Unioncamere, nel 2011 le imprese italiane scommettono sull'export e sulle reti

Due le direttrici principali per la crescita del Pil che emergono dal Rapporto Unioncamere 2011: export made in Italy e reti di imprese.

Autore: Redazione ImpresaCity

Lombardia e Veneto. Sono le due regioni che quest'anno tireranno la volata dell'export made in Italy, vero driver dello sviluppo nazionale.
Come mostra il Rapporto Unioncamere 2011, diffuso in occasione della 9ª Giornata dell'Economia, mentre la spesa delle famiglie, frenata da timori di ulteriori rialzi nei prezzi e da un recupero ancora modesto del reddito disponibile, dovrebbe crescere dell'1,0% (come nel 2010) e gli investimenti rallentare di circa 0,3 punti percentuali rispetto all'anno scorso, portandosi al +2,2%, l'export dovrebbe aumentare del 6,5%, consentendo così al nostro Paese di chiudere il 2011 con una crescita del Pil dell'1,1%.
Il Prodotto interno lordo dovrebbe registrare una variazione più consistente al Nord-Est e al Nord-Ovest (+1,4%, con Lombardia e Veneto a far da locomotiva ai primi posti della classifica) e decisamente meno significativa al Centro (+0,9%) e soprattutto al Mezzogiorno (+0,6%), con la Sardegna che dovrebbe chiudere l'anno con un modesto +0,3%.
A tirare la volata, con le variazioni più elevate delle esportazioni italiane, la chimica-farmaceutica e l'industria del metallo, mentre la meccanica fornirà il maggior contributo alla crescita complessiva delle vendite all'estero.
Sono questi i settori – soprattutto la meccanica – che hanno adottato negli ultimi anni un profilo organizzativo nuovo, in grado di abbattere l'eventuale "deficit" di dimensione, facendo massa critica all'estero ed elevando la capacità di innovazione: quello della rete.
Ben 13mila piccole e medie imprese manifatturiere con 20-499 dipendenti - struttura portante e nucleo solido dell'industria - appartengono oggi o sono in procinto di entrare in una delle diverse forme di rete d'impresa finalizzata alla progettazione di innovazioni, di forme di commercializzazione e di nuove strategie di mercato.
Ciò significa che la metà dei "capitani" delle aziende che meglio rappresentano il Made in Italy nel mondo hanno compreso che, per continuare ad alimentare la loro competitività, bisogna avere anche "massa critica" e che dalla collaborazione nascono nuove idee, l'innovazione accelera, ed i costi fissi si riducono.
"Sono 13mila le Pmi manifatturiere che stanno scommettendo sulle opportunità del gioco di squadra e fanno già parte o hanno intenzione di inserirsi all'interno di una rete", ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. "Ma perché le reti possano svilupparsi e raggiungere i mercati globali, c'è bisogno di favorire il loro raccordo con i centri di ricerca e con le università. Anche attraverso le reti si può disegnare un percorso di uscita del Mezzogiorno da quell'isolamento in cui continua, in gran parte, a restare ancora prigioniero. Un lavoro di raccordo, di supporto e di promozione che le Camere di commercio possono svolgere meglio di chiunque altro, perché su questo ruolo si costruisce la loro identità di rete delle reti".

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