Dal 1958 a oggi, sempre e comunque Information Technology

A distanza di più di cinquant’anni Information Technology è ancora la definizione che meglio riassume tutto quanto di nuovo si è affacciato sul mercato nel corso di questi decenni

Autore: Piero Macrì

Big Data, Cloud e Mobile Computing, Internet of Things, Intelligenza Artificiale, Machine Learning. Sono le tendenze che si sono affermate nel corso di questi dieci anni nell’ambito dell’Information Technology. Un termine, quest’ultimo, che appare superato, ma che di fatto rimane ancora, a distanza di più di cinquant’anni, la definizione che meglio riassume tutto quanto di nuovo si è affacciato sul mercato nel corso di questi decenni.

Information Technology indica (citazione wikipedia) "l'utilizzo di elaboratori e attrezzature di telecomunicazioni per memorizzare, recuperare, trasmettere e manipolare dati, spesso nel contesto di un'attività commerciale o di un'altra attività economica". Si è sempre alla disperata ricerca di un termine che possa descrivere quello con cui oggi ci confrontiamo. Di fatto, analizzando quanto avvenuto in tutti questi anni, possiamo affermare che, "cambia il contesto, ma la sostanza rimane la stessa".

La definizione Information Technology fu utilizzata per la prima volta nel 1958 in un articolo (qui la versione originale) a firma di Harold J. Leavitt (nella foto) e Thomas L. Whisler che uscì sull’Harvard Business Review. "The new technology – si affermava nell'articolo - does not yet have a single established name. We shall call it information technology (IT)". Geniale. Sono passati 59 anni e ci ritroviamo a utilizzare un termine che più attuale non potrebbe essere: tecnologia dell’informazione, dove i dati sono la materia grezza del processo di produzione. Big Data, Cloud e Mobile Computing, Internet of Things, Intelligenza Artificiale, Machine Learning sono solo innovazioni ed evoluzioni di uno stesso processo iniziato nel secolo scorso.

Rileggendo l’articolo di Harold J. Leavitt e Thomas L. Whisler c’è un passaggio che lascia riflettere: “We believe that information technology will spread rapidly. One important reason for expecting fast changes in current practices is that information technology will make centralization much easier. By permitting more information to be organized more simply and processed more rapidly it will, in effect, extend the thinking range of individuals. It will allow the top level of management intelligently to categorize, digest, and act on a wider range of problems. Moreover, by quantifying more information it will extend top management’s control over the decision processes of subordinates.”  Un’affermazione che, traslata nel nuovo millennio dell’era digitale, non potrebbe essere più attuale. Si pensi a quello che è oggi il cloud computiing, in termini di centralizzazione dei dati o all’analisi dei dati in termini di supporto decisionale o autonomia decisionale.

Non solo, per Leavitt e Whisler  la ragione principale nell'utilizzo dell'Information Technology era posta in questi termini: "The most compelling reason of all is the pressure on management to cope with increasingly complicated engineering, logistics, and marketing problems. The temporal distance between the discovery of new knowledge and its practical application has been shrinking rapidly, perhaps at a geometric rate. The pressure to reorganize in order to deal with the complicating, speeding world should become very great in the next decade. Improvisations and “adjustments” within present organizational frameworks are likely to prove quite inadequate; radical rethinking of organizational ideas is to be expected".

Un’analisi, quella riportata nel passaggio di cui sopra, che potrebbe essere scritta più o meno negli stessi termini oggi 17 novembre 2017. Che dire? Grazie Harold J. Leavitt, grazie Thomas L. Whisler. Big Data, Cloud e Mobile Computing, Internet of Things, Intelligenza Artificiale, Machine Learning sono e rimangono ancora solo delle subordinate dell’Information Technology.

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