GDPR, privacy e fatturazione elettronica: cosa sta succedendo

Il Garante privacy chiede chiarimenti all'Agenzia delle Entrate perché il sistema sottostante alla fatturazione elettronica tra privati non sarebbe sicuro. Ma il tempo per modificarlo è poco.

Autore: f.p.

Tutti pronti per la fatturazione elettronica ed ecco che, a poche settimane dalla sua entrata in vigore, qualcosa nel suo funzionamento rischia di doversi modificare. O forse di bloccarsi del tutto l'entrata in vigore delle e-fatture, perché da qui all'inizio dell'anno c'è poco tempo per apportare modifiche a tutto l'impianto di un sistema anche complesso che interessa milioni di professionisti e aziende.

Tutto parte da un avvertimento del Garante per la protezione dei dati personali (meglio noto come Garante privacy) alla Agenzia delle entrate: la fatturazione elettronica, così come è adesso, "presenta rilevanti criticità in ordine alla compatibilità con la normativa in materia di protezione dei dati personali". Le criticità segnalate dal Garante sono diverse, con quattro particolarmente importanti.

Nello schema di funzionamento della fatturazione elettronica tra privati, l’Agenzia delle Entrate riceve una fattura emessa, la consegna a chi di dovere attraverso il Sistema di Interscambio (SDI) e la archivia anche a fini di controllo. Però archivia tutta la fattura e non solo i dati obbligatori a fini fiscali, quindi gestisce una quantità di informazioni eccessiva rispetto al suo ruolo.

Avranno accesso a una enorme quantità di informazioni anche gli intermediari scelti dai contribuenti per la trasmissione, la ricezione e la conservazione delle fatture. Quelli che opereranno con molte imprese e molti professionisti accentreranno - spiega il Garante - "enormi masse di dati personali" con un aumento dei rischi per la sicurezza delle informazioni e relativi ad usi impropri dei dati.


L'Agenzia delle entrate mette a disposizione sul proprio portale, senza una richiesta dei consumatori, tutte le fatture in formato digitale. Questo anche per chi vuole comunque continuare a ricevere la fattura cartacea o digitale direttamente dal fornitore.

La trasmissione via SDI e la conservazione dei dati hanno punti deboli in quanto a sicurezza. In particolare la fattura elettronica non viene cifrata e questo rappresenta un rischio quando viene trasmessa attraverso canali a priori non sicuri, come la PEC.

Fatturazione elettronica: adesso è tardi

L'avvertimento del Garante è frutto del GDPR: la normativa europea dà infatti al Garante un "potere correttivo di avvertimento" che stavolta ha esercitato. E la segnalazione non è certo da sottovalutare, perché parlare - come è stato fatto - di "sproporzionata raccolta di informazioni e rischi di usi impropri da parte di terzi" di questi tempi non mette tranquillo nessuno.

Infatti il Garante afferma che l'avvertimento è stato "un provvedimento adottato anche a seguito di alcuni reclami", anche se di chi e per cosa non è dato sapere. Certo la situazione non è distesa tra Garante e Agenzia delle Entrate: come funziona la fatturazione elettronica tra privati lo sappiamo da mesi, per alcuni beni e servizi è già in vigore e soprattutto lo è da tempo per le fatture verso la Pubblica Amministrazione. Il Garante, insomma, di tempo per pronunciarsi ne ha avuto.


Tra le righe si potrebbe leggere che il Garante è intervenuto come atto dovuto, proprio a seguito di reclami (anche questi un po' tardivi però). Fatto sta che l'Agenzia deve dare una sua risposta ufficiale e spiegare se e come intende contenere i problemi segnalati dal Garante, problemi che effettivamente sussistono e che a questo punto non possono essere ignorati.

Ma come accennato il tempo è poco, quindi sembra difficile che l'Agenzia riesca in poche settimane a risolvere i dubbi del Garante privacy e delle altre parti potenzialmente coinvolte. Dati precedenti, la maniera più semplice per risolvere il problema sarebbe rimandare l'entrata in vigore della fatturazione elettronica tra privati. Un brutto colpo per la digitalizzazione delle imprese italiane.

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