PA, Cimo chiede proroga sui certificati di malattia telematici

Riccardo Cassi, presidente nazionale di Cimo-Asmd, chiede una proroga sull'obbligo di invio telematico dei certificati di malattia da parte dei medici curanti: "le aziende sanitarie non sono ancora pronte".

Autore: Redazione ImpresaCity

Una proroga all'attuazione della norma sui certificati di malattia online che i medici dovranno spedire all'Inps: questa la richiesta avanzata nelle ultime ore da Riccardo Cassi, presidente nazionale di Cimo-Asmd (Coordinamento Italiano dei Medici Ospedalieri - Associazione Sindacale dei Medici Dirigenti).
La questione è semplice: la riforma Brunetta prevede che, in caso di assenza per malattia di un dipendente pubblico, il medico che lo assiste invii all'istituto previdenziale una copia digitale del certificato di malattia. Il sistema, attualmente in fase di collaudo, dovrebbe essere messo a pieno regime entro la metà di settembre.
Ma secondo Cassi, l'Italia non è ancora pronta a questo cambiamento: per questo, il presidente ha inviato una lettera aperta indirizzata allo stesso Brunetta, ma anche al ministro della salute Ferruccio Fazio, al coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni Luca Coletto, al presidente della Fnomceo Amedeo Bianco e alle altre organizzazioni sindacali del settore medico.
"Nonostante sia prossima la scadenza del periodi di collaudo - scrive Cassi - molte aziende sanitarie non hanno ancora approntato strumenti idonei a consentire l'invio telematico dei certificati di malattia da parte del medici dipendenti".
Per questo, la Cimo chiede di "prolungare la fase di prova, in quanto i medici che lavorano nelle strutture del Servizio sanitario possono adempiere alla normativa solo se la propria amministrazione li mette in grado di farlo".
Inoltre, la Cimo ''chiede di attivare il prima possibile un tavolo tecnico tra amministrazioni centrali, regionali, e organizzazioni sindacali della dirigenza medica e veterinaria" per affrontare le problematiche specifiche della categoria: tra queste, a titolo di esempio, il sovraffollamento dei Dea/Pronto Soccorso.
I medici italiani attendono ora una risposta dei ministri competenti.

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