale superiore al 99% se si fa riferimento al prossimo decennio. Ma l'investimento non può terminare con le assunzioni senior: chi è in prima linea ritiene di necessitare di supporto durante questa transizione. Inoltre, il 58% dei dipendenti sostiene che l'alfabetizzazione dei dati li aiuterà a mantenere una posizione di rilievo nonostante l'uso crescente dell'IA.

“Si parla spesso di come i dipendenti debbano capire e sfruttare al meglio l'intelligenza artificiale e come questa cambierà e completerà il loro ruolo, ma dobbiamo in primis aiutarli a sviluppare le competenze che gli consentono di aggiungere valore all'output di questi algoritmi intelligenti", commenta Elif Tutuk, VP of Innovation & Design di Qlik. "L'alfabetizzazione dei dati sarà fondamentale per estendere la collaborazione sul posto di lavoro oltre i rapporti tra colleghi. La creatività e il pensiero critico saranno la chiave per sfruttare realmente l'intelligenza della macchina".

La transizione verso un posto di lavoro maggiormente orientato ai dati e automatizzato crea un'enorme opportunità per coloro che hanno competenze in materia di dati. Nonostante sia percepito come fondamentale per il successo dell'impresa - sia oggi sia in futuro - solo l'11% dei dipendenti intervistati si sente pienamente sicuro delle proprie competenze in materia di dati. Ma più di tre quarti (78%) dei dipendenti stanno investendo il proprio tempo e denaro (64%) per colmare il gap di competenze professionali necessarie per l'impresa del futuro - questi dichiarano di spendere una media di quasi 7 ore ogni mese e quasi 2.800 dollari all'anno. Il 35% dei dipendenti intervistati afferma di aver lasciato un posto di lavoro negli ultimi 12 mesi per insufficienti opportunità di aggiornamento e formazione.

“Il modo in cui interagiamo e utilizziamo i dati si è trasformato negli ultimi due anni e lo farà ancora di più man mano che ci muoviamo verso un posto di lavoro più intelligente e automatizzato", conclude Paul Barth, Global Head of Data Literacy di Qlik. "Ma l'ambizione e gli investimenti negli utilizzi di dati all'avanguardia continuano ad essere maggiori rispetto all'impegno a colmare la crisi dell'alfabetizzazione dei dati. I leader delle aziende devono riconoscere che se vogliono che i loro dipendenti utilizzino i dati per un processo decisionale più consapevole e che, a loro volta, guidino risultati positivi, devono offrire loro supporto e opportunità di aggiornamento".


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