Acronis: la cyber security passa per i service provider

I service provider sono il punto di riferimento delle imprese nella loro digitalizzazione, spiega Acronis. E questo vale anche per la cyber security.

Autore: Redazione ImpresaCity

Le minacce cyber si fanno sempre più articolate e pericolose, con la conseguenza che le aziende per difendersi devono seguire un approccio altrettanto articolato che tocchi certo in primis la tecnologia, ma in pari grado anche le persone - perché quello umano è ancora il vettore di attacco più pericoloso - e i processi interni. Il messaggio chiave che Acronis sta dando da tempo, e che ribadisce nelle varie tappe mondiali del suo CyberFit Summit, è proprio questo: proteggere le aziende clienti significa poter agire a vari livelli, componendo fra loro tasselli diversi: formazione, threat intelligence, patching, automazione, machine learning, security management e molto altro. Incentrando poi questa integrazione sui dati, che sono il bene oggi più prezioso per le imprese. E purtroppo anche per i criminali informatici.

Serguei Beloussov, fondatore e Chief Research Officer di Acronis, sottolinea che in questo scenario per le aziende di cyber security la crescita è intrinsecamente legata alla capacità di riconoscere e soddisfare le esigenze del mercato, sviluppando e poi offrendo le giuste competenze e i giusti prodotti. È agendo in questo modo che Acronis può chiudere il 2021 come "l'anno migliore nella storia della società". Dopo una evoluzione che in pochi anni l'ha portata da essere una azienda quasi monoprodotto e focalizzate sulle PMI a proporsi come fornitore di una piattaforma trasversale, anche grazie a diverse acquisizioni, che vede nei service provider il suo mercato principale.

Non è quindi un caso che Patrick Pulvermueller, CEO di Acronis dallo scorso luglio, venga proprio dal mondo dei service provider. Non è ovviamente il criterio principale per cui è stato scelto, ma aiuta Acronis a crescere restando concentrata su un settore che le sta dando numerose soddisfazioni, sia in quanto a business sia per il riconoscimento di un ruolo importante nello scenario generale della cyber security. D'altronde, sottolineano tanto Acronis quanto i principali osservatori, molto di quanto accade nella sicurezza informatica "passa" attraverso i service provider. Certo gli attacchi - basta pensare ai supply chain attack in stile SolarWinds - ma oggi anche le opzioni di difesa.

La semplificazione offerta da Acronis ai service provider sta prima di tutto nell'offrire diverse funzioni di cyber protection in una singola piattaforma integrata: Acronis Cyber Protect Cloud. Dove l'integrazione va intesa come concetto aperto: tra le funzioni di Acronis, verso piattaforme esterne come quelle di IT management, incorporando soluzioni di terze parti per aggiungere ulteriore valore. Una integrazione che nel tempo si è evoluta sia a livello di opzioni e componenti per la protezione di workload specifici, sia per le politiche di licensing, sia per le possibilità di automatizzare i task di security management.

Verso una nuova cyber security

Questa evoluzione verso la semplificazione continuerà, spiega Pulvermueller, perché la digitalizzazione porta moltissimi vantaggi ma anche un aumento della complessità IT e delle minacce potenziali. "Soprattutto le piccole-media realtà - spiega Pulvermueller - guardano ai service provider per la loro capacità di guidarle nella digitalizzazione e poi per la capacità che hanno di combinare prodotti diversi in una soluzione integrata. Per vedere semplificate le complessità che comunque devono affrontare", sottolinea il CEO. Il che spiega come la spesa IT delle PMI attraverso i service provider oggi cresca quattro volte più veloce della spea IT generale.

La strategia Acronis per il prossimo futuro è quindi incrementare il valore che i service provider possono vedere nell'azienda e nei suoi servizi. Un obiettivo che si intende raggiungere, tra l'altro, aumentando le funzioni di Cyber Protect Cloud, incrementando il numero di data center Acronis nel mondo, garantendo prestazioni elevate per tutta l'infrastruttura di servizi e connettività, dando formazione. Una strategia che si concretizza a breve e brevissimo termine - il 2021 ha visto già numerose novità funzionali, peraltro - ma che si unisce anche a una visione a lungo termine su quello che inevitabilmente influenza tutta la protezione delle informazioni.

Diversi importanti trend tecnologici, spiega Serguei Beloussov, di fatto portano a una frammentazione e delocalizzazione delle informazioni da proteggere. La mole di dati prodotti aumenta, si diversifica, si delocalizza attraverso evoluzioni dell'IT come l'edge computing o il proliferare degli smart device. Allo stesso tempo, le informazioni vanno gestire e protette in maniera sempre più "compartimentata" per rispondere a nuove normative come quelle sulla privacy dei dati o alla maggiore attenzione verso la sovranità dei dati stessi. Senza dimenticare che le contese e le barriere geopolitiche diventano oggi anche contese e barriere digitali. "Non sarei stupito se entro dieci anni, o anche prima, qualche nazione implementasse una qualche forma di confine digitale", sottolinea in questo senso il CRO di Acronis.Le aziende di cyber security devono anche guardare oltre la tutela delle informazioni e considerare che le attuali evoluzioni tecnologiche possono portare allo sviluppo di nuovi pericoli digitali e di nuove vulnerabilità. Le forme di protezione che saranno necessarie per tutelare smart device, intelligenze artificiali, infrastrutture fisiche digitalizzate sono solo alcuni esempi. E per adattarsi a questo futuro, spiega Beloussov, Acronis punta su alcuni elementi chiave: offrire soluzioni capaci di operare in maniera autonoma, occuparsi delle nuove forme di sicurezza andando oltre il cyber, sviluppare prodotti adatti a un mercato che sarà sempre globale ma anche molto meno omogeneo, proporsi con maggiore decisione al segmento enterprise dell'utenza potenziale.


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