Fujitsu: nel settore retail, l’Italia è sopra la media mondiale nei progetti di digital trasformation

Un sondaggio condotto su quasi 200 retailer di tutto il mondo, Italia compresa, rivela che nel nostro Paese due terzi degli intervistati dice di aver ottenuto risultati concreti

Autore: Redazione ImpresaCity

La trasformazione digitale del settore retail si trova a un punto piuttosto avanzato e l’Italia non fa eccezione. Ma se a livello globale, secondo i dati emersi da una ricerca Fujitsu, il settore fatica a dichiarare di aver concluso con successo i progetti, nel nostro Paese il trend è decisamente più positivo, con due terzi (circa il 65%) degli intervistati che parla di risultati concreti

La ricerca di Fujitsu, dal titolo The Digital Transformation PACT, è stata effettuata con la partecipazione di circa 190 manager appartenenti al settore retai,l nell’ambito di un più ampio studio che ha raccolto le percezioni di oltre 1600 executive riguardanti i quattro elementi strategici necessari a una trasformazione digitale di successo: Persone, Azioni, Collaborazione e Tecnologia (PACT).  

Nonostante i risultati incoraggianti, la ricerca fa emergere che, anche in Italia, il timore di sbagliare rappresenta un serio ostacolo per i retailer impegnati nella trasformazione digitale (76%) e che anche nel nostro Paese si registrano un buon numero di progetti falliti, con perdite economiche importanti. Più in particolare, quasi il 18% degli intervistati ha dichiarato di aver sperimentato, negli ultimi due anni, almeno un progetto di digitalizzazione non andato a buon fine, per un costo compreso tra i 25.000 e i 50.000 euro. Inoltre, quasi un quarto (23,5%) dei retailer del nostro Paese ha confermato di aver annullato progetti digitali; di questi, la metà ha dichiarato di aver subito una perdita compresa tra i 50.000 e i 100.000 euro. 

Va però notato che il 30% circa dei retailer italiani si aspetta che i progetti di digitalizzazione producano un ritorno finanziario e vantaggi operativi nel breve periodo: qui le risposte si dividono equamente tra chi individua come orizzonte temporale massimo i due anni e chi i quattro. A supporto di queste prospettive ottimistiche, la maggioranza, cioè il 65%, mentre è ben l’86% a livello globale, è fiduciosa che all’interno della propria organizzazione vi sia una cultura di innovazione.  

In Italia, il 41% dei retailer ha la convinzione che i fattori più importanti per poter concretizzare le proprie strategie digitali siano la possibilità di far crescere le competenze all’interno della propria organizzazione (la categoria “persone” della ricerca) e, per il 18%, le tecnologie. A livello globale, il campione che appartiene al settore retail ha invece individuato nei processi e azioni (la categoria “azioni” della trasformazione) il primo elemento (34%), seguiti dalle persone (24%). 

Infine, le tecnologie: per il campione italiano, nei prossimi dieci anni, le tecnologie ritenute più importanti per il successo della propria azienda – se si considerano il fatturato, la profittabilità e il taglio dei costi legati alle operation – sono, nell’ordine, il cloud computing, i big data analytics e l’Intelligenza Artificiale. Se invece si chiede al campione di prendere in considerazione, come parametro di successo, una crescita della società in termini di competenze interne e il miglioramento dei processi, le tecnologie indicate come prioritarie sono senza dubbio l’Intelligenza Artificiale, i sistemi di cyberseurity e i big data analytics.

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