Imprese: 31mila in meno tra gennaio e marzo

Saldo peggiore dal 2004. Frenata più forte tra le imprese del Nord-Est, dell’artigianato e delle costruzioni.

Autore: Redazione ImpresaCity

Era andata meglio persino nel primo trimestre dell’annus horribilis della crisi, il 2009, quando il bilancio tra aperture e chiusure di imprese era stato negativo per poco più di 30mila unità.
Con un saldo di -31.351 unità, i primi tre mesi del 2013 rappresentano peggior primo trimestre rilevato all’anagrafe delle imprese dal lontano 2004.
A determinare il record negativo sono stati un’ulteriore diminuzione delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo del 2012 (118.618 contro 120.278) e un ancor più sensibile balzo in avanti delle cessazioni (149.696 contro 146.368). Conseguentemente, il tasso negativo di crescita del trimestre (pari a -0,51%) risulta il peggiore dell’ultimo decennio.
A pagare il prezzo più caro sono stati, ancora una volta, gli artigiani: le 21.185 imprese artigiane che tra gennaio e marzo sono mancate all’appello rappresentano, infatti, oltre due terzi (il 67,6%) del saldo negativo complessivo del trimestre. Rispetto al primo trimestre del 2012 - quando il bilancio del comparto (-15mila imprese) aveva eguagliato in negativo quello pessimo del 2009 - il saldo dei primi tre mesi del 2013 segnala dunque un peggioramento di quasi il 40%.
In termini percentuali, la riduzione della base imprenditoriale artigiana è stata pari all’1,47% con una forte accelerazione rispetto al già negativo risultato del 2012 (-1,04%). Complessivamente, a livello territoriale la battuta d’arresto più forte in termini relativi si registra nel Nord-Est dove lo stock di imprese arretra dello 0,7% (-8.350 imprese).
Tra gli artigiani, invece, le perdite più sensibili si registrano nelle regioni del Centro (-1,62% il tasso di crescita negativo, corrispondente a 4.689 imprese in meno nel trimestre).
Tra i settori (escludendo l’agricoltura), in termini relativi spiccano i bilanci negativi delle costruzioni (-1,4% corrispondente a 12.507 imprese in meno, quasi tutte artigiane), delle attività manifatturiere (-0,88% pari a 5.342 imprese in meno) e del commercio (-0,59% che in valore assoluto corrisponde ad un saldo di -9.151 unità).  
Questi i dati di sintesi più significativi diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale sulla natalità e mortalità  delle imprese condotta da InfoCamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane.  
“I numeri delle imprese che chiudono impongono all’attenzione di tutti l’urgenza di interventi concreti per la crescita e l’occupazione”. Questo il commento del presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, ai dati Movimprese di gennaio-marzo. “Lo stallo politico determinatosi a seguito dei risultati elettorali pesa. Mi auguro che subito dopo il passaggio dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, il Parlamento sia messo immediatamente in condizione di operare per approvare provvedimenti a sostegno dell’economia reale: per ridare credito alle imprese, per favorire l’assunzione delle migliaia di giovani in cerca di un’occupazione, per semplificare la vita a imprese e cittadini che non ce la fanno più a fare miracoli”.

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