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Nel 2016 sale del 9,6% export verso il il Giappone, trainato dal food

Secondo uno studio di Confartigianato sono Basilicata, Emilia Romagna e Lombardia le regioni più esposte sul mercato giapponese.

Mercato e Lavoro
L’analisi dei dati dell’Istat sul commercio estero di Confartigianato (riassunti nello studio “Il trend del made in Italy nel Giappone nel 2016”) evidenzia che a fronte di un aumento delle esportazioni totale dell’Italia nel 2016 dell’1,1%, tra i principali mercati di riferimento del made in Italy il Giappone registra l’aumento maggiore dell’export, pari al +9,6%, davanti a Cina e Repubblica Ceca, entrambe in aumento del 6,4%, e Spagna in salita del 6,1%
L’aumento delle esportazioni italiane verso il Giappone ha beneficiato di un deprezzamento dell’euro rispetto allo yen del 10,2%. Da settembre del 2015 si rileva però una decelerazione del calo tendenziale del tasso di cambio yen/euro e l’ultimo dato di gennaio 2017 vede il tasso di cambio tornare sul valore che aveva a maggio 2016.
Focalizzando l’analisi sulle esportazioni degli otto principali settori – in cui la quota di occupazione nelle piccole imprese è del 49,9%, pari a 935.597 addetti  e che rappresentano l’86,6% dell’export verso il Giappone – si  osserva il maggior aumento del made in Italy per Prodotti alimentari, bevande e tabacco (il 15,3% del made in Italy in Giappone) che cresce del 18,1%, seguito da Mezzi di trasporto (il 17,9% dell’export) in aumento del 16,8%, Chimica (il 6,7% dell’export) in aumento del 12,3%, Articoli in pelle (l’11,4% dell’export) in aumento del 10,6%, Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (il 7,5% dell’export) in aumento dell’8,6%, Abbigliamento (il 14,1% dell’export) in aumento del 7,5%, Macchinari e apparecchi n.c.a. (l’8,6% dell’export) in aumento del 5,9%. Stazionarie (-0,5%) le Altre attività manifatturiere (5,1% dell’export).
Nel 2016 le esportazioni manifatturiere verso il Giappone incidono per lo 0,40% del valore aggiunto italiano.
L’analisi per territorio del grado di esposizione sul mercato giapponese – valutata come incidenza percentuale delle esportazioni manifatturiere sul valore aggiunto del territorio disponibile al 2014 – è la Basilicata, con una incidenza più che doppia rispetto alla media (0,93%); seguono con valori superiori alla media Emilia-Romagna (0,69%), Lombardia (0,60%), Piemonte (0,55%), Toscana (0,54%), Puglia (0,44%) e Veneto (0,42%).In ventotto province l’incidenza dell’export verso il Giappone sul valore aggiunto è superiore o uguale alla media nazionale ed in particolare si supera il punto percentuale a Foggia (1,74%), Biella (1,48%), Potenza (1,32%), Modena (1,22%), Brindisi (1,07%), Alessandria (1,06%) e Vercelli (1,03%).
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