La data protection? Passa anche per il cloud.

La scelta del cloud ibrido come base per accelerare la digitalizzazione d'impresa apre nuove possibilità anche per la gestione dei dati. Con più sicurezza e allo stesso tempo semplicità.

Autore: Redazione ImpresaCity

La pandemia è stata decisamente un grande fattore di accelerazione nel percorso che le aziende italiane avevano già definito (e chi non l'aveva fatto, si è mosso in fretta per farlo) verso la propria digitalizzazione. Tra i vari studi condotti in questi mesi, anche il Dell Technologies Digital Transformation Index 2020 lo conferma: oltre l’85% delle aziende italiane ha accelerato il percorso di digitalizzazione nel corso del 2020. Ma non solo: la significativa incertezza generata dalla pandemia ha portato i decision maker aziendali anche a immaginare nuove formule per restare competitivi in un mercato particolarmente sfidante e diverso rispetto al passato, al punto che l’81% del panel intervistato dichiara di essere impegnato a reinventare il proprio modello di business.

Tutto questo ha certamente un impatto sulla strategia IT complessiva delle aziende. E, aspetto non altrettanto considerato, sulla loro gestione delle informazioni in ambienti che oggi sono quasi intrisecamente di cloud ibrido. Ne abbiamo parlato con Fabio Zezza, Data Protection Solutions DPS, Country Lead Dell Technologies.

Dalla pandemia alla digitalizzazione "accelerata" il passo è figurativamente breve. Lo è anche verso il cloud ibrido?
Sicuramente, e i dati dimostrano che la scelta di cloud ibrido è la strategia IT da implementare. D’altra parte, i punti a favore sono diversi: la possibilità di offrire il meglio dei cloud pubblici e privati, di fare leva sulle tecnologie edge, senza tralasciare una maggiore flessibilità. Non da ultimo, una strategia di questo tipo rappresenta anche un’opportunità per le aziende per ripensare il loro approccio alla protezione e alla resilienza dei dati.

C'è un collegamento tra la scelta del cloud ibrido e la possibilità di migliorare la data protection?
La scelta del cloud ibrido offre flessibilità e possibilità di scegliere dove archiviare i dati, il che porta ad ottimizzare i costi durante il loro ciclo di vita. L’opportunità del cloud computing stimola le organizzazioni a ripensare ai dati che sono realmente utili e a come organizzare i diversi workload. Così come diversificare gli investimenti è una buona strategia per evitare perdite, anche l’adozione del cloud ibrido permette di distribuire i dati, minimizzando il rischio di data loss e di subire le conseguenze del blocco di un singolo cloud vendor.

Come si definisce una strategia di lungo periodo di data resilience?
Non c’è una soluzione valida per tutti gli scenari. Dell Technologies suggerisce di seguire tre linee guida. La prima riguarda l’architettura: poiché la resilienza dei dati è una strategia di lungo termine, il consiglio è di investire in tecnologie e prodotti sviluppati in ottica multi-cloud e di lavorare per avere architetture efficienti e modulari.

A titolo di esempio: adottare soluzioni di backup che permettono di memorizzare i dati nel minor ingombro possibile, o scegliere soluzioni a consumo, sulle quali si basa l’economia del cloud, affinchè l’infrastruttura non sia un costo quando non utilizzata; fare una attenta analisi di tutti i componenti necessari alla realizzazione di una infrastruttura di cloud ibrido, in modo da ottimizzare la sua realizzazione e non dover sostenere costi aggiuntivi; e ancora, rendere più efficace la memorizzazione dei dati, affinchè sia più semplice la loro mobilità tra cloud diversi e il loro recupero, per poter sostenere, in modo rapido ed economico, un cambio di strategia.

Le altre due linee guida?
Sviluppare policy di protezione dei dati ben definite e semplificare le soluzioni di protezione dei dati. Per la maggior parte delle organizzazioni, i dati sono il loro vantaggio competitivo: per questo devono essere protetti ed è fondamentale l’aspetto della responsabilità: i cloud pubblici generalmente operano seguendo un modello di responsabilità condivisa, secondo il quale alcune responsabilità relative ai dati e ai workload restano in carico all’azienda.

Anche i cloud provider sono chiamati ad assumersi alcune resposabilità, lasciando però alla società cliente quelle legate alla data protection e alla loro disponibilità. In questo quadro, diventa fondamentale che la policy aziendale di data protection si estenda anche alla strategia di cloud ibrido e che la strategia di data protection sia costantemente aggiornata sulla base della disponibilità di nuove tecnologie e l’evoluzione del panorama normativo.

Come si semplifca la gestione delle informazioni?
Le organizzazioni che utilizzano soluzioni di data protection di più vendor rischiano di avere costi legati alla perdita dei dati e ai tempi di inattività rispettivamente 5 e 2 volte maggiori di chi si affida a un unico vendor, a fronte magari di un maggiore investimento in termini di tempo, budget e risorse di personale investito. Nell’elaborazione di un piano di data protection per una strategia di cloud ibrido, i CIO non possono non tenere conto di questo.


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