A&T 2018: da Torino il polso dell'innovazione digitale italiana

Passare da Industria 4.0 a Impresa 4.0 non è banale ma i segnali positivi sullo sviluppo delle imprese italiane cominciano a vedersi. Ora è importante mantenere lo slancio iniziale e focalizzarlo meglio.

Autore: Francesco Pignatelli

Il passaggio dal piano Industria 4.0 alla sua evoluzione Impresa 4.0 non è solo una questione di denominazione. Cambiando il "titolo" del pacchetto di stimoli agli investimenti si è voluto anche indicare chiaramente che questi non devono toccare solo i processi produttivi - sui quali era giusto e logico concentrarsi in una prima fase - ma devono estendersi a quello che c'è prima e dopo, dalla progettazione alla logistica, e anche ad aspetti collaterali ma critici, come la formazione. In questa fase di transizione ed espansione A&T, la Fiera internazionale dedicata a Impresa 4.0 che si tiene all'Oval Lingotto di Torino, ha scelto un taglio particolarmente concreto proprio per mostrare come i benefici delle tecnologie siano tangibili per le imprese di tutti i settori, anche a breve termine.

In questo senso la manifestazione ha puntato su un elemento chiave - l'inclusione - che ha un collegamento solo indiretto con la tecnologia. L'idea di fondo - ha spiegato Luciano Malgaroli, Amministratore Delegato della Fiera A&T – è stata quella di "rispondere in modo inclusivo e pratico alle esigenze delle piccole e medie imprese italiane, proponendo le ultime innovazioni su qualità, misurazione, robotica e tecnologie produttive, affiancate da proposte formative e presentazioni di casi di successo significativi, cercando di privilegiare il tailor-made allo standard, che sappiamo oggi essere una discriminante importante in termini di competitività".

Appare infatti sempre più importante che le imprese italiane cerchino ciascuna una propria strada verso il modello Impresa 4.0 e verso la trasformazione generale nel suo complesso. Le tecnologie consentono di creare applicazioni a macchia di leopardo innovando digitalmente i processi che ha senso cambiare e ignorando il resto. Procedere gradualmente permette tra l'altro di ottimizzare gli investimenti, imparare a usare i nuovi strumenti e in particolare iniziare a comprendere pienamente il valore dei molti dati che, tipicamente, si ricavano con i processi di digitalizzazione.


Il 2017 si è chiuso con molti segnali positivi sul recepimento del Piano Calenda da parte delle imprese. Secondo i dati Unioncamere raccolti nello scorso autunno gli investimenti fissi lordi delle imprese sono aumentati dell’11 percento e la spesa in innovazione ha riguardato prevalentemente la produzione (87 percento di citazioni) ma anche la logistica (18 percento) e la ricerca e sviluppo (15 percento). Si fa importante notare che le aziende puntano sull'uso del Piano Calenda per avere a breve termine soprattutto una riduzione dei costi di produzione (80 percento di citazioni) ma più a lungo termine - dopo cinque anni - per avere un aumento dei profitti (40 percento). Questo è un elemento positivo perché indica che le aziende oggi danno alle nuove tecnologie un valore concreto e non solo "di tendenza".

L'inclusione a cui A&T ha voluto dare rilevanza indica proprio l'apertura di questa opportunità: le aziende possono rafforzarsi grazie alla Digital Transformation e a nuovi ecosistemi locali e nazionali entro cui ideare e sviluppare la propria innovazione. A questo servono i Competence Center e i Digital Innovation Hub che il Piano Calenda stesso prevede. Ma come ha sottolineato il Sindaco di Torino, Chiara Appendino, questa possibilità è anche un treno "che non possiamo permetterci di perdere". Le aziende non possono ignorare la trasformazione digitale nel prossimo futuro, il compito delle istituzioni - ha evidenziato il Sindaco - è fare sistema per agevolarle sul loro cammino.

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