Capgemini: l’IT sostenibile porta vantaggi ma non è ancora una priorità percepita

Un’indagine mostra che se da un lato la metà delle aziende ha sviluppato un approccio di sostenibilità, meno di una su cinque (18%) è dotata di una strategia di IT sostenibile ad ampio spettro

Autore: Redazione ImpresaCity

Le aziende che hanno sviluppato una roadmap completa per accelerare l’implementazione di un’IT sostenibile hanno ottenuto punteggi migliori in ambito ESG (61%), una maggiore customer satisfaction (56%) e un risparmio in termini di imposte (44%). Lo rivela un nuovo report del Capgemini Research Institute, che però mostra anche che c’è ancora scarsa consapevolezza su come implementare pratiche IT sostenibili e di come contribuire proattivamente a ridurre l’impatto ambientale delle operazioni IT: solo il 6% delle aziende ha infatti raggiunto un elevato livello di implementazione dell’IT sostenibile.

Per IT sostenibile si intende descrivere un approccio incentrato sull'ambiente per quando riguarda lo sviluppo, l'uso e lo smaltimento di hardware e applicazioni software, nonché la progettazione dei relativi processi aziendali. La ricerca di Capgemini “Sustainable IT: Why it’s time for a Green revolution for your organization’s IT”, svolta su 1000 aziende di diversi settori di attività, abbraccia quattro aree chiave dell'IT: hardware e device, reti e sistemi di comunicazione, applicazioni e dati, e infine cloud computing.



Se da un lato le soluzioni informatiche possono aiutare a risolvere i problemi ambientali, dall’altro il settore IT nel suo complesso presenta aspetti critici legati alle emissioni di carbonio. Il nuovo report identifica le aree in cui le emissioni IT aziendali stanno crescendo più rapidamente e delinea una roadmap in tre fasi affinché le organizzazioni sviluppino e implementino strategie di IT sostenibile. Tuttavia, per le aziende l’IT sostenibile non è ancora una priorità o uno strumento all’interno della più ampia agenda di sostenibilità e del percorso per ridurre le proprie emissioni: secondo il report, solo il 22% stima di ridurre di oltre un quarto la propria impronta di carbonio attraverso l’IT sostenibile nei prossimi tre anni.

Dall’indagine emerge un chiaro divario di consapevolezza sull’impatto ambientale dell’IT, tanto che il 57% degli intervistati afferma di essere ignaro dell’impronta di carbonio dell’IT della propria azienda. Il settore bancario e quello dei prodotti di consumo presentano i livelli più alti di awareness (rispettivamente 52% e 51%), mentre il settore della produzione industriale registra la percentuale più bassa (28%). Solamente il 34% è al corrente del fatto che la produzione di cellulari e computer portatili abbia un’impronta di carbonio più elevata rispetto all’uso effettivo di questi dispositivi durante tutto il loro ciclo di vita. Questo gap è aggravato dal fatto che attualmente l’IT sostenibile non riceve la stessa attenzione e le stesse risorse di altre iniziative green. In termini di strategia, la metà delle aziende ha definito un approccio per la sostenibilità in senso ampio, ma meno di una su cinque (18%) presenta una strategia in ambito IT sostenibile con obiettivi e scadenze ben definiti.



La maggior parte delle aziende non dispone di strumenti adeguati o di standard universalmente condivisi per misurare l’impatto ambientale dell’IT: solo il 29% utilizza infatti strumenti di valutazione delle emissioni di carbonio e solo il 34% afferma che l’IT sostenibile è parte integrante dell’agenda del consiglio di amministrazione. Anche l’uso di KPI per tracciare e misurare i progressi nella sostenibilità dell’IT aziendale risulta poco diffuso, con solo il 23% delle organizzazioni che misura le emissioni di gas serra. In generale, solo l’1% delle aziende ha raggiunto i propri obiettivi.

Stabilire il costo del carbonio per le operazioni IT può aiutare le organizzazioni di tutti i settori a prendere coscienza dell’impatto della loro impronta IT, ma solo il 27% delle stesse ha standardizzato la pratica. Il settore tecnologico è nella posizione ideale per esercitare la propria influenza e promuovere un cambiamento strutturale.

Le aziende tecnologiche stanno infatti intraprendendo azioni proattive nella riduzione delle emissioni di carbonio di operation, servizi e prodotti IT, e molti operatori hanno annunciato i propri target per diventare carbon neutral. Di conseguenza, molte organizzazioni stanno cercando di trasferire sul settore IT la responsabilità della riduzione delle emissioni, con l’obiettivo di agevolare l’istituzione al proprio interno di pratiche IT sostenibili.

Circa il 52% delle organizzazioni intervistate afferma che le aziende del settore tech dovrebbero incorporare una dimensione di IT sostenibile nei loro prodotti e servizi, il 61% vorrebbe che le aiutassero a misurare l’impatto ambientale dei loro processi, mentre il 45% sarebbe disposto a pagare fino al 5% in più per prodotti e servizi IT sostenibili.



Il report si conclude delineando una roadmap in tre fasi per accelerare l’IT sostenibile: delineare una strategia di IT sostenibile allineata con la strategia di sostenibilità dell’organizzazione; creare un processo di governance con un team dedicato all’IT sostenibile e il supporto della leadership; e infine rendere operative le iniziative IT sostenibili inserendo la sostenibilità tra gli elementi chiave dell’architettura software.

“La sostenibilità deve essere il fulcro dei nostri sforzi a livello globale per agevolare la ripresa dopo la pandemia, e il settore IT non deve essere da meno. Le organizzazioni devono rendersi conto dell’impatto ambientale del nostro mondo digitale, accelerando il passaggio a modelli di business che facciano leva sull’IT sostenibile”, commenta Andrea Falleni, Amministratore Delegato di Capgemini in Italia. “Le organizzazioni devono avere gli strumenti diagnostici, le strategie e una roadmap per accelerare il loro percorso di decarbonizzazione. L’approvazione di tutti gli stakeholder interni sarà fondamentale per il successo di queste iniziative, insieme a un’architettura software sostenibile e al cambiamento nel comportamento dei dipendenti. Al di là dell’imperativo ambientale, i benefici di business sono significativi in termini di bottom line, reputazione e customer satisfaction”.

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