Sicurezza industriale e performance: un equilibrio non facile

Monitorare non basta, serve organizzare i dati e portarli alle persone più indicate per prendere una decisione. Che quasi mai può essere automatizzata.

Autore: Umberto Valente

Oggi, nell'industria, la questione della sicurezza non è più in discussione. La paura dell'infortunio, o del sinistro, e delle sue conseguenze sul piano umano, economico, ambientale e legale hanno da tempo convinto i responsabili industriali ad applicare delle misure tecniche e organizzative per proteggere la salute e la sicurezza degli operatori e l'integrità dei siti. Per andare incontro a questa necessità, l'industria deve adottare un approccio globale e coerente che coinvolga tutte le parti attive in seno all'impresa.

I dispositivi per il lavoratore isolato offrono una soluzione tecnica per una determinata situazione ma non rappresentano una risposta universale per le esigenze di tutte le differenti tipologie di lavoratori. Un ampio utilizzo di tali dispositivi, senza però misure organizzative ponderate, è infatti completamente controproducente. Il rischio è avere un alto tasso di falsi allarmi, che provocherà la disattivazione degli apparecchi e quindi la loro completa inutilità. È una soluzione che deve rientrare in un disegno globale per la protezione dei lavoratori isolati.

Per un lavoratore isolato in un ufficio, che a priori non si muove molto, non si tratta probabilmente di un dispositivo adatto e bisogna quindi pensare ad un'altra organizzazione. Per un lavoratore che si sposta all'interno di un sito, il dispositivo è interessante solo se è possibile geolocalizzare la persona in difficoltà. Un altro imperativo è che l'allarme deve arrivare in tempo reale ad un operatore in grado di intraprendere un'azione immediata. Anche qui, non bisogna fermarsi alla tecnica, la quale non fornisce che una parte della risposta, ma piuttosto considerare la sicurezza nel suo insieme, dove l'aspetto organizzativo e umano sono altrettanto importanti.
Tenere d'occhio i sistemi tecnologici che contribuiscono alla sicurezza nei luoghi di lavoro è una prerogativa fondamentale. Ma non finisce qui. Prendere in esame la questione delle prestazioni industriali, e in che misura l'applicazione delle pratiche di prevenzione può contribuire a migliorare tali prestazioni, è un altro fattore estremamente importante: l'approccio di prevenzione, infatti, è strettamente legato al miglioramento del funzionamento dell'impresa e delle sue prestazioni.

Oggi, nei nostri modelli industriali europei, in un determinato ambiente, le tecnologie sono equivalenti e arriviamo fino al punto in cui i processi tecnici sono spinti al massimo in termini di efficienza. La maggior parte delle aree di miglioramento riguardano l'organizzazione. Ciò che può ancora fare la differenza di fronte ad una nuova situazione è l'essere umano. Mi sembra illusorio che la macchina sostituisca l'uomo. Ad un certo punto, se c'è una decisione da prendere, deve essere umana e coinvolgere tutte le persone nella catena di produzione.

Il monitoraggio della macchina è un valido esempio. In molte industrie, i sensori rilevano un certo numero di parametri e inviano degli allarmi una volta che si arriva ad una determinata soglia: vibrazioni troppo forti, temperature troppo elevate, alimentazione insufficiente della macchina, eccetera. Avremo quindi una moltitudine di allarmi e dati in un ambiente industriale a cui si dovrà dare una priorità ed anche farli arrivare alle persone giuste al momento giusto. E dopo?
Non è realistico pensare che tutto funzionerà da solo con un buon algoritmo. Si dovrà prendere una decisione. A parte le emergenze estreme, come l'inizio di un incendio o la minaccia di un'esplosione, la decisione sarà un difficile equilibrio tra i requisiti di produzione, della manutenzione e della sicurezza. La sicurezza delle persone è ovviamente una priorità, ma dovremo scegliere per esempio tra una produzione in modalità ridotta, meno efficiente oppure più manutenzione con tempi di fermo macchina prolungati, che influiranno anche sulla produzione. Non esiste una risposta univoca, ma una decisione che è il frutto di una negoziazione tra coloro che sono coinvolti nella catena.

Quali possono essere gli strumenti di supporto decisionale? Una decisione riguardante un evento in produzione può essere presa solo se tutte le parti hanno le carte in mano e collaborano. La prima priorità è che le persone coinvolte nel processo possano avere tutti i dati che li aiutino a prendere una decisione. Questo è il ruolo di una buona organizzazione della trasmissione degli allarmi. A quel livello, è cruciale che la capacità di rilevazione sia abbinata all'elaborazione dell'informazione, affinché sia comprensibile e utilizzabile da coloro che prenderanno la decisione. E inoltre deve poter arrivare alla persona giusta.

Il ruolo della tecnologia sarà quello di raccogliere e filtrare le informazioni al fine di trasmetterle a coloro che prenderanno la decisione, in modo che possano agire con cognizione di causa. L'altra priorità è che gli individui siano in grado di riflettere su queste situazioni e di collaborare in modo intelligente per prendere una decisione nell'interesse comune. Qui ci si basa sulle persone. E quelle sono insostituibili.

Umberto Valente è Wireless Solutions Sales & Marketing di Ascom UMS

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