Red Hat eccelle nell’Open Source. Nuovo cappello, stessa promessa e 70 trimestri positivi

Gianni Anguilletti, Regional Manager di Red Hat, inquadra l’ottimo andamento del FY2019 e i messaggi provenienti dal recente evento mondiale a Boston, in cui si delineano strategia e annunciano nuovi prodotti. Il modello Open Source è sempre più vincente e abilitante scenari di trasformazione digitale. Aggiornamenti sull’operazione IBM

Autore: Barbara Torresani

“L’Open Source libera le potenzialità del mondo ed è sempre più abilitante i processi di trasformazione in atto”: sostiene Gianni Anguilletti, Regional Director Italia, Francia, Iberia, Israele e Grecia, Red Hat alla guida della filiale italiana da 13 anni, nel consueto appuntamento annuale con la stampa per commentare i risultati dell'esercizio fiscale concluso, illustrare le principali novità tecnologiche e l'evoluzione organizzativa,  alla luce del recente evento mondiale Red Hat Summit a Boston a cui hanno partecipato 8.500 persone, che ha visto salire sul palco Ginni Rometty, Ceo di Ibm e Satya Nadella, Ceo di Microsoft.

Da sinistra Gianni Anguilletti, Regional Director Italia, Francia, Iberia, Israele e Grecia, Red Hat  ed Edoardo Schepis, Presales Manager Red Hat Italia

70 trimestri di crescita
La soddisfazione del manager è evidente di fronte ai risultati così significativi dell’esercizio 2019 chiuso lo scorso 28 febbraio: Non è fortuna né fatalità: si può essere fortunati per alcune volte, ma non per 69 trimestri consecutivi. Un risultato messo a segno per quasi il 90% da sottoscrizioni, a significare che il grosso del risultato arriva dalle linee di prodotto a più alta marginalità e non da servizi di supporto, consulenza e training”, enfatizza Anguilletti. Un risultato che oggi permette al vendor di poter contare su 2 miliardi di dollari di liquidità da utilizzare in nuovi investimenti strategici e/o acquisizioni.


Sono gli Strategic Products a performare meglio: tutto ciò che gravita attorno a Red Hat Enterprise Linux, come la piattaforma per lo sviluppo applicativo, il Paas con OpenShift, il cloud con OpenStack, la componente di automazione Ansible e il software defined storage. Il numero di clienti in crescita esponenziale realizzati su OpenShift (Paas) raggiunge i 1.300 e sono oltre 1.000 quelli di Red Hat Ansible, la tecnologia di automazione delle infrastrutture.
Una situazione che si riverbera sulla crescita organizzativa che vede i redhatters - i dipendenti aziendali – crescere del 10% a livello mondiale arrivando a 13.500 (170 in Italia), e l’apertura di una ventina di uffici nel mondo per 105 sedi, potendo contare su un ecosistema sempre più esteso e forte di collaborazioni con i maggiori hardware e software vendor e partner di canale.

Red Hat Summit: la trasformazione digitale è qui
Dalla convention di Boston arrivano messaggi chiari:La trasformazione digitale è in atto, un fenomeno inarrestabile: oggi ogni azienda punta ad essere una realtà di software. Come testimoniato da aziende clienti presenti come BMW, Deutsche Bank, UPS, Volkswagen che, indipendentemente dal settore merceologico, sono accumunate dalla necessità di trasformarsi in azienda software per continuare a essere competitive  e accrescere il proprio valore sul mercato”, sostiene Anguilletti.

Un fenomeno che determina una domanda virtualmente illimitata di soluzioni e servizi IT alla quale Red Hat risponde con un portafoglio di tecnologie e servizi che sta crescendo a una velocità non riscontrabile nel passato. “Un fenomeno che porta Red Hat a partecipare a tutti i tavoli di discussione su temi di trasformazione digitale sia in logica di ammodernamento delle infrastrutture e applicazioni tradizionali che di progettualità di frontiera caratterizzate da alti contenuti innovativi come  IoT, Machine Learning, sicurezza”, sottolinea Anguilletti.

Ecco Red Hat Enterprise Linux 8  e Red Hat Openshift 4
Boston ha inoltre fatto da vetrina di lancio di nuove release di due prodotti portanti del paniere aziendale: Red Hat Open Source Linux 8 (RHEL 8) e Red Hat Openshift 4
“L’annuncio di una nuova release di RHEL ci rende sempre molto orgogliosi: è un fatto che avviene ogni 3-4 ogni e ed è frutto di un lavoro intenso dell’R&D – dice Edoardo Schepis, Presales Manager Red Hat Italia. Se nella release 7 è stata rilasciata la tecnologia container, che negli ultimi tre anni ha avuto un vero e proprio boom, con la release 8 si fa un passo ulteriore con l’introduzione della tecnologia Insight, un motore di ‘advisor’ inserito nel sistema operativo per avere in tempo reale un’analisi predittiva e del comportamento della macchina sia essa fisica, virtuale, cloud in grado di suggerire potenziali rischi, problemi di configurazione ed eventuali migliorie da apportare al sistema”. A ciò si aggiungono una serie di altre feature, tool e framework grafici per permettere agli sviluppatori e sistemisti di altri ambienti operativi di avvicinarsi più facilmente all’utilizzo della piattaforma Linux. “La visione unica sposata da Red Hat mette al centro Red Hat Entprise Linux che garantisce l’uniformità all’interno di un parco infrastrutturale eterogeneo, aperto all’ecosistema per creare soluzioni a supporto di chi sviluppa per essere erogate su infrastrutture ibride”, spiega Schepis.

