Libici in UniCredit, la Procura di Roma apre un fascicolo

La procura di Roma ha avviato un'indagine sulla quota libica in Unicredit: i magistrati dovranno verificare se la Central Bank of Lybia e Libyan Investment Authority siano effettivamente due soggetti distinti.

Autore: Irene Canziani

La Procura di Roma ha avviato un'indagine sulla quota libica in Unicredit. Ricordiamo che la partecipazione della nazione africana ha recentemente raggiunto il 7% (cosa che violerebbe una norma dello statuto, per il quale non si può superare il 5%): la quota è però divisa in due tronconi diversi, uno posseduto dalla Central Bank of Lybia (banca centrale del paese), pari al 4,99%, e l'altro dalla Libyan Investment Authority (un fondo governativo), pari al 2,075%.
Ora, la Procura vuole vederci chiaro, ed ha aperto un fascicolo (senza indagati né ipotesi di reato) per verificare la correttezza dell'operazione.
I magistrati dovranno verificare se i due investitori, che fanno entrambi capo al colonnello Gheddafi, siano effettivamente due soggetti distinti, come affermato dalla Consob.
Sulla questione è intervenuto Elio Lannutti, capogruppo dell'Italia dei Valori in Commissione Finanze: "l'inchiesta aperta dalla Procura di Roma sulle quote libiche in UniCredit – ha affermato Lannutti - attesta definitivamente la conquista dell'istituto di credito da parte di Gheddafi: la banca sia trasparente e collabori nel chiarire quali interessi si celano dietro una scalata che sembra finalizzata ad arricchire uno Stato estero amico di amici".
"Gli investitori libici – ha proseguito - hanno accumulato quote fino al 7,58% senza alcuna delibera dell'assemblea come previsto dallo statuto: questa decisione, a quanto pare presa di nascosto dall'ex ad Alessandro Profumo, espone l'economia italiana all'influenza di uno Stato estero poco democratico e antioccidentale. È ora che le banche inizino a sostenere lo sviluppo e la ripresa economica favorendo l'accesso al credito per chi ne ha bisogno  invece che spalleggiare le speculazioni finanziarie di affaristi spregiudicati".

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