Scaroni (Eni): la crisi a livello globale non esiste

Paolo Scaroni è intervenuto al "Cortina InConTra" toccando una varietà di temi: tra questi la crisi, la situazione di Fiat e il nucleare.

Autore: Redazione ImpresaCity

A livello globale, la crisi non esiste. Ne è convinto Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, che è intervenuto la settimana scorsa sul palco di "Cortina InConTra".
"Solo Usa ed Europa sono in crisi" ha affermato Scaroni, facendo notare come la Turchia, per esempio, stia "crescendo dell'8%".
In ogni caso, anche nei due continenti colpiti, la crisi "si sta attenuando, ne usciremo lentamente solo se saremo competitivi con quella parte di mondo che non è in crisi ritrovando la competitività persa".
E l'Italia? "Ce la stiamo cavando bene. Lo dobbiamo al governo che ha fatto le cose giuste, ma soprattutto non ha fatto quelle sbagliate. Altro tema è la scuola, non serve se non è competitiva. Abbiamo scoperto che al Sud regalano i voti, penalizzando gli studenti del Nord".
Ancora sul Sud e sulla Fiat: "Quello che condivido - aggiunge - è lo sforzo che sta facendo la Fiat per poter produrre in Italia e potrà produrre in Italia soltanto se in Meridione ci saranno quelle condizioni di competitività e presenza in fabbrica, di impegno sul lavoro che sono quelle minime per poter sfornare dei prodotti competitivi e su questo sono d'accordo con la Fiat dalla A alla Z".
Scaroni ha proseguito il suo intervento toccando il tema del nucleare: "va adorato perché ha emissioni zero. E' l'unica forma che conosciamo che non è intermittente e non genera emissioni. Chi si occupa di energia non può rinnegarlo".
L'ultima battuta dell'ad di Eni è stata sugli affari: "considero tutti i miei interlocutori, da Gheddafi a Chavez – ha affermato - tutti belli, bravi e buoni. Perché per me sono tutti clienti. Certo questi leader hanno peso e forza nei loro Paesi; magari non si adatterebbero alle nostre democrazie ma hanno tutti alle spalle storie straordinaria".
Tra tutti i 'clienti', il numero uno del cane a sei zampe afferma di considerare "la Libia come la pupilla del mio occhio, perché con questo stato abbiamo relazioni importanti. Pensiamo che in Libia investiremo 25 miliardi di dollari".

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