La release 4 di OpenShift – che integra la tecnologia derivante dall’acquisizione  CoreOS – permette invece di creare un ambiente di Platform as a service, una container platform in grado di sfruttare tutte le caratteristiche dei container, di Kubernates e dei tool a disposizione degli sviluppatori in ambienti agentless, hybrid e multi cloud: “Un’unica piattaforma che vive sopra un’infrastruttura eterogenea di cloud per avere visibilità maggiore, svincolata dalle piattaforme cloud sottostanti, evitando così rischi lock in”, dettaglia Schepis.
Annunci ascrivibili nella strategia di Red Hat su tre direttrici portanti: Completezza funzionale (portafoglio vario e completo, dal sistema operativo alla virtualizzazione al middleware passando da semplice application server a elementi di agile integration con progetti come Apache Kafka,…, automation con Ansible, SD storage, Api management, in logica di infrastrutture cloud,…); Apertura – supporto di altri elementi esterni e integrazione con elementi terze parti; Flessibilità, in termini di controllo del parco infrastrutturale e applicativo senza cadere nel vendor lock in. “Red Hat oggi offre un portafoglio sempre più completo ed esteso che dalle soluzioni infrastrutturali si spinge fino al middleware a e alla parte di automation e di inshight, il tutto consumabile in container o fuori dai container”, chiarisce Schepis.

L’operazione IBM e il rafforzamento con Microsoft
Prima ti ignorano, poi di deridono poi ti combattono. A Boston i Ceo delle più grandi società software del mondo come IBM e Microsoft sono saliti sul palco dell’evento: è la prova lampante che l’Open Source ha vinto”, rimarca una volta di più Anguilletti.
Se oggi il rafforzamento della partnership con Microsoft prevede il rilascio della piattaforma Microsoft Azure Red Hat OpenShift a disposizione sul public cloud Azure, gestita da Microsoft al fine di aumentare il numero di opzioni e scelte che i clienti possono avere, l’acquisizione di Red Hat da parte di Ibm è tutt’ora in corso.
La fattibilità dell’operazione, dopo la recente approvazione del Ministero di Giustizia americano, sta infatti aspettando il riscontro da parte dell’Unione Europea il prossimo 27 giugno.

“Durante il Summit abbiamo raccolto riscontri positivi da parte di  analisti, partner, clienti e sviluppatori rispetto a un’operazione che si traduce in Open Innovation diffusa: una sinergia che permetterà di sviluppare e distribuire tecnologie open source su una scala molto più vasta rispetto al passato”
, chiarisce Anguilletti. “Si tratta della più grande acquisizione della storia del software per un valore di 34 miliardi di dollari, con tutti i presupposti per creare un enorme valore per i clienti”. Anguilletti parla di una nuova realtà che combinerà al meglio le capacità delle due società: da una parte Red Hat, catalizzatore di innovazione dell’open source, che secondo gli accordi manterrà la propria indipendenza nella galassia Ibm,  dall’altra Ibm che si distingue per presenza sul mercato, capacità di scala e conoscenze dei processi end to end nei vari settori merceologici.  

Nuovo Logo: stessa promessa
E dopo 19 anni per la prima volta Red Hat ha deciso di cambiare il logo aziendale, mandando in pensione lo 'shadow man' e optando per il cappello rosso: un nuovo logo che riflette l’evoluzione di Red Hat, passata dall’essere un’azienda quasi sconosciuta ad essere il primo provider al mondo di soluzioni open source per gli ambienti ‘hybrid cloud’ enterprise, nato coinvolgendo i redhatters attraverso l’open decision framework.
Un modello collaborativo alla base dell’Organizzazione Aperta (Open Organization), raccontata in un libro dal Ceo Jim Whitehurst, che fa leva sul senso di community tipico dell’open source, non solo legato alle tecnologie ma anche al modo di lavorare, aperto, trasparente, inclusivo tipico dei redhatters, che l’azienda abilita anche presso i clienti.




L’Italia brilla
Una filiale quella italiana che anche nell’anno fiscale 2019 continua a brillare nel panorama mondiale, distinguendosi da sempre per performance al top. Una squadra vincente, su cui il vendor continua a investire in termine di numerica e competenze, che fa della verticalizzazione uno dei propri mantra specializzando i redhatters al fine di farli interloquire in modo coerente con clienti di quel determinato settore merceologico, accanto alla segmentazione del mercato a livello dimensionale in Strategic & Enterprise e Mid & Small Market per rispondere a esigenze spesso differenti di queste tipologie dimensionali di aziende.

A testimoniare la validità della soluzioni Red Hat in Italia numerosi i casi di successo, legati da un fil rouge comune: dare risposte al business veloci ed efficaci, time to market, mantenere il controllo infrastrutturale e continuare innovare: Agos, BPER, Nexi, Poste Italiane, Inail, Istat, TIM, Bosch, Snam, Siae e Coopservice: “Non un’innovazione fine a sé stessa, ma risponde a questi requisiti di business delle aziende. E in questi progetti Red Hat è stata riconosciuta dai clienti non solo come fornitore di tecnologie ma come fornitore di competenze”, concludono Anguilletti e Schepis.

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