Blockbuster si arrende all'evidenza, il tempo del
videonoleggio con le modalità su cui il colosso ha fatto fortuna è finito.
Per questo motivo non sorprende la notizia del
ricorso di Blockbuster al Chapter 11, ossia la procedura di
bancarotta assistita. La documentazione presentata al
tribunale fallimentare, infatti, parla di debiti per
1,46 miliardi di dollari a fronte di risorse che valgono solo 1,02 miliardi.
La situazione, già preoccupante, era peggiorata ulteriormente ieri, con un
crollo delle azioni di Blockbuster del
28% a Wall Street.
A comunicare il ricorso al Chapter 11 è stata la società stessa, con una nota stampa: "Blockbuster ha raggiunto un accordo su un
piano di ricapitalizzazione e ha avviato le procedure del Chapter 11 per mettere in atto il piano. In base alla proposta per la ricapitalizzazione Blockbuster ridurrà sostanzialmente il proprio debito e migliorerà la propria condizione finanziaria".
Questo non significa che la celebre catena chiuderà: probabilmente i punti vendita diminuiranno e si assisterà, appunto, ad una
ricapitalizzazione. Con l'operazione strategica cambierà anche il modello di business legato a Blockbuster: la società, infatti, si baserà sulla distribuzione online di contenuti.
I motivi dietro a questo vero e proprio
terremoto per la società sono facilmente identificabili con il
cambiamento nelle abitudini dei consumatori: ad affossare Blockbuster sono stati i
nuovi servizi basati sul web, sullo
streaming e sulla consegna a domicilio. Un nome su tutti?
Netflix.
Blockbuster ha cercato di risollevarsi - tardivamente - offrendo un servizio di download di film in formato digitale: la novità, però, ha riscosso scarso successo e ha solo rimandato il
naufragio economico dell'azienda.
Ora il cammino della società texana è tutto in salita